Articolo »

Il progetto nato nel 2008 ancora in fase di progettazione

L'ampliamento del ponte di Trino rischia di diventare un'opera incompiuta?

L'ex sindaco di Trino Ravasenga scrive a Chiamparino e al presidente della provincia di Vercelli sul progetto, avviato nel 2008, che "corre il rischio serio di finire tra le incompiute del nostro Paese"

Quello dei ponti, in seguito al disastroso crollo del Morandi di Genova, è il tema che occupa gran parte del dibattito politico nazionale. E di ponte – in particolare dell'ampliamento di quello sul Po – si parla anche a Trino, ma con una declinazione diversa: nei giorni scorsi, infatti, Giovanni Ravasenga, ex sindaco di Trino, ha scritto una lettera aperta al presidente della Regione Sergio Chiamparino, al presidente della Provincia di Vercelli Carlo Riva Vercellotti e al sindaco di Trino Daniele Pane nel tentativo di «fare luce su un’opera necessaria ma che corre il rischio serio di finire tra le incompiute del nostro Paese».
 
Il progetto, avviato dieci anni fa, nel 2008, nonostante la Regione abbia riconosciuto alla Provincia di Vercelli la copertura finanziaria, non è «neppure a metà – lamenta Ravasenga – Altro che percorso biblico. Inoltre non è dato conoscere quali sono le motivazioni di questo decennale ritardo o meglio di questa melina, che comunque non ha giustificazione alcuna, qualunque esse siano».
Veniamo al succo della lettera di Ravasenga. «Sull’ampliamento del ponte stradale di Trino sul Fiume Po, e sul preoccupante stato di fatto della progettazione nel contesto di un iter che a mio giudizio definire “al rallentatore” è quasi un complimento – scrive l’ex primo cittadino trinese – più volte ho scritto a Provincia e Regione semplicemente per conoscere le motivazioni di queste ingiustificabili tempistiche. Le risposte della Provincia erano di attesa sulle scelte e/o sulle decisioni Regionali, vincolanti per il prosieguo dell’iter. Dalla Regione invece, anche da Lei Signor Presidente, nessuna risposta, a nessuna delle comunicazioni inviate».
 
«Da questo stato di fatto – denuncia Ravasenga – appare evidente e se ne deduce, che non esiste la volontà, innanzitutto politica della stessa Regione, per dare corso alle opere previste e approvate nella Variante 2008 al Piano per l’Assetto Idrogeologico dell’asta di Po compresa tra le confluenze di Dora Baltea e Tanaro. Opere che, consultando le Relazioni Tecniche e Idrauliche allegate al PAI, per tutta una serie di motivazioni contribuiscono fattivamente alla significativa mitigazione del rischio idrogeologico nel corso del transito e del deflusso a valle delle piene del Fiume Po. Di conseguenza non esiste neppure la volontà ancora politica, di porre finalmente mano e rimedio all’atteso completamento della messa in sicurezza di un vasto Territorio che ha subito, in crescendo, due devastanti alluvioni (1994 e 2000)».
Eppure, dopo dieci anni di gestazione, «questa semi-progettazione decennale è comunque una spesa pubblica in ogni caso, di qualche centinaia di migliaia di euro, spesi per una progettazione a metà e il cui risultato è semplicemente quello di aggiungere un’altra incompiuta al già lungo elenco nazionale (circa 300), nel clima della più totale indifferenza per la messa in sicurezza del territorio e delle comunità che lo abitano».
 
Infine, da parte di Ravasenga, la richiesta a Chiamparino di una presa di posizione: «Faccia in modo – chiede Ravasenga al governatore del Piemonte – che la sua dichiarazione “difendiamo il Piemonte “ (Lo Spiffero 5.8.2018) non si limiti solamente alla Ferrovia Torino-Lione, importantissima infrastruttura per lo sviluppo della Regione; ma questa sua difesa la estenda anche alla sicurezza del territorio piemontese e delle persone che lo abitano e vivono in aree della stessa Regione, che lei probabilmente classifica di secondo piano rispetto alla centralissima Città Metropolitana di Torino. Vale la pena di ribadire che il Piemonte non è solo Torino».

Profili monferrini

Questa settimana su "Il Monferrato"

Silvio Morando

Silvio Morando
Cerca nell’archivio dei profili dal 1871!