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  • 06 dicembre 2008
  • Casale Monferrato

Il monumento di Urbano Rattazzi opera significativa del Risorgimento italiano

Tra pochi giorni (sabato 13, alle 11) verrà inaugurato il restauro del monumento a Rattazzi nella piazza omonima conoscita anche come piazza del Tribunale. In questo ambito pubblichiamo un saggio del nostro collaboratore Roberto Coaloa -Il monumento di Urbano Rattazzi, opera di Leonardo Bistolfi, è un’opera significativa del Risorgimento italiano e di quella classe politica monferrina che fu la protagonista di quella stagione eroica dell’Ottocento. La statua di bronzo è arricchita da due bassorilievi in bronzo ai lati del piedistallo in granito rosso di Baveno. Sul piedistallo si legge: “A URBANO RATTAZZI / STRENUO PROPUGNATORE / DI LIBERTÀ / CITTADINO ONORARIO DI CASALE / FILIPPO MELLANA / LA PROVINCIA IL COMUNE / MDCCCLXXXVII”. Il monumento a Rattazzi fu realizzato con un lascito di Filippo Mellana. Leonardo Bistolfi impiegò cinque anni per completare la sua opera. Nell’Archivio Comunale di Casale troviamo alcune lettere, sul monumento a Rattazzi, scritte dallo scultore al sindaco di Casale. Scopriamo che nel 1883 Bistolfi presentò un bozzetto per il monumento (raccomandato dallo scultore Giulio Monteverde), la statua doveva essere originariamente in marmo e che lo scultore ricevette in pagamento, per il materiale e il lavoro, il totale di 30.000 lire. Il monumento fu inaugurato domenica 23 ottobre 1887, una giornata veramente memorabile per Casale Monferrato: nello stesso giorno furono inaugurati altri due monumenti: quello di Odoardo Tabacchi a Giovanni Lanza e quello di Giacomo Ginotti a Filippo Mellana, entrambi nei giardini pubblici. Il monumento a Lanza è il più maestoso: si compone di un basamento in granito di Baveno, ornato di due altorilievi laterali in bronzo e di una statua in bronzo sul fronte. Costò 70.000 lire. I giornali dell’epoca prepararono l’evento con grande emozione. “L’Elettore” scrisse: “Casale deve dimostrare tutto l’orgoglio che sente per aver dato i natali ad un LANZA e ad un MELLANA e proclamato suo Cittadino onorario un RATTAZZI”. Le feste per l’inaugurazione dei monumenti furono grandiose. Il sindaco Francesco Negri organizzò tre giorni di festa: dal 22 al 24 ottobre 1887. La città ospitò il Duca D’Aosta. Intervennero molti senatori del Regno: Isacco Artom, Vittorio Zoppi, Carlo Alfieri di Sostegno, Pompeo Bariola, Emilio Visconti-Venosta, Carlo Verga, Luigi Pissavini, Giuseppe Tornielli, Vittorio Sacchi, Gaspare Cavallini. Il sindaco Francesco Negri si rivolse alle autorità ricordando i meriti dei due presidenti del consiglio del Regno d’Italia, Lanza e Rattazzi, e il coraggio del deputato Mellana nel 1849 per la difesa di Casale. Inoltre ricordò che “furono Rattazzi e Mellana quelli che procurarono a questa città il lustro del suo fiorente istituto per gli studi tecnici e di agricoltura, al quale poi Mellana legò il patrimonio avito. A Lanza dobbiamo l’erezione dell’asilo d’infanzia alla frazione Roncaglia, suo prediletto e modesto romitaggio. A Lanza ed a Mellana dobbiamo il sommo beneficio della irrigazione di questa estesa pianura, cui fanno corona i ridenti colli casalesi”. Oggi, in previsione anche dei 150 anni dell’Unità d’Italia, abbiamo il dovere di ricordare i tre grandi politici del Monferrato, Giovanni Lanza, Filippo Mellana e Urbano Rattazzi. Il merito d’aver sostenuto il nuovo Stato costituzionale dopo gli esiti disastrosi della prima guerra d’indipendenza spetta alla classe politica dell’altro Piemonte, che in ragione di una cultura politica riformista, fedele al re, sostenne la nuova monarchia e lo Stato nel difficile biennio 1848-49. Questa nuova classe politica era guidata da Urbano Rattazzi. Essa si riunì nel Parlamento subalpino nel centro-sinistra, che trovò un compromesso con la fazione riformista della vecchia aristocrazia, capitanata da Cavour, all’epoca del connubio. Silvio Spaventa osservò in un discorso tenuto a Casale nel 1882: «Il connubio diede al Governo una base che non faceva più dubitare dell’avvenire delle istituzioni, e garantiva l’applicazione dei principi costituzionali in tutta la vita dello Stato. Esso immedesimò il Governo col paese, vale a dire coll’elemento suo nuovo più vivace ed attivo, la borghesia, di cui il Rattazzi era l’espressione più spiccata e fedele». Rattazzi era "l’espressione più spiccata e fedele della borghesia", la protagonista della nuova élite politica piemontese. Rattazzi, insieme a Giovanni Lanza, fu uno dei più costanti e infaticabili difensori della nuova politica del Piemonte risorgimentale. Se questa classe politica riuscì culturalmente e politicamente a concludere il Risorgimento, gran parte di questo merito si deve ascrivere ad una classe nobiliare piemontese, legata soprattutto alla cosiddetta periferia del regno, e ad una élite raccolta intorno ad una classe dirigente nuova, costituita da un corpo d’avvocati piemontesi, politicamente adatti alla formazione del nuovo Stato, poiché essi conoscevano perfettamente gli ingranaggi della macchina statale. I codici di Carlo Alberto sono i testi in cui si esercitò il partito degli avvocati, costituito da uomini che svolgevano con passione il loro impegno di civilisti. Una figura come quella di Rattazzi è esemplare di quel tipo politico, che prima di legiferare entrava nello spirito della legge. Questo “partito degli avvocati”, con Rattazzi leader, è consapevole che solo una monarchia ancora politicamente attiva, e non ridotta a pouvoir neutre, può sostenere l’aspirazione della classe dirigente dell’altro Piemonte a trasformarsi in classe politica dell’intero Stato, in un’auspicabile espansione territoriale, soprattutto verso la Lombardia, dove gli stessi lombardi (anche con gli autorevoli Annali Universali di Statistica di Romagnosi), suggerivano tale progetto. Dal 1847, gli uomini politici del Monferrato avranno una forte influenza nel Parlamento. Si può parlare di una vera classe politica dell’altro Piemonte, una classe unita da intenti politici e dalla comune cultura. L’élite dell’altro Piemonte si scontrò con il cosiddetto “partito moderato”, tanto che Giuseppe Massari, nella seduta del parlamento del 21 novembre 1862, attaccò il Ministero Rattazzi ironizzando sulla sua composizione personale: «ai miei concittadini poco importa che i Ministri siano nati tutti ad Alessandria o Casale». Casale è fondamentale per la futura vocazione politica di Rattazzi. Da Torino, il giovane avvocato sceglie l’antica capitale del Monferrato quando Carlo Alberto vi riporta il Senato. Rattazzi, nonostante la carriera ben avviata a Torino, vuole costruire il suo “capitale sociale” nell’altro Piemonte. Un esempio dell’inscindibilità per Rattazzi tra l’impegno politico e i legami sociali con l’altro Piemonte è dato dalla coincidenza temporale di due lettere di diversissimo tenore. Tali lettere inedite le abbiamo rintracciate nell’Archivio Storico di Casale. Dopo la ripresa delle ostilità con gli austriaci, lo statista, Ministro dell’Interno nel gabinetto Chiodo e vera magna pars della politica governativa, il 21 marzo 1849, ossia due giorni prima del disastro di Novara, scriveva formalmente all’onorevole avvocato Filippo Mellana, dichiarando che gli Intendenti delle divisioni di Novara e di Vercelli erano a sua disposizione per aiutarlo nella delicata missione affidatagli: promuovere la sottoscrizione del prestito volontario, ovvero convincere i cittadini più facoltosi dell’area a fare versamenti volontari per sostenere la guerra. La lettera è datata “Torino 21 marzo 1849”. Nello stesso giorno, Rattazzi, non più nella sua veste di Ministro, ma in quella di legale di strettissima fiducia, trovava il tempo di scrivere alla contessa Clara Leardi, circa questioni legate al testamento suo e del figlio Luigi, morto nel 1846. Urbano Rattazzi fu uno dei grandi costruttori dell’Unità d’Italia. A lui si devono le istituzioni e l'amministrazione dello Stato, e, prima del 1861, il codice di procedura civile del Regno di Sardegna e la legge di annessione della Lombardia. Rattazzi è anche ricordato per la legge di soppressione delle corporazioni religiose. Rattazzi, deputato ad Alessandria e avvocato di Casale, fu un uomo politico assai diverso da Giovanni Lanza, che aveva iniziato la sua carriera parlamentare al centro-sinistra e poi aveva seguito Rattazzi nel "connubio" con Cavour. Lanza era poi diventato uno dei capi della Destra; non era un uomo politico raffinato e colto come Rattazzi, ma a differenza di quest’ultimo, sapeva attorniarsi di uomini assai migliori e più affidabili di quelli che avevano costituito l’entourage di Rattazzi. Giovanni Giolitti lo definì con molta precisione il «tipo perfetto dell’uomo di buon senso». La carriera politica di Rattazzi, iniziata con Lanza al Congresso agrario del 1847, appare simile a quella del casalese in molti aspetti, soprattutto Rattazzi e Lanza furono gli artefici della trasformazione del Regno di Sardegna nel nuovo Stato italiano.

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