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  • 20 febbraio 2023
  • Casale Monferrato

Per "Si apre il sipario"

Massimo Popolizio al Municipale con "Uno sguardo dal ponte"

L'opera di Arthur Miller

Massimo Popolizio. Visto da Max Ramezzana

“A view from the bridge”. “Uno sguardo dal ponte” (celebre la versione cinematografica del 1962 diretta da Sidney Lumet) è  l’opera teatrale di Arthur Miller che lunedì 20 e martedì 21 febbraio sarà in scena alle ore 21 al Municipale di Casale Monferrato (biglietti online sul sito VivaTicket e la sera dello spettacolo al botteghino del teatro). 

L’emigrato italiano Eddie Carbone, portuale a New York, vive a Brooklyn con la moglie Beatrice e la nipote diciottenne Catherine, di cui è morbosamente geloso. Quando ospita a casa sua Marco e Rodolfo, parenti della moglie e immigrati clandestinamente negli Stati Uniti dalla Sicilia, non riesce a sopportare che tra la nipote e Rodolfo nasca un reciproco interesse e si convince che il giovane sia omosessuale e stia cercando di farsi sposare per ottenere la cittadinanza americana. Dopo averlo più volte provocato, arriva addirittura a denunciarlo all’ufficio immigrazione e a farlo arrestare. La rivalità tra i due uomini avrà esito tragico e sarà lo stesso Eddie a rimanere vittima della propria ossessione. Proprio l’emigrato italiano, Eddie, viene interpretato da Massimo Popolizio (fino a domenica al teatro Carignano di Torino con l’opera di Miller), attore italiano pluripremiato, in scena con la compagnia Umberto Orsini.

Perché Miller sceglie di raccontare la comunità di italiani?
Siamo a Brooklyn e tutto risale a un fatto di cronaca...

Come spiega la forza violenta dello spettacolo?
In un momento dello spettacolo, Eddie torna a casa ubriaco. Una sorta di malattia lo ossessiona, crede che Caterina si voglia fidanzare con Rodolfo, un ragazzo biondo, che sa cantare e che dunque crede di essere omosessuale. Un “diverso” della nostra società, quindi indegno di sfiorare la ragazzina. Ubriaco, arriva e bacia lei sulla bocca, di fronte a lui e poi Eddie bacia anche lui, davanti a lei. Una scena dalla… furiosa valenza emotiva! 

Gli italiani quindi come sono visti da Miller?
Abbiamo cercato di raccontare un’italianità diversa da quella vista da Miller.  Un dramma che definirei più simile alla antica tragedia greca, che alla commedia all’italiana, allontanando dunque lo spettatore dagli stereotipi americani degli italiani appartenenti a quella mediterraneità Anni ‘50-’60. Per spiegarmi meglio...le cose viste ne “Il Padrino”. Anche alla luce delle trasposizioni cinematografiche, penso che sia nella natura di “Uno sguardo dal ponte” essere una sceneggiatura perfetta per un film.

Ci sta dicendo che sta dirigendo un film a teatro?
Una grande storia… raccontata come un film… ma a teatro. Con la recitazione che il teatro richiede, con i ritmi di una serie e con le musiche di un film. Una bella sfida che cerco sempre di trattare in un certo modo… senza abbassare semplicemente la voce, come direbbero certi colleghi, così da sembrare di recitare in un film. Mi piace definirlo un teatro in bianco e nero...

Che tipo è il suo personaggio?
Tutta l’azione è un lungo flashback, Eddie Carbone, il protagonista, entra in scena quando tutto il pubblico già sa che è morto. Rivedo molto di quello che vivevo da più piccolo. Mia madre era di Aci Trezza e ricordo mio nonno dalle mani grandi, il carattere burbero, il completo nero e la camicia bianca...una tenuta dopo la fatica del lavoro. Ma Eddie va oltre. 

E le donne?
Proprio sulla linea, che abbiamo voluto dare allo spettacolo, qui si ribellano, rendendo più attuale l’intera pièce. 

Ci parli del rapporto professionale con Umberto Orsini?
Un legame che ci ha permesso di realizzare tanti allestimenti di qualità, dando l’opportunità lavorativa a tutti gli attori di proseguire la tournée per molti mesi.

Cinema o teatro?
Il cinema mi piace molto e poi, per chi fa tanto teatro, ha una vera funziona terapeutica, rompendo un po’ la monotonia del palcoscenico. Non mi piace spezzettare film in puntate come succede nelle serie. 

Al Municipale di Casale aveva già recitato nel 2016 proprio con Orsini ne “Il prezzo” di Miller. Che rapporto ha con questa regione così teatralmente viva?
Piemonte e Torino in particolare mi ricordano gli inizi… Quando cominciai a recitare con Luca Ronconi. Mi verrebbe da considerarli un vero pilastro della mia carriera.  


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