A Torino la deposizione del direttore regionale del comparto Sanità Demicheli: «Mesotelioma, cifre da epidemia»
A Casale: su 50 malati, 40 cittadini
di Massimiliano Francia
«Ha parlato di epidemia di mesotelioma a Casale, perché»?
È la domanda che il pm Raffaele Guariniello ha rivolto a Vittorio Demicheli, direttore del comparto Sanità della Regione Piemonte chiamato a deporre dalla stessa Regione stessa, che si è costituita come parte civile nel processo Eternit in corso a Torino.
«Si parla di “epidemia” (niente che fare con le malattie infettive, ovviamente, conta solo l’esposizione, ndr) quando si verifica una incidenza superiore all’attesa. E a Casale sicuramente ci troviamo di fronte a una epidemia. Nel resto del mondo possiamo attenderci un certo numero di casi, ma la situazione di Casale è decisamente anomalo, decisamente superiore all’attesa», ha spiegato Demicheli che è medico e oltretutto epidemiologo.
Su 250 casi di tumori amianto-correlati registrati ogni anno in Piemonte una cinquantina sono a Casale, aveva spiegato Demicheli poco prima.
Ma l’altra anomalia fortemente significativa è il fatto che su 50 casi ormai una quarantina si riscontrano tra i comuni cittadini, e non tra lavoratori che in passato sono stati esposti all’asbesto. E nelle altre zone questo tipo di casi si attestano su «livelli insignificanti. A Casale e i veri colpiti sono i cittadini, in Italia non abbiamo un esempio confrontabile...».
Fino a quando si morirà per l’amianto dell’Eternit, allora?, ha incalzato il magistrato.
«Almeno 15 anni ma potrebbero essere di più...».
Un termine calcolato non dalla chiusura dello stabilimento ma dalla «presenza ambientale della fibre e immaginando una latenza di 30 anni».
In sostanza – ha precisato il presidente del Tribunale Giuseppe Casalbore - «c ’è ancora il pericolo dell’esposizione! È così?».
«Si...».
I casi spia
Ma un altro elemento che fa riflettere è che altrove in Piemonte - ha spiegato Demicheli - il tumore della pleura è solitamente talmente «raro che si partiva da un caso per scoprire luoghi contaminati».
Il disastro permanente
Una valutazione che - dal punto di vista medico-scientifico - conferma implicitamente l’accusa di disastro doloso permanente contestata dal pm Raffaele Guariniello, agli imputati imputati Stephan Schmidheiny e Jean Louis Marie Ghislain de Cartier de la Marchienne accusati dalla Procura di Torino anche di inosservanza delle misure di sicurezza sui luoghi di lavoro.
L’accusa è che il rischio non è cessato perché gli imputati, dopo avere disperso materiale pericoloso sul territorio con l’attività di lavorazione dell’amianto e uno smaltimento criminale degli scarti di lavorazione provocando un grave e diffuso inquinamento ambientale, hanno chiuso baracca e burattini senza fare niente per limitare il danno e i l pericolo rischi a cui sono esposte intere comunità.
I costi regionali
Demicheli ha anche parlato di costi. Delle 2.889 vittime individuate dalla Procura nel capo di imputazione 1.695 sono piemontesi, perlopiù di Casale e Cavagnolo.
La verifica, tuttora in corso, ha consentito di capire che per 839 di essi (i casi dal 1997 al 2008, in cui la verifica è più veloce), sono stati spesi dalla Regione 4,2 milioni di euro per curare i malati d’amianto. Ne deriverebbe una spesa di circa 5000 euro per paziente, senza contare il costo dei farmaci e degli accertamenti diagnostici.
Secondo indiscrezioni (Demicheli non ha fatto cifre che non fossero certe) il costo effettivo sarebbe di 12-15mila euro a paziente.
Costi che saranno proiettati sui casi attesi nei prossimi anni per fare una previsione di spesa.
La ricerca
Tra le spese sostenute dalla Regione c’è anche l’istituzione del Registro regionale dei mesoteliomi, attivato nel 1990 e per il quale sono stati spesi circa 2,5 milioni di euro.
Poi il finanziamento per la ricerca scientifica, che fino al 2008 è sempre stata «a tema libero» ma che proprio per questa problematica ha registrato moltissime iniziative sul patologie dell’amianto, ha evidenziato Demicheli.
Nel 2009 con l’istituzione del Centro Regionale Amianto è stato poi fatto un bando specifico stanziando 300mila euro.
Il Centro «coordina attività che già esistevano, di nuovo o aggiuntivo non è stato fatto niente», ha spiegato Demicheli.
Costo di un anno e mezzo di attività è 740mila euro.