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  • 16 aprile 2011
  • Casale Monferrato

L'attualità di Giovanni Lanza

La carriera politica di Giovanni Lanza è tra le più importanti e ricche della storia del Risorgimento, se non tra le più lunghe: essa inizia nel 1847, in quel famoso congresso agrario di Casale e continua fin dopo il 1870, quando Roma diventa, finalmente, la capitale di un Regno d’Italia, trasformato, nell’anno della disfatta francese di Sedan, nel nuovo protagonista del “concerto europeo” con il Secondo Reich di Bismarck. Giovanni Lanza nacque a Casale Monferrato, il 15 febbraio 1810 e morì a Roma il 9 marzo 1882. È noto soprattutto come Presidente del Consiglio dei Ministri (18 novembre 1869 - 25 giugno 1873). Insieme a Sella, fu il protagonista della conquista di Roma. La generazione che aveva fatto il Risorgimento fu felice di riconoscere nel non più giovane Lanza la più alta carica dopo quella del Re. Bixio, La Marmora e molti altri, scrissero al casalese parole di gran soddisfazione. Tra questi, il senatore Cesare Cabella: «A te e alla tua onestà e fermezza di propositi io penso (e so di non errare) che è dovuta tanto la nostra neutralità quanto l’occupazione di Roma. E come cittadino, come senatore, come italiano ti ringrazio. Senza te saremmo precipitati nel disastro immenso di Francia e non si avrebbe Roma. A te dunque tutta la mia riconoscenza. Ma pensa che ti sarà necessaria ancora maggior fermezza nell’avvenire che nel passato; poiché gli uomini che hanno intelletto e cuore egualmente deboli, cercheranno di arrestarti ad ogni passo, e comprometteranno il nostro avvenire con imbarazzi diplomatici, dai quali sarebbe tanto essenziale che noi restassimo liberi, perché nessuna potenza in nessun tempo potesse trarne pretesto a muoverci questioni! Ah io ti prego e ti scongiuro, veglia, veglia! Alle litanie de’ santi aggiungerò questo versetto: A politica … libera nos, Lanza» Dall'antica capitale del Monferrato, Casale, a quei tempi, con il suo Senato, la seconda città piemontese, provengono i primi fermenti dell’indipendenza italiana: nel Congresso Agrario del 1847 si alzò per la prima volta il grido di «Viva l'Italia libera e indipendente». Lanza fu tra i protagonisti dell’Associazione agraria, di cui fu anche segretario. Fu proprio egli, «quel moro dai grandi occhioni», come lo chiamerà più tardi Vittorio Emanuele II, a lanciare un significativo grido di «Viva l’Italia!» nel congresso agrario di Casale. «Non sono entrato a far parte della associazione – aggiungeva Lanza a commento di quel famoso grido – col solo scopo di migliorare la coltivazione dei cavoli». È in quel preciso momento storico, l’anno che precede lo Statuto e la Prima guerra d’indipendenza, che a Casale e nel Monferrato si crea un nuovo agone politico, l’«altro Piemonte». Un’area geografica ma anche culturale. che si contrapponeva, anche dal punto di vista economico e politico, a Torino e al resto della regione; esso, dopo la proclamazione dello Statuto, fornì al nascente Stato costituzionale la nuova classe politica capace di portare a termine l'unificazione d'Italia. Figure autorevoli come Lanza, Rattazzi, Mellana, Cadorna, Pinelli, Giovanetti e Leardi riuscirono a sconfiggere le forze reazionarie presenti nella corte di Torino e a superare lo spirito municipale, giungendo a quello nazionale. Sorsero in quegli anni, fra gli altri, Il Risorgimento, diretto da Cavour, La Concordia, fondata da Lorenzo Valerio e Domenico Berti, e L’Opinione, fondata da Lanza e Giacomo Durando. Lanza osservò: «Tutti questi giornali propugnavano chi più, chi meno, la tesi di Cesare Balbo: Unum porro est necessarium; l’indipendenza d’Italia». Lanza, nel 1848, è eletto come deputato di Frassineto al Parlamento subalpino. Da questo momento, fino al 1882, anno della morte, eserciterà ininterrottamente l’attività parlamentare, dalla I alla XIV legislatura, partecipando sempre alle attività delle Camere dei deputati, del Regno di Sardegna prima, del Regno d’Italia poi. Nel Regno di Sardegna, Lanza fu il propugnatore delle scuole tecniche. Grazie all’insistenza del suo fedele amico Rattazzi, il 19 novembre 1855, (che fino ad allora aveva rifiutato l’importante compito) ebbe l’incarico della pubblica istruzione nel ministero Cavour (carica che tenne fino al 1858). L’opera sua in tale carica è esemplare per illustrare il profondo legame che univa in lui, ed in genere nel liberalismo moderato, il pensiero e l’azione, la teoria e la prassi politica.

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