Startup e innovazione sociale, quale lavoro per i giovani?
di Chiara Cane
Startup e innovazione sociale, quale lavoro per i giovani? Questo il titolo dell’ultimo incontro promosso giovedì scorso, presso il Seminario di cittadino, dall’Unità Cristina Imprenditori Dirigenti di Casale Monferrato, in collaborazione con la Diocesi Pastorale dei Problemi Sociali e del Lavoro e con il patrocinio della città di Casale. Relatore l’economista prorettore dell’Università IULM di Milano Angelo Miglietta, con i contributi di due giovani startupper del casalese, del vicesindaco Cristina Fava e di Claudio Debetto con introduzione del presidente Luigi Icardi e conclusioni di don Antonio Gennaro.
“Occorre una rivoluzione copernicana” ha esordito il relatore richiamando all’attenzione la necessità di un vero e proprio ribaltamento dei sistemi concettuali predominanti, che caratterizzano l’economia del welfare. “Bisogna iniziare a passare dalla logica dell’erogazione dei servizi, a quella del sostegno alla produzione degli stessi, consentendo al cittadino di scegliere liberamente dove rivolgersi”. Il modello di welfare a cui siamo stati educati a partire dal XIX secolo, pare dunque non stare più in piedi: “è necessario dare più spazio alla libertà di azione” ha proseguito Miglietta “stimolando un’attività di iniziative che parta dal basso, dal servizio sociale; un nuovo modo per creare occupazione duratura in quanto legata alle persone del territorio”.
Vincoli di bilancio e costi elevati inoltre, non consentono più di mantenere il livello dei servizi, adeguato allo standard occidentale. “La scuola pubblica” per esempio “costa tantissimo e, malgrado ciò, si assiste ad un declino e degrado, mentre alcune università e scuole private producono servizi di qualità superiore a costi minori”. E’ stata così richiamata “la mano invisibile” del filosofo economista scozzese Adam Smith, per sottolineare come uno scambio in libertà, risulti quel plus che fa la differenza.
Potrebbero essere i voucher (buoni di lavoro), secondo Miglietta, lo strumento per gestire il cambiamento: non più un’erogazione diretta dei servizi da parte dello Stato, ma l’emissione di voucher da rilasciare al cittadino affinchè li spenda liberamente, contribuendo a far crescere il pil della propria regione e, così, del Paese.
Tra i diversi i settori definiti dalla legge che regola le imprese sociali, come l’assistenza sociale, sanitaria e socio sanitaria, educazione e istruzione, formazione universitaria ed extrascolastica, turismo sociale e servizi strumentali alle imprese sociali, sono la tutela ambientale e dei beni culturali quelli prescelti dai giovani per le startup ad innovazione sociale. L’imprenditorialità innovativa trova campo d’azione negli spazi che non esistono o che sono passibili di miglioramento, là dove nuovi bisogni creano nuovi mercati spingendo l’uomo a ridisegnarsi. Di resilienza ha parlato il formatore Simone Porta. Sono stati ben 2000 gli startupper che si sono inseriti nelle imprese innovative nell’ultimo anno, capaci di produrre risulati in breve tempo. Ma come nasce una startup? Si creano gruppi di persone, si pensa ad un’idea che risponda a determinati requisiti e si cerca di farla partire. In genere gli startupper sono studenti universitari.
Due le testimonianze di startup portate alla serata, quelle di Miriam Manassero e Cristina Costanzo, entrambe casalesi, con i loro progetti “ALva, street food” e “Bringme”.
“ALva” è un progetto nato nel 2013, un quadriciclo pesante che funziona con batterie a 28 volt e viaggia a 40 km/h con una cella frigorifera alimentata da pannello fotovoltaico, il tutto ad impatto zero, per la distribuzione di gelati nei parchi e nei giardini delle città. I primi veicoli sono stati venduti in Italia lo scorso anno. Il punto di forza? “Innovazione sociale, impatto zero ed ecosostenibilità” ha dichiarato Miriam “un modo semplice per consentire anche ai giovani di fare impesa”. Com’è nata l’idea? “Casale è una realtà piena di giacenze tecnologiche ed è presente un ecosistema di startup e di professionisti. Dall’idea si è passati al business plan ed alla realizzazione della stessa. Quattro i brevetti già depositati”.
“Bringme, jojob” è invece l’idea di Cristina, la quale ha sfruttato le opportunità del web per sviluppare il suo progetto: creare servizi mirati alla condivisione dell’auto per recarsi al lavoro, il carpooling per i lavoratori. Attraverso il sito web dedicato è possibile trovare colleghi della stessa azienda o di aziende vicine, per organizzarsi e viaggiare insieme abbattendo le emissioni in atmosfera di Co2; tramite una up è poi possibile certificare i propri viaggi, ovvero ore e riduzione degli agenti inquinanti. Dati che cumulano punti spendibili per pasti o per l’utilizzo di skypass sulle piste di Adamello. Qual è stato fin’ora l’interesse? “Al momento ci stiamo interfacciando con 25 multinazionali e ci stiamo aprendo anche ai Comuni”.
Insomma un nuovo modo per aiutare persone e ambiente. I giovani hanno dunque molte idee, alcune delle quali da correggere ed adattare, ma spesso interessanti ed innovative. Lo scoglio maggiore potrebbe essere quello del reperimento dei fondi, specialmente quando le startup sono meno sociali e più tecnologiche come quella di Miriam, la quale ha dovuto ricorrere alla disponibilità della famiglia per realizzare il suo progetto. Su questo punto è intervenuta il vicesindaco Fava, “spesso si registra una certa ritrosia nell’accedere a fondi. Sul sito del Comune abbiamo inserito alcuni link interessanti per accedere ai fondi messi a disposizione dal microcredito, dagli Istituti di Credito oltre che da bandi europei. Occorre tuttavia un’educazione in tale direzione”. “Servono incubatori e acceleratori di impresa oltre ai finanziamenti” ha aggiunto Icardi. A Casale è attivo da 3 anni uno sportello dedicato, dov’è possibile avviare pratiche per il microcredito. “E’ una sede periferica della Fondazione don Mario Operti di Torino” ha precisato Claudio Debetto. Come funziona? “La Regione propone fondi di garanzia disponibili presso le banche convenzionate che aderiscono; le nuove imprese con non più di 12 mesi dalla data di costituzione e composte da soggetti non bancabili possono farne richiesta”. Di che cifre si parla? “Dai 3 ai 25 mila euro da restituire in 6 anni ad un tasso di interesse decisamente basso: spread al 2% e IRS 0,20%. A Casale abbiamo già tenuto 113 colloqui e ricevuto 20 domande, di cui 10 fin’ora accolte dalla Regione”.
In chiusura il monito del relatore è stato: “è necessario essere una società aperta che sa far rete per creare sviluppo e crescita”.
“Fare impresa sociale ha in se’ anche valori anche etici, morali e religiosi” ha apprezzato don Gennario, soddisfatto per la preziosa occasione occasione elevante, propositiva e arricchente offerta dalla serata.