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Viaggio d'autore

San Pietro Martire a Morano sul Po: un tesoro, tra le risaie, da salvare

L'auspicio di un restauro

Una folta delegazione di Morano sul Po ci attende davanti all’antica chiesa della confraternita di San Pietro Martire all’ingresso del paese. Noi arriviamo in auto da Casale con Marco Garione, la cui famiglia è originaria del paese rivierasco. Viene accolto come “il bambino della Elda e del Giovanni”. La madre era compagna dello scrittore di “favole vere” moranesi Giancarlo Vanni, il padre nato alla Saletta si era trasferito a Morano, paese dei nonni materni Crotti e Rossino. 
 
Insieme al sindaco Luca Ferrari, figlio dell’indimenticato Alfredo, fondatore della ‘‘Muraneisa”, partecipano all’incontro anche Marilisa Barbano, presente fin dal 1977 nel direttivo della “Famija” e Pietro Corbellaro, autore di testi sulla Morano di una volta. Non entriamo dall’elegante portale proveniente monastero soppresso di Monte Sion, ma dalla porta laterale.
 
L’ingresso nella chiesa eretta dai confratelli delle cappe bianche è accompagnato dal ricordo di Giancarlo Vanni dei quadri e degli affreschi presenti purtroppo scomparsi negli anni Ottanta, insieme all’altare con la tela del poco noto pittore trinese Carlo Cane raffigurante il “Martirio di San Pietro Martire” e a parte del pavimento in cotto. Sono sopravvissuti agli sfregi delle baionette dei soldati francesi gli affreschi che Gianfranco Cuttica di Revigliasco data tra fine del Quattrocento e inizio Cinquecento. 
 
Nel catino absidale sotto al “Cristo in mandorla con i simboli del Tetramorfo” il “Martirio di San Pietro Martire” a sinistra e “Salomè che presenta ad Erode la testa di San Giovanni Battista” a destra. 
Fino all’agosto 1974, come si legge sulla rivista “Piemonte vivo”, era l’unico affresco noto prima dei sondaggi effettuati da Guido e Gian Luigi Nicola che scoprirono che tutte le pareti erano affrescate. 
Venne così alla luce nella piccola navata a destra dell’ingresso il grande affresco della “Madonna in trono col Bambino tra i Santi Giovanni Evangelista e Battista, Pietro Martire e Giuseppe” con una iscrizione indicante gli artisti o i committenti dello splendido trittico. Ai lati i Santi Francesco e Biagio. 
Sempre nel 1974 venne alla luce dietro la parete eretta nel 1769 alla base del campanile durante i lavori di ampliamento della chiesa una “Madonna del latte tra i Santi Rocco e Sebastiano” (immagine all’interno dell’articolo). 
 
Prima di uscire scattiamo una foto al mattone con la data 1503, scoperto da Aldo Timossi alla fine degli anni Settanta. Ci si lascia con l’auspicio di un restauro, ovviamente in accordo con la proprietà (la parrocchia, i rapporti sono ottimi) in modo da rendere fruibile ai turisti quello che un cartello rosso all’ingresso definisce giustamente “Un tesoro tra le risaie”.

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Silvio Morando

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