Undicimila Verbi. L'erede di Balbo a Moleto - Il massacro di Aigues Mortes (1893)
Alle Cave di Moleto di Ottiglio Monferrato, venerdì 2 dicembre (alle 21.30), nell’ambito della rassegna «Undicimila Verbi», sarà presentata l’importante biografia del conte Cesare Balbo (1789-1853), uno dei protagonisti del Risorgimento. Il volume è scritto dalla discendente del conte torinese, Chantal Balbo di Vinadio. Con lei parleranno di «Cesare Balbo - Un ritratto di famiglia» (Neos Edizioni), lo storico e giornalista a “IlSole24Ore” Roberto Coaloa, ideatore della rassegna di Moleto, la giornalista di “La Stampa” Alessandra Comazzi e lo storico Paolo Fiora di Centocroci. Leggerà alcune pagine del libro l’attore teatrale Massimo Franceschi.
L’autrice della biografia è Chantal Balbo, che lavora nella sua tipografia torinese (Biamino, via Savonarola,2, fondata nel 1905) insieme al marito Alessandro Radicati di Brozolo (discendente di un vescovo di Casale). Carta, inchiostro, macchine che ronzano e depositano creature di parole. «La tipografia doveva essere il filo conduttore del racconto - spiega l’autrice - giocato tra presente e futuro: Cesare Balbo che entrava e chiedeva di stampare i suoi scritti. Poi ho rinunciato, bisognava snellire».
Ne è venuta fuori una biografia che si legge d’un fiato, impreziosita da una ricca e inedita iconografia del conte torinese. Come osserva Roberto Coaloa, autore della prefazione del libro: «Per la prima volta, il conte torinese, amato da grandi storici come Rosario Romeo, Gabriele De Rosa, Ettore Passerin d'Entrèves e Francesco Traniello, è descritto non solo come uomo politico. Certo, Cesare Balbo è restituito anche come figura storica. L’autrice ne ripercorre la straordinaria carriera, descrivendo sine ira et studio gli alti e bassi del suo antenato.
Ne approfondisce il noviziato culturale, quando, “giovane alfieriano-foscoliano”, corrispose con le menti più raffinate della sua epoca. Cesare Balbo fu protagonista nel periodo napoleonico; nel 1821 difese con il prestigio del suo nome i liberali piemontesi; diventato scrittore si distinse come uno dei protagonisti del dibattito politico preunitario. L’apice della carriera lo raggiunse l’8 marzo 1848, quando formò a Torino il primo ministero costituzionale del Regno di Sardegna e da primo ministro sostenne la guerra del piccolo Stato piemontese contro l’Impero d’Austria».
Chantal Balbo ci spiega la genesi del suo libro: «In una soffitta di casa ho trovato dei volumi scritti da lui, che era sempre stato considerato la gloria di famiglia: mio padre aveva il culto per il personaggio, però non lo conosceva, non l'aveva mai veramente studiato. E tutti noi fratelli, cinque, i Balbo sono numerosi, consideravamo il famoso antenato come un barbogio signore dell'800, poco stimolante. Quel ritrovamento, invece, mi ha svelato un mondo di sentimenti. Un libro del 1829, "Novelle narrate da un maestro di scuola", con una bellissima dedica alla moglie, la prima, che adorava. Leggendo questa dedica ho intuito che Cesare non doveva essere soltanto quel noioso conte con i favoriti, cugino di d'Azeglio, amico di Carlo Alberto e di Cavour: era ricco di passione, era romantico, con una vita emozionale intensa. Comincio a leggere tutto quello che trovo di suo, compro su internet. Il materiale è tanto. Mi appassiono. Per un anno non leggo altro».
Aggiunge Roberto Coaloa: «Balbo, sulla scia dell’amato Vittorio Alfieri, fu una delle anime più belle del Piemonte, una personalità unica nel Bel Paese. Lo ricordiamo qui a Moleto, in Monferrato, perché fu qui che conobbe il suo più caro amico, il viaggiatore Carlo Vidua. Balbo, dopo la morte del conte di Conzano, pubblicò lo scritto viduano “Dello Stato delle cognizioni in Italia”, un libro anticipatore delle idee che successivamente svilupperanno lo stesso torinese e pensatori come Vincenzo Gioberti.
Personaggi di questa qualità intellettuale, come Balbo e il suo amico Vidua, ci fanno comprendere perché aristocratici tedeschi, come il generale Fridolin Rudolf Theodor von Senger und Etterlin, ancora nel Novecento lodassero lo spirito del Piemonte. Per non citare Hartmann, ricordato da Benedetto Croce nelle sue Pagine sulla guerra, che osservò come il Risorgimento fu il risultato di un poderoso movimento nato in Piemonte, culla “della nobiltà e della intellettualità”. Il conte morì il 3 giugno 1853. La sua salma è nel duomo di Chieri, protetta da una semplice targa, nella cappella degli avi».
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(l.a.) Undicimila Verbi aveva aperto il ciclo lo scorso venerdì con lo scrittore Enzo Barnabà che oggi vive a Grimaldi di Ventiniglia. Ha presentato ''Morte agli Italiani'', un resoconto del massacro dei lavoratori nelle saline di Aigues Mores nel 1893.
Sabato Barnabà, accompagnato da Coaloa e da Bernard Glenat (Cave di Moleto) ha fatto visita alla nostra redazione. E' alla ricerca di ulteriori particolari sulla Banda Tom (tra i fucilati il ligure Augino).
Aggiungiamo che tra i lavoratori assassinati nel 1893 figura Giuseppe Carlo Tasso, 58 anni, di Castelceriolo, tra i feriti Vittorio Mati, 32 anni di Tonengo, Monferrato astigiano, e tra i dispersi Pietro Sacchi, 39 anni da Mede, in Lomellina.
FOTO- A fianco il titolo Chantal Balbo di Vinadio e Roberto Coaloa al castello di Torre
Canavese, Chantal Balbo è l'erede del conte Balbo; seconda foto: lo scrittore e storico Barnabà (in primo piano) nella redazione del Monferrato