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Bassa vercellese

La sopravvivenza del Coser: voci sullo scioglimento dell’Unione, ma per ora resiste

I sindaci di Caresana e Motta ammettono: «Ci sono serie difficoltà»

Le voci, da qualche giorno, sono insistenti e pressanti: l’Unione Coser è prossima allo scioglimento. Una doverosa premessa: l’Unione Coser Bassa Vercellese si è costituita il 21 dicembre 2000 tra i Comuni di Caresana, Costanzana, Motta de’ Conti, Pertengo, Pezzana e Stroppiana (oltre 5mila abitanti su una superficie di 100 kmq) con il compito di promuovere l’integrazione dell’azione amministrativa tra i Comuni e garantire un coordinamento delle politiche di programma e sviluppo del territorio e migliorando la qualità dei servizi erogati ai cittadini.

Da noi interpellato, il vicepresidente dell’Unione Coser Claudio Tambornino (nonché sindaco di Caresana) esclude, ad oggi, lo scioglimento: «Non c’è alcuna intenzione reale a sciogliere l’unione considerato come la nostra sia strutturata e incardinata sempre più in ogni Comune».

Detto ciò, il primo cittadino caresanese non nasconde le reali criticità (la riduzione dei trasferimenti statali, in primis, ma anche la «situazione critica di due Comuni su sei» e la drastica riduzione del personale): in una relazione inviata alla Regione Piemonte, il vicepresidente Tambornino ha spiegato che «la situazione generale dell’Unione è messa, oggi, in seria difficoltà da una serie di fattori intercorsi nell’ultimo quinquennio con particolare riferimento alla forte riduzione dei trasferimenti in capo all’Unione da parte della Regione Piemonte, ai mancati trasferimenti da parte della Stato ai singoli Comuni e ai vincoli normativi finanziari estesi oggi anche ai Comuni con popolazione inferiori ai 1000 abitanti (di cui tre componenti l’Unione)».

Insomma, per il primo cittadino di Caresana e vicepresidente Coser, «l’attuale situazione dell’Unione denota un’impossibilità a garantire i servizi efficaci e di qualità che dovrebbero essere la base della buona amministrazione. L’impegno profuso dai sindaci e dai rispettivi Consigli comunali, stante la carenza di risorse, non può essere la soluzione ai problemi».

Per questo, la conclusione che se ne deve trarre è che «occorre avere la possibilità di avere più risorse disponibili per gli Enti (e non tagli) per implementare il numero del personale ed avere la garanzia del prosieguo della nostra Unione ed evitare che la stessa naufraghi come stanno pensando alcuni amministratori».

Sostanzialmente concorde con il collega di Caresana è anche il sindaco di Motta de’ Conti Emanuela Quirci: «Prima di sciogliere è bene valutare le conseguenze - afferma il primo cittadino mottese - certo è che i problemi ci sono, soprattutto in relazione al fatto che i Comuni pagano l’Unione (Motta, ad esempio, paga 115mila euro all’anno, ndr), senza riuscire ad avere i servizi, nemmeno quelli basilari...».


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Veronica Spinoglio

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