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  • 08 maggio 2020
  • Valenza

Personaggio

Gli 80 anni di Gianni Bui, grande cuore granata ed ex allenatore di Casale e Valenzana

Oggi vive a Valenza, la città di origine della moglie, e si dedica alla sua grande passione, la pittura astratta

Ha compiuto ottant’anni martedì 5 maggio, festeggiato dai famigliari e da tanti esponenti del mondo del calcio che lo hanno subissato di telefonate fin dal mattino. “È lui, è lui, è Gianni Bui” ripeterebbero anche oggi i tifosi del Torino in curva Maratona, come era avvenuto dal 1970 al 1974 quando ha indossato la maglia granata. Bui, al termine della carriera da calciatore, ha allenato anche Casale e Valenzana e oggi vive a Valenza, città di origine della moglie. «Torino e Verona sono le squadre che a cui sono più legato, per quello che ho passato – commenta Gianni Bui – Oggi, anche se non seguo più molto il calcio, che sta cambiando, mi piace comunque veder giocare bene, a prescindere dalla squadre che sono in campo».

Nella stagione 1992-93 è stato sulla panchina del Casale, allora presieduto da Sergio Bocci: «A Casale è stato molto bello, anche se il presidente ha avuto un po’ di sfortuna… – ricorda l’ex granata – Raddrizzammo la stagione in C2 grazie ad alcuni giocatori, tra i quali ricordo ad esempio il difensore Paolini». Dopo qualche anno, nel 1996, l’approdo sulla panchina della Valenzana di patron Alberto Omodeo. «Salimmo dall’Eccellenza in Serie D, terminando la stagione alle spalle del Cuneo e spuntandola agli spareggi (con Sangiustese e Vado). Mi legava un bel rapporto al presidente Alberto Omodeo che non vedo da un po’ di tempo». Dopo il biennio sulla panchina rossoblù, con il quinto posto in Serie D, l’incarico in Federazione: «Ho lavorato, tra gli altri, con Ottavio Bianchi, un’ottima persona, per il quale, anche con Massimo Palanca, ero un osservatore dei settori giovanili».

Il compagno di squadra che non dimenticherà mai è Giorgio Ferrini: «Condividevo la camera con lui in ritiro – ricorda Bui – Mi ha insegnato molto a livello umano e tattico; si faceva ben voler da tutti, non era ruffiano: è stato troppo sfortunato». Il gol più bello, un mix di audacia e fortuna, quello siglato con il Verona contro la Roma, «una rovesciata dall’angolo dell’area di rigore che si è infilata sul palo opposto». Sulla panchina scaligera c’era Nils Liedholm, anche lui poi adottato dal Monferrato. «Mi aveva voluto chiedendomi al presidente Garonzi – ricorda Gianni Bui, che approdò nella città dell’Arena nel 1967 e fu capocannoniere del Verona che ottenne la promozione nella massima serie – Parlavamo anche di arte perché nei momenti di pausa, anziché giocare a carte, dipingevo». Una passione che ha ancora oggi («Mi piace l’astratto, dipingo con acrilico su tela»), con alcune mostre allestite, anche a scopo benefico, con l’aiuto di un altro ex granata, Angelo Cereser, con cui è in costante contatto.

Da allenatore vanta la prima promozione della storia del Chievo in C1 nel 1988-89 che di fatto diede l’avvio alla favola clivense: «Allenai Rolando Maran, oggi apprezzato tecnico, un libero e riferimento della difesa». Tra i suoi pupilli in panchina, Gigi Lentini, «aveva la palla attaccata ai piedi», all’alba di una brillante carriera; lo portò nelle giovanili granata, dove collaborò con un altro monferrino d’adozione, Ercole Rabitti.

 

- Nella foto Gianni Bui in tribuna al "Natal Palli" accanto a Giuseppino Coppo


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