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  • 20 maggio 2021
  • Cella Monte

L'artista e la passione per il mare

"L'amo e la grande preda": nuova opera di Labar

Sensibilizzare le persone sui problemi che riguardano il nostro Mare

Il titolo dell’opera: un messaggio per sensibilizzare l’opinione pubblica

Sin da molto giovane si era appassionato al mare e al suo meraviglioso ecosistema. Per più di trent’anni ha navigato in tutto il Mar Tirreno con yacht a vela come skipper professionale. Tradisce, quindi, una sensibilità e una passione di lunga data la nuova opera di Labar, pittore, scultore e incisore che, dalla sua antica dimora di Villadeati, oggi laboratorio e museo d’arte permanente, crea e produce dipinti, sculture e incisioni di cultura contemporanea, legate a nobili e antichi insegnamenti.

La sua ultima opera è una scultura lignea, di circa 3 metri di lunghezza per 60 chilogrammi di peso, ricavata da “antico” pioppo fatto stagionare per oltre vent’anni e che ha intitolato “L’amo e la grande pesca”. Così, lo stesso Labar, ce la racconta.

“Allo stato attuale, la situazione ambientale del Mare Mediterraneo è molto preoccupante. Il mare si sta scaldando molto rapidamente (fino a 0,12 gradi in più all’anno in superficie), soffocato dalla plastica e dall’inquinamento causato, tra gli altri, dal riversamento da parte degli Stati costieri di oli industriali e rifiuti fognari non trattati. Inoltre, oltre mille specie aliene invadono ogni anno il Mediterraneo attraverso il Canale di Suez, allargato nel 2014; queste specie sono molto aggressive nei confronti di quelle autoctone. Infine, nell’ultimo decennio, le imponenti scoperte di idrocarburi hanno scatenato la corsa allo sfruttamento delle risorse sottomarine da parte di vari Paesi. A tutto questo, ancora, si aggiunge l’eccessivo sfruttamento delle risorse ittiche con la pesca che, ancora, si effettua con le spadare (reti pelagiche derivanti, illegali in tutto il mondo dal 2003). Con la mia scultura “L’amo e la grande preda” intendo, così, sensibilizzare le persone sui problemi che riguardano il nostro Mare, sperando che... non restino solo lische!”.

Ci sono voluti oltre quattro mesi continuativi per realizzare l’opera e, ricorrendo agli strumenti tradizionali degli scultori, quali seghe, seghetti, sgorbie (scalpelli con il profilo tagliente variamente curvo), mazzuolo, raspe di varia foggia e carte abrasive, Labar ha potuto perfezionarla in maniera certosina ottenendo un risultato di altissimo livello. “Mi piacerebbe che da questa mia scultura se ne ricavasse la fusione in bronzo da collocare poi in uno spazio pubblico” ci confida l’artista; certamente, sarebbe un modo per raggiungere un maggior numero di fruitori e, contestualmente, interagire con loro in forma costate e continuativa, richiamando l’attenzione sulla situazione ambientale del Mar Mediterraneo e, parimenti, sensibilizzandoli all’impegno per la sua salvaguardia. Ultimo, ma non ultimo, la formula della location pubblica rappresenterebbe un’aggiunta opportunità di suggestione, per la bellezza, la perfezione e il significato intrinseco dell’opera stessa. Nel frattempo, non appena le condizioni pandemiche lo consentiranno, riprenderanno i salotti culturali a Villa Labar, per una rinnovata occasione di arte, cultura e socialità.


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