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Viaggio a Sartirana per la Casa Sforzesca

La “Casa dell’Ambasciatore” è più nota come l’asilo vecchio, avendo ospitato nei primi decenni del Novecento la scuola materna, fino al suo trasferimento per volontà del duca Alfonso Arborio di Gattinara in altra sede. Costruito nel XV secolo nelle immediate vicinanze del castello, all’imbocco della via Amedeo d’Aosta, è uno degli edifici più antichi del comune di Sartirana Lomellina, con l’antico convento dei Barnabiti, poi demolito, che sorgeva proprio di fronte alla residenza nobiliare più propriamente denominata come la “Casa Sforzesca” per la presenza in facciata di stemmi raffiguranti il biscione visconteo che gli Sforza utilizzavano senza l’effigie delle aquile. Segnata dal tempo e dall’incuria, la costruzione sta uscendo dal grave stato d’abbandono con l’acquisto da parte di privati che hanno iniziato i lavori di ristrutturazione, sottoposti ai vincoli di legge sui beni culturali e le belle arti. Per ricordare il ritorno alla vita dell’antica residenza il comune di Sartirana ha dato alle stampe il volume “La casa dell’Ambasciatore” pubblicato nello scorso mese di luglio dall’Editrice PI-ME di Pavia. E’ frutto della preziosa ricerca d’archivio per la tesi di laurea in Architettura discussa a Torino nel 2012 da Laura Lova, ex allieva del Liceo Classico Balbo di Casale, che ha individuato il nome dell’ambasciatore che nel Cinquecento ha soggiornato, seppur per brevi periodi, nel suo palazzo di Sartirana. Si tratta di Antonio Calmona, segretario regio del consiglio segreto del ducato di Milano e ambasciatore di Filippo II re di Spagna. Era al servizio del governatore spagnolo, sotto il cui dominio si trovava allora il ducato di Milano. Pur dovendo rispondere direttamente al re di Spagna, aveva importanti compiti di natura diplomatica, religiosa, monetaria e anche finanziaria, oltre al potere di ordinanza, con facoltà di accordare la grazia e di nominare direttamente i delegati che erano veri e propri ambasciatori. Di particolare interesse nel libro lo studio delle complesse formelle decorative in cotto, tipiche del gotico fiorito, che ornano le ampie finestre della facciata, simili a quelle conservate nel Museo di Torino e nel Museo Leone di Vercelli. Una testimonianza molto importante nello scenario piemontese per la plausibile presenza di Francesco Filiberti di Alessandria (o della sua bottega), il celebre plastificatore di terracotte documentato alla corte viscontea e chiamato nella seconda metà del Quattrocento ad abbellire abitazioni e chiese tra Alessandria, Asti e Vercelli. Noi ricordiamo lo splendido “Polittico di San Dalmazio” nella basilica di Quargnento. SARTIRANA TOUR Appuntamento a Sartirana davanti al castello (che imponenza, saluto metafortico al castellano Forni, in America Latina) con Marco Feccia, presidente della Biblioteca di Valle Lomellina, e con la concittadina Laura Lova (classe 1989), scambio di libri per noi la “Casa dell’Ambasciatore”, per Laura Lova il nostro ultimo “Viaggi d’autore 2”. Ci spostiamo di pochi metri alla location del libro: la residenza dell’ambasciatore Antonio Calmona, ora acquistata da un privato. C’è il ponteggio per i restauri (arch. Guido Bertassi). Belle le formelle in cotto che decorano le finestre. Un altorilievo raffigura Carlo Nigra, un personaggio ((Castellaro de' Giorgi, 2 novembre 1856 – Miasino, 22 febbraio 1942), co-progettista, tra l’altro, del Borgo medievale di Torino. Il Nigra abitava di fronte in quello che un tempo era l’antico convento dei Barnabiti, ora demolito. Il Sartirana tour prosegue verso piazza Francesco Pianzola, tappa al cippo dell’avv. Giovanni Buzzoni e Maria Nigra. Poi entriamo nella parrocchiale dedicata a Maria Assunta (XV sec.), rifatta nell’800. Ammiriamo nel battistero le stesse formelle della casa dell’Ambasciatore. Tappa davanti ad una tela del 500 , Madonna del Rosario, con S. Pio V e donatori (Anna d’Alençon e le figlie?, ci ricorda la chiesa del Rosario di Occimiano), della scuola di Grazio Cossali (secondo il prof. Giuseppe Castelli influenzato dal Caccia-Il Moncalvo). Nella cappella del beato Ludovico Arborio Gattinara morto nel 1827, c’è anche la foto del beato Carlo d’Asburgo (col che ci rilancia al recente libro di Roberto Coaloa), la tomba di Luigia Dal Pozzo Cisterna e Barbara marchesa di Breme. Citazione per la statua della “Madonna del Socco”, un tempo sull’altare maggiore; rappresentante la Vergine con il Bambino sulle ginocchia, è stata scolpita all’inizio del XVI secolo da padre Gerolamo da Vimercate L’altare maggiore, in marmo, del 1742, è barocco e porta lo stemma dei conti di Sartirana. La chiesa possiede un magnifico organo Serassi, recentemente restaurato. Uscendo incappiamo nei tabelloni che pubblicizzano (bravi) un’area ecologica che è una delle garzaie più interessanti della Lomellina. Questa zona si sviluppa attorno al Lago di Sartirana che in realtà è una lanca originatasi dalla separazione di un’ansa di meandro del fiume Sesia. Ancora un'occhiata al castello e - al suo fianco- a San Rocco di proprietà di Maria Cristina di Savoia Aosta. Il pregevole manufatto barocco è stato recentemente restaurato e conserva al suo interno affreschi opera del Gonin nonchè un coro ligneo di ottima fattura. Ci spostiamo nel parco di fronte alla Stazione per il Monumento ai Caduti delle due Guerre Mondiali: un blocco di pietra che è decorato da altorilievi in bronzo che raffigurano dei soldati, opera dello scultore casalese Leonardo Bistolfi (1926). Conclusione, dribblando un incrocio semaforico, al cimitero, il progetto è anche qui dell’architetto Carlo Nigra che optò per uno stile neogotico-lombardo. Molro ordinato. All’ingresso affreschi di Filippo Omegna. Le cappelle gentilizie sono particolari; tra le sepolture quella la madre di Dario Fo, Pina Rota Fo (ricordiamo l’intitolazione del Teatro alla presenza del figlio). PRESENTAZIONE la biblioteca "Giuseppe Marucchi" di Valle Lomellina organizza venerdì 8 novembre alle ore 21,15 presso la ex chiesa di Santa Maria di Castello la presentazione del volume "La casa dell'ambasciatore di Sartirana Lomellina e le sue decorazioni". Autrice dell'opera è Laura Lova.

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Marco Imarisio

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