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  • 25 dicembre 2022
  • Casale Monferrato

Il racconto

Dieci elfi per un Babbo: una favola di Natale dedicata ai più piccoli

Da quando era andato in pensione...

All’anagrafe era registrato come Antonio Rebuffi, portalettere in pensione, ma nel piccolo borgo di Rocca delle Fate tutti lo conoscevano come Babbo Natale.

Da quando era andato in pensione non vi era stato anno in cui, nei giorni che precedevano il 25 dicembre, il signor Antonio non si fosse trasformato in un vero e proprio Babbo Natale per portare i doni ai pochi bambini che frequentavano la piccola scuola elementare del paese. 

Il travestimento nel simpatico omone vestito di rosso, con gli occhialini tondi e una folta barba bianca era diventato, per il signor Antonio, un evento imprescindibile. I sorrisi delle maestre e l’entusiasmo dei bambini quando entrava in classe, con l’andatura un po’ goffa e il classico “Oh, oh, oh, oh!” gli mettevano in cuore una gioia che, da quando era rimasto solo per la perdita della moglie, non aveva mai più provato.

Per nulla al mondo avrebbe rinunciato all’emozione di tenere i bambini sulle ginocchia, di chiedere a ciascuno cosa volesse da Babbo Natale, per poi far comparire magicamente il regalo richiesto, frugando nel grande sacco rosso. E con quale impegno, durante i giorni che precedevano la visita alla classe, si dava da fare per trovare i regali scritti dai bambini sulle letterine che le maestre gli avevano consegnato di nascosto!

Era sempre stato così, fino all’anno precedente. Non aveva mai rinunciato al travestimento da Babbo Natale, anche se col tempo, si era rivelato via via più faticoso.

Quell’anno no! Non ci sarebbe stato nessun Babbo Natale!

Per le maestre se l’era cavata con un biglietto di scuse e di auguri, che aveva fatto recapitare da Maria, la ragazza rumena che lo assisteva da quando la malattia ne aveva sensibilmente limitato i movimenti.

Non passava giorno, però, che non si chiedesse come avrebbe potuto fare con i bambini. Era certo che lo avrebbero aspettato e poteva ben immaginare che il mancato arrivo di Babbo Natale avrebbe cancellato dai loro visi quel sorriso travolgente che ricordava dagli anni precedenti.

Sì, forse le maestre avrebbero trovato qualcun altro disposto a travestirsi da Babbo Natale, ma non sarebbe stata la stessa cosa, ne era certo. Lo sentiva triste, quel Natale senza i suoi bambini. Ne aveva parlato con Maria e lei gli aveva suggerito di scrivere una lettera agli alunni della scuola, spiegando che Babbo Natale si era ammalato e che, per quell’anno, non potendo andarli a trovare personalmente, avrebbe fatto avere i doni alle maestre.

Aveva perciò preparato una bella lettera e l’aveva affidata a Maria perché la portasse alle maestre. Per una volta sarebbe stato Babbo Natale a scrivere una letterina ai bambini!

Questa soluzione, nonostante gli fosse sembrata opportuna, non aveva però contribuito a mitigare la tristezza di quei giorni prenatalizi.

Nel pomeriggio della vigilia, mentre stava quasi sonnecchiando sulla poltrona che, da qualche mese, era diventata la compagna inseparabile delle sue giornate da anziano un po’ malandato, sentì improvvisamente un suono di campanelli che, iniziato lieve lieve, stava via via aumentando di intensità.

Con grande fatica si alzò dalla poltrona e, recatosi alla finestra, fu costretto a sgranare gli occhi per comprendere quanto stava accadendo nel suo giardino.

Un gruppo di dieci elfi stava facendo un allegro girotondo intorno al piccolo abete che aveva piantato al centro dell’aiuola. Ad ogni giro l’abete si popolava di una miriade di luci colorate che illuminavano la sera che stava ormai scendendo. 

D’un tratto gli elfi sparirono dalla sua vista e, qualche istante dopo, si sentì bussare alla porta. -Maria, vai ad aprire per favore! Presto! –

Aveva iniziato ad avvertire una sensazione di benessere che non stava più provando da settimane.

Maria fu quasi travolta dal gruppetto festoso dei dieci elfi, che avvicinatisi al signor Antonio, depositarono ai suoi piedi un grosso pacco, avvolto da una carta di mille colori, fermata da un nastro rosso con tante stelline dorate.

Poi, ad uno ad uno, i piccoli elfi si arrampicarono sulla poltrona del signor Antonio e, buttandogli le braccia al collo, lo baciarono sulla guancia, sussurrandogli: - Auguri, Babbo! –

Le maestre, rimaste sulla porta, sorridevano felici.