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  • 06 aprile 2021
  • Casale Monferrato

Superiori ancora in DaD

Dal 7 aprile riapertura delle scuole anche in zona rossa

Il rientro degli alunni fino alla prima media

Lo striscione affisso alla scuola di Pontestura

Tra le novità più salienti del nuovo Decreto Draghi è prevista, dal 7 aprile prossimo, la riapertura delle scuole anche in zona rossa, ma limitatamente a quelle dell’infanzia, primaria e alle prime classi della secondaria di Primo Grado. 

A differenza dei DPCM precedenti, tale disposizione (per il primo periodo fino al 30 aprile) non potrà essere derogata da provvedimenti in capo ai Presidenti delle Regioni. 

Dalla classe seconda della scuola secondaria di primo grado alla classe quinta della secondaria di secondo grado, invece, le modalità varieranno a seconda della zona: in quella “rossa”, la didattica sarà esclusivamente a distanza; in quelle “arancione” e “gialla”, anche per le classi seconde e terze della secondaria di primo grado la didattica tornerà in presenza, mentre per le superiori sono previste forme flessibili, affinché sia garantita l’attività didattica in presenza per almeno il 50% degli studenti, fino a un massimo del 75%. Questo è quanto di meglio è riuscito a stabilire il Governo Draghi, cercando di trovare il giusto compromesso tra l’ancora elevato rischio epidemiologico e l’esigenza lavorativa dei genitori, facendo, altresì, convergere rigoristi e aperturisti.

Ma, tra dibattiti e mediazioni, c’è un mondo, sempre meno silente, che sta per esplodere, con ripercussioni previste anche nel medio-lungo termine. Da tempo sono note e preoccupanti le evidenze scientifiche risultanti dai programmi di monitoraggio e dalle indagini universitarie svolte per rilevare l’impatto psicologico e comportale che l’isolamento forzato ha prodotto, e sta producendo, su bambini e ragazzi. Si parla di disagio, di insofferenza e, ancor più grave, dell’insorgenza e/o dell’acuirsi, tra gli altri, dei casi psichici, di autolesionismo, di irritabilità e di regressione comportamentale.

“A scuola vogliam tornare perché la Dad ci fa star male!”. C’è tutto, in questo urlo soffocato appeso ai cancelli di scuola. Non serve altro. Sono chiari, inequivocabili, palesati e allarmanti i messaggi che si moltiplicano su striscioni, cartelloni e social, ma anche quelli disegnati e raccontati oppure, ancor peggio, taciuti e repressi.

«L’improrogabile necessità di confinare i cittadini, per abbassare il numero dei contagi, ha messo alla prova le capacità di adattamento, non solo per la limitazione della libertà personale e per la necessità di riorganizzare la routine domestica, ma anche per la quantità di informazioni (talora contrastanti) che sono state divulgate, rendendo il momento storico particolarmente critico e pervasivo della vita sociale ed emotiva» riporta lo studio del Gaslini di Genova. 

«Per molti soggetti con pre-esistenti difficoltà adattive, la condizione di confinamento è risultata un fattore stressogeno, per la perdita di consuetudini, ritmi e mansioni che mitigavano o compensavano alcuni disagi latenti. A questi fattori, si aggiungono le problematiche di natura socio-economica».

Intanto, martedì 30 marzo, il presidente della Regione Alberto Cirio, insieme al vice presidente Carosso, si è recato a Roma dove ha incontrato Generale Francesco Figliuolo e la Struttura Commissariale del Governo per analizzare in modo specifico la situazione piemontese; sul tavolo delle richieste, anche la facoltà di vaccinare i 35mila maturandi piemontesi, consentendogli di tornare in classe in preparazione all’Esame di Stato.


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Veronica Spinoglio

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