Articolo »

  • 14 maggio 2013
  • Casale Monferrato

Le spoglie dei frati cappuccini da ieri sono tornate a riposare nel convento di Santa Maria

Sono tornati nella chiesa del convento dei frati cappuccini di Santa Maria del Tempio da dove erano stati traslati il 17 settembre 2010 per essere analizzati e trattati. I resti dei “servi di Dio” fra’ Giacinto Natta e fra’ Bonaventura Carretti hanno ricevuto ieri la tumulazione definitiva in un’edicola all’interno della chiesa alla presenza del parroco padre Massimo Colli Franzone, di alcuni frati giunti da varie località del Piemonte, dei bambini della materna e di rappresentanti della comunità della frazione. Vissuti in epoche diverse - dal 1575 al 1627 padre Giacinto, diplomatico pontificio, che in realtà si chiamava Federico e apparteneva alla nobile famiglia dei conti Natta di Alfiano, dal 1708 al 1772 padre Bonaventura di Occimiano missionario apostolico in Brasile - sono accomunati dalla morte avvenuta “in concetto di santità” e dalla sepoltura nel convento San Ludovico Casale. Il convento fu distrutto in epoca napoleonica e le ossa dei due servi di Dio insieme a quelle di padre Stefano da Castelletto Adorno trasferite nel 1802 nella cripta della cattedrale di Sant’Evasio. Questo primo spostamento cui era seguito ventiquattro anni dopo quello nella chiesa Santa Maria degli Angeli è forse la spiegazione della perdita della maggior parte del materiale scheletrico e dello scarsa quantità di ossa rimaste, come ha spiegato l’anatomopatologa Cristina Cattaneo che le ha analizzate e ricostruito così il profilo biologico dei due religiosi. Molto interessante per raccontarne la storia anche gli insetti trovati nelle urne che testimoniano il passaggio delle salme da un ambiente umido a uno più secco. Alla cerimonia di inumazione sono intervenuti, oltre alla Cattaneo, anche padre Marino Pacchioni che ha riflettuto sulla santità di San Francesco, “fondata sulla fede, sull’intimità con Cristo” e la casalese Lorena Palmieri, conservatrice al Museo San Giacomo di Lu. La studiosa ha svolto un prezioso lavoro di ricerca sull’ambientazione storica e sui profili di padre Giacinto, vissuto nel periodo di consolidamento della Controriforma e di padre Bonaventura, nato nello stesso anno in cui il Monferrato passava dai Gonzaga di Mantova, che vi governavano dal 1559, ai Savoia. È seguita l’inaugurazione di alcuni locali del convento recentemente ristrutturati e resi fruibili con il contributo della comunità di Santa Maria, dei Cappuccini di Alessandria, delle Fondazioni Banca Popolare di Novara e CCT, della Regione Piemonte e del Comune di Casale. Vissuti in epoche diverse - dal 1575 al 1627 padre Giacinto, diplomatico pontificio, che in realtà si chiamava Federico e apparteneva alla nobile famiglia dei conti Natta di Alfiano, dal 1708 al 1772 padre Bonaventura di Occimiano missionario apostolico in Brasile - sono accomunati dalla morte avvenuta “in concetto di santità” e dalla sepoltura nel convento San Ludovico Casale. Il convento fu distrutto in epoca napoleonica e le ossa dei due servi di Dio insieme a quelle di padre Stefano da Castelletto Adorno trasferite nel 1802 nella cripta della cattedrale di Sant’Evasio. Questo primo spostamento cui era seguito ventiquattro anni dopo quello nella chiesa Santa Maria degli Angeli è forse la spiegazione della perdita della maggior parte del materiale scheletrico e dello scarsa quantità di ossa rimaste, come ha spiegato l’anatomopatologa Cristina Cattaneo che le ha analizzate e ricostruito così il profilo biologico dei due religiosi. Molto interessante per raccontarne la storia anche gli insetti trovati nelle urne che testimoniano il passaggio delle salme da un ambiente umido a uno più secco. Alla cerimonia di inumazione sono intervenuti, oltre alla Cattaneo, anche padre Marino Pacchioni che ha riflettuto sulla santità di San Francesco, “fondata sulla fede, sull’intimità con Cristo” e la casalese Lorena Palmieri, conservatrice al Museo San Giacomo di Lu. La studiosa ha svolto un prezioso lavoro di ricerca sull’ambientazione storica e sui profili di padre Giacinto, vissuto nel periodo di consolidamento della Controriforma e di padre Bonaventura, nato nello stesso anno in cui il Monferrato passava dai Gonzaga di Mantova, che vi governavano dal 1559, ai Savoia. È seguita l’inaugurazione di alcuni locali del convento recentemente ristrutturati e resi fruibili con il contributo della comunità di Santa Maria, dei Cappuccini di Alessandria, delle Fondazioni Banca Popolare di Novara e CCT, della Regione Piemonte e del Comune di Casale.

Profili monferrini

Questa settimana su "Il Monferrato"

Cristina Bargero

Cristina Bargero
Cerca nell’archivio dei profili dal 1871!