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Quasi tutte ammesse le parti lese del procedimento Eternit

Sono poco meno di 600 (quasi la totalità di quelle che si erano costituite in questa prima fase) le parti lese ammesse nel procedimento sulle morti causate dall’Eternit. Lo ha deciso ieri a Torino il gup Cristina Palmesino – rispondendo, in aula al termine di una serie di udienze, in cui sono state illustrate le motivazioni pro e contro la costituzione delle vittime e di chi è stato danneggiato dall’Eternit. Seicento parti lese che sono tuttavia appena un quarto del complesso di tutti coloro che si sono rivolti a sindacati, associazioni, legali perché - affermano - hanno subito un danno a causa dell’amianto. Migliaia le persone uccise dalla fibra killer in Italia, ma l’amianto è costato salato anche agli enti locali che hanno dovuto intervenire per le boniifiche, così come all’INPS che ha dovuto pagare le provvidenze a chi ha lavorato in un settore che ha messo a forte rischio la sua salute. Con un costo stimato di 3-5 miliardi di euro. Ammesse le associazioni, quelle dei familiari, degli esposti, e poi Legambiente, Medicina Democratica – solo per citarne alcune. Esclusi solo alcuni soggetti che non avevano - in passato - svolto una significativa azione contro l’amianto e anche tutti coloro che avevano sottoscritto la transazione, nel 1993, con il fallimento Eternit e avevano all’epoca ottenuto un risarcimento e che sono ancora in vita. Non - invece - chi nel frattempo ha perso la vita; per lui potranno costituirsi nel processo i familiari. Il gup ha comunque respinto le eccezioni di costituzionalità della difesa degli indagati. La Procura ha poi riformulato la richiesta di rinvio a giudizio eliminando il limite temporale inizialmente previsto del 28 febbraio 2008. Tutto ciò in coerenza con la tesi della continuazione del reato di disastro doloso perché il rischio del polverino è sempre attuale e la sua pericolosità non è mai stata segnalata né tantomeno limitata dagli ex responsabili dell’Eternit. Il rischio esiste sempre, dunque, e il danno che potrebbe derivare nei prossimi anni è sempre riconducibile alla stessa fonte e ragione. Una scelta importante – evidenzia l’avvocato Sergio Bonetto – perché se non fosse stato modificato il capo di imputazione chi fosse stato danneggiato o peggio ucciso dall’amianto dal 28 febbrario 2008 alla chiusura del processo (che deve ancor essere istruito, per ora si celebrano le udienze preliminare) per ottenere giustizia avrebbe dovuto chiedere l’apertura di una nuova vertenza. «Un nuovo processo tuttavia, una volta che questo sarà chiuso, sarà inevitabile – mettono in evidenza Bruno Pesce e Nicola Pondrano – a meno che non ci sia un accordo globale che prevede il risarcimento anche delle vittime che eventualmente dovessero esserci in futuro». La tesi della accusa Nel corso della lunga udienza la Procura ha motivato, con due articolati interventi di due collaboratori di Guariniello, le ragioni della richiesta di rinvio a giudizio, ricostruendo le condizioni di lavoro terribili all’interno degli stabilimenti ma anche – evidenzia ancora Pesce e Pondrano «il continuo rinvio disposto dai vertici Eternit, durante la reggenza belga e svizzera, di qualunque decisione circa la possibile sostituzione dell’amianto. E ciò nonostante il fatto che fosse ormai nota la pricolosità di tale materiale. Non solo: venivano anche date disposizioni per evitare qualsiasi confronto sulle tesi medico-scientifiche emerse negli anni, che affermavano la cancerosità dell’amianto e il danno che poteva procurare anche attraverso l’asbestosi. «Tutte documentate da materiale cartaceo, corrispondenza, atti di convegni», aggiungono Pesce e Pondrano. Difesa amareggiata «Amareggiata» la difesa degli indagati a causa della decisione di ammettere I’INPS fra le parti lese, decisione alla quale si sono opposti con un lungo intervento che tuttavia non è stato minimamente preso in considerazione dal gup. La conclusione – per le parti offese - è stata affidata all’avvocato Roberto Nosenzo ha concluso a nome dell’intero collegio legale e di tutte le parti lese, intervenendo anche e proprio come rappresentante del territorio e della comunità, che vive sulla propria pelle e sulla quella delle proprie famiglie il dramma dell’amianto. Giusta - ha ribadito a nome di migliaia di vittime - l’ammissione delle parti offese decisa dal giudice. Prossima udienza il 12 giugno. Parlerà la difesa degli indagati e presto si potrebbe pertanto giungere alla sentenza con la quale il gup dovrà stabilire se procedere con il rinvio a giudizio o con l’archiviazione. «Siamo ragionevolente soddisfatti – commenta Sergio Bonetto – perché le cose sembrano finora procedere in modo sensato. Certo sarà lunga, per cui l’auspicio è che si parta la più presto col processo».

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Monica Quirino

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