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Il perito della difesa: «Anni ‘70: a rischio solo il 3%».L’accusa: «Dati Eternit non credibili: c’erano tonnellate d’amianto»

Si guarda sempre ai danni che produce l’amianto ma non ci si sofferma mai a riflettere sui benefici che ne derivano o ne sono derivati, per esempio in termini di protezione dal calore. Uno dei cavalli da battaglia che utilizzava Eternit quando doveva difendere l’amianto da quella che definiva la «diffamazione dell’amianto» e che rischiava di mettere in grave pericolo attività e affari di quello che già da anni, anzi decenni, era noto come un spietato e paziente killer. Il concetto - che non può non provocare un brivido - è ritornato in una affermazione en passant del perito proposto dalla difesa del barone belga Jean Louis Marie Ghislain de Cartier de la Marchienne, coiimputato nel processo amianto. Danilo Cottica, cremonese, classe 1949, chimico, igienista industriale, ha sostenuto sostanzialmente che è inadeguato approcciare la problematica dell’amianto con le consapevolezze di oggi per giudicare la situazione dei primi anni Settanta, quando de Cartier era nel cda di Eternit. Nel 1971/1972 - ha detto - i prelievi venivano eseguiti con metodologie e strumenti imprecisi (conimetri, campionamenti di pochi minuti) e su questi sistemi era valutata l’esposizione. «Non c’erano sistemi di campionamento personale. Si facevano vicino alle fonti e si tentava di avere risultati significativi per la media ponderata». «Per il conteggio si è passati dalla microscopia ottica, a quella ottica in contrasto di fase con la quale è possibile confondere fibre di natura vetrosa o organica con fibre di amianto. Valori elevati vicino al taglio dei sacchi potevano essere influenzati da questi fattori». Quindi se c’erano tante fibre all’Eternit dove tagliavano i sacchi contenenti amianto erano «di natura vetrosa o organica»? Roba da stropicciarsi gli occhi. «L’amianto era molto diffuso a inizio anni Settanta - ha detto Cottica - e c’erano leggi che imponevano l’utilizzo per esempio per la difesa dal fuoco. Negli anni ‘50 e ‘60 un grande numero di lavoratori erano esposti. Era un dato accettato, non si sapeva ancora qual era il livello a cui dovevano essere protetti i lavoratori». Ma dal 1964 era universalmente noto cosa provocava l’amianto, ha ribattuto l’avvocato di Medicina Democratica. All’epoca la tutela dei lavoratori era affidata a «raccomandazioni» fornite da alcuni enti. Secondo la ricostruzione fatta dal perito nonostante ciò Eternit fece una serie di innovazioni che portarono a un abbattimento verticale della polverosità (e quindi delle fibre di amianto) diminuita da 100 a 10 e da 10 a 1. E sempre secondo le valutazioni del perito a concentrazioni elevate era esposto solo il 3% dei lavoratori (e aveva le maschere a disposizione). Per il restante 97% l’esposizione era inferiore ai limiti... quasi una colonia elioterapica (che però faceva venire asbestosi, tumori etc. etc.) E non si capisce bene come poteva realizzarsi questa differente esposizione visto che - come ha messo in evidenza il pm Gianfranco Colace – gli stabilimenti erano praticamente degli open space, degli enormi capannoni dove le fibre e le polveri svolazzavano libere. Nel 1971-72 - ha ancora detto il perito di de Cartier - furono fatti consistenti investimenti per il miglioramento ambientale (impianti di aspirazione alle sfilacciatrici dell’amianto, impianto di lavorazione dell’amianto blu, spostamento all’esterno dell’impianto di aspirazione polveri, nuovo impianto alle trafile del reparto eterplast, acquisto motoscopa industriale per pulizia dei reparti; doppia aspirazione per le tagliatrici e nuovo impianto di aspirazione per mola finissaggio con isolamento dell’ambiente dal resto del reparto manufatti; nuova tramoggia per scarico amianto sfuso). Tutto ciò in anticipo sulle disposizioni e indicazioni normative e creando per Eternit una situazione migliore di quella delle altre industrie del settore. Una serie di investimenti che hanno avuto l’effetto tra il ‘71 e il ‘73 di abbattere radicalmente le polveri, passando da 100 a 10 fibre e da 10 a 1 fibra. Tutto ciò basandosi sulle rilevazioni dell’ENPI del 1971 e dell’INAIL del 1973. «Ma non le viene un dubbio ancora più fondato sull’attendibilità del dato visto come ci è stato descritto quell’ambiente»?, gli ha chiesto il presidente Giuseppe Casalbore. E le centinaia di casi di malattia professionale che - insieme alle lastre e ai tubi - Eternit ha prodotto? Dati ENPI «fuori dal mondo» Ma proprio le rilevazioni ENPI del 1971 sono state alla base delle osservazioni del pm Colace in sede di controesame di Cottica, e poi anche del perito della Procura Stefano Silvestri, sentito a novembre e ritornato ieri a Torino per il controesame da parte della difesa degli imputati. Una serie di domande fitte da cui è emerso appunto che proprio quella campagna prendeva in esame polveri di granulometria più ampia e il conteggio dava dunque per forza di cose risultato molto più elevato rispetto a quello del 1973. Insomma non si sa se diminuirono le polveri, si sa che però che due anni dopo molte delle particelle considerate nel ‘71 vennero escluse dal conteggio. E per Silvestri quelli del 1971 sono «dati fuori dal mondo. «Non è pensabile che nelle misurazioni del SIL (il Servizio di Igiene del lavoro aziendale, ndr) all’Eternit - dove si lavoravano tonnellate di amianto - non si trovi mai neanche un valore sopra le 2000 fibre litro, quando - per eliminare 200 grammi di amianto residuo, una manciata di materiale da un vagone ferroviario già scoinbentato - si registrano picchi di 600 fibre, e di 2000 per la rottura di un catone di amianto. E sto parlando di misurazioni che ho effettuato personalmente». La «chiave di lettura» delle rilevazioni del SIL, il servizio interno di Eternit che faceva le rilevazioni sui livelli di inquinamento negli stabilimenti Silvestri l’aveva fornita all’udienza di novembre: va ricercata nel pagamento del «sovrappremio asbestosi», perché presentando valori bassi la multinazionale dell’amianto avrebbe contenuto in modo significativo l’esborso, passando a versare da 216mila euro nel 1976 (anno di costituzione del SIL) ai circa 42mila del 1981. Tutto sempre, sempre, sempre per i soldi?

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