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  • 22 dicembre 2023
  • Vignale Monferrato

Proposta

Grignolino “Vignale”: l’evoluzione del brand

Discussa dal Consorzio di tutela vini Colline del Monferrato

Sarà “Vignale” la nuova sottozona del Grignolino del Monferrato Casalese doc? Dopo un anno e mezzo di interlocuzioni e lunghe sedute consiliari, il Consiglio di Amministrazione del Consorzio di tutela vini Colline del Monferrato Casalese ha deliberato in tal senso, con l’auspicio che la proposta potrà incontrare il favore degli associati, alla prossima assemblea consortile (febbraio 2024) per poter, finalmente, legare indissolubilmente la denominazione al territorio.

«I tempi sono maturi per intraprendere questo nuovo percorso che, al pari dei grandi territori enoici italiani e francesi, attraverso il Grignolino, conferirà la giusta notorietà al Monferrato, già protagonista di grandi fasti e gloriosa storia» ha apprezzato il produttore Ermanno Accornero, in occasione del recente incontro svoltosi a Cella Monte, per iniziativa di un gruppo di produttori locali incentrati su infernot. «Oggi più che mai, il Monferrato è pronto a saltare l’ostacolo e a cambiare passo, per riscattarsi grazie al grande lavoro di tanti vigneron che, nel Grignolino, hanno creduto, lo hanno amato e lo hanno nobilitato riconoscendolo autorevole bandiera del Monferrato Casalese».

Rinomanza territoriale,

La proposta del nome “Vignale” era stata avanzata nel 2022 da alcuni produttori di Grignolino, nell’ottica di un’evoluzione del brand, che tendesse alla rinomanza territoriale, così come vuole la vincente consuetudine in ambito vitivinicolo. 

Lo stesso Walter Massa, ospite dell’incontro, aveva ricordato che «i cugini francesi, una volta fuori dal vivaista dimenticano il nome del vitigno e iniziano a parlare di territorio; infatti, non è l’uva conferire notorietà al vino, ma il suo territorio. La genetica è importante e, noi, la onoriamo e la rispettiamo, ma è il territorio che dobbiamo comunicare. Vince chi punta sulla geografia del vino».

«Tra gli altri - aveva aggiunto il past president del Consorzio Gigi Ronchetti - il Testo Unico del Vino (2016, aggiornato 2020), all’articolo 29, precisa che solo le denominazioni di origine possono prevedere le sottozone, considerato il ruolo di tutela, promozione e valorizzazione delle DOP/IGP dei vini attribuito dal Ministero (MIPAF) ai Consorzi, ne consegue che qualsivoglia proposta di intervento/modifica a carico della denominazione tutelata sia oggetto specifico dell’attività istituzionale del relativo Consorzio (ne sono esempio la Barbera “Nizza”, il Moscato “Canelli”, il Cortese “Gavi”, il Nebbiolo “Gattinara” ecc.)«.

La proposta era così stata recepita dal Consiglio di Amministrazione che, valutata la sussistenza dei requisiti previsti dalla normativa di riferimento (rappresentatività, documentata affinità storico-geologica, contiguità, documentazione storica, tra cui, spiccano etichette ottocentesche di “Vignale” riferite al Grignolino), lo scorso novembre l’aveva deliberata all’unanimità.

Una sottozona “Casale”?

«Ben vengano l’entusiasmo e la voglia di fare di giovani, o meno giovani, produttori di vino che credono nel valore enoturistico del Monferrato casalese - è stato concluso, - ma è doveroso procedere con le necessarie competenze e secondo le modalità istituzionali previste, onde evitare di ingenerare confusione, improprie aspettative e controproducenti perdite di tempo».

Parlando di territorio, infine, Accornero ha ricordato che il Consorzio sta lavorando anche sulla Barbera del Monferrato Superiore docg che, alla luce delle recenti discussioni, meriterebbe anch’essa di ottenere la meritata “promozione”. Una sottozona che, potenzialmente, potrebbe essere: “Casale”.


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Valentino Veglio

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