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PERSONAGGI / Intervista a Carlo Cerrano, docente all'Università di Ancona

Dai colli monferrini agli abissi antartici

Origini torinesi e radici monferrine per il biologo marino che ha scoperto la "fibra ottica" delle spugne antartiche

Può la passione per il mare e per le mille, strane e meravigliose forme di vita che l’oceano ospita nascere fra colline, zolle di terra, alberi, prati e filari di viti? 

A quanto pare sì... 

Di certo la risposta è affermativa nel caso di Carlo Cerrano, torinese ma con radici monferrine, visto che ha passato le estati  e i weekend della sua infanzia e giovinezza a Sorina, frazione di Murisengo, in Val Cerrina. 

Carlo Cerrano, zoologo, è ora professore associato del DiSVA (Dipartimento di Scienze della Vita e dell’Ambiente) dell’Università politecnica della Marche e vive da Ancona Lo abbiamo intervistato per “Il Monferrato”.

 

Intervista di

Massimiliano Francia

 

Allora Carlo, da dove sbuca il tuo interesse per la natura e la ricerca?

Il mio interesse è nato con l’esperienza vissuta in campagna a contatto con la natura, quando da bambino e ragazzo venivo in Monferrato. La scuola non aiuta molto a tenere accesa la curiosità verso l’ambiente, che è innata nei bambini. La voglia di esplorare e la capacità di meravigliarsi sono stimoli fondamentali alla conoscenza e all’apprendimento, un concetto valido in qualsiasi ambito culturale. 

Poi l’incontro con il mare, che è diventato il vero ambito della ricerca a cui hai dedicato la vita. 

Di certo la vita in campagna da bambino ha costruito le basi della mia attuale professione. Una scelta maturata al termine del periodo scolastico. Facendo il liceo ho iniziato a fare un corso sub, e a 18 anni ero già istruttore subacqueo. D’inverno tenevo i corsi di subacquea in piscina a Torino e poi al mare ho iniziato a fare i primi lavori per mettere via qualche soldo.

Da subacqueo a ricercatore però c’è un bel pezzetto di strada!

Sì, finito il liceo mi sono iscritto a Scienze Biologiche all’Università di Torino e poi mi sono trasferito a Genova dove mi sono laureato. 

Sono diventato ricercatore a Genova nel 2000, dove ho lavorato fino al 2011. Quelli sono stati anni molto formativi, non avevo ancora molti impegni familiari e ho potuto fare la vera vita del biologo marino, esplorando tanti luoghi del mondo e vivendo l’avventura della ricerca “sul campo”. 

Perché non la fai vivere un po’ anche a noi, questa avventura…?

Ho partecipato a diverse spedizioni in Antartide a scopo subacqueo. Come gruppo di ricerca a Genova abbiamo sempre studiato soprattutto le spugne e abbiamo fatto alcune scoperte importanti sul ruolo delle spugne in Antartide. 

Quindi anche le spugne custodiscono segreti che possono sorprenderci? Parlaci di una scoperta interessante.

Una su tutte: lo scheletro siliceo. Le spicole che producono lo scheletro nelle spugne antartiche sono spesso molto lunghe e abbiamo dimostrato che hanno le proprietà di una fibra ottica e trasmettono la luce.

E tutto ciò cosa implica?

Abbiamo ipotizzato che possano avere una funzione biologica e ciò ha innescato, in diversi laboratori stranieri, ulteriori ricerche in tale direzione, che forniranno nuove conoscenze e risposte. 

Avventure gelide, comunque…

Si, però ho lavorato anche in posti caldi, dalle Seychelles, ai Caraibi. E poi anche in Mediterraneo. Ora stiamo completando uno studio in Adriatico per cercare di proteggere habitat importanti per la pesca e per la biodiversità in generale. Anche gli effetti dei cambiamenti climatici sugli organismi marini sono tra le emergenze più preoccupanti.

Svolgete anche ricerche nell’Area marina Protetta di Portofino e alla Gallinara.

Sì, a Portofino stiamo facendo ricerche sul corallo rosso. 

Alla Gallinara invece stiamo ripristinando sia una popolazione di corallo rosso, visto che si ha notizia che storicamente esistesse ma poi, probabilmente a causa della raccolta a scopo commerciale, è andato perduto completamente, sia di un’altra specie di animale che appartiene sempre allo stesso ordine del corallo rosso, una gorgonia in grado di creare un importante effetto foresta sui fondali.

E in Monferrato, ogni tanto ci ritorni?

Sì, di tanto in tanto ci si ritrova con tutta la famiglia in campagna. 

Come si vive ad Ancona, in città?

Ad Ancona vivo sì in città, ma in una zona verde, e sono riuscito a mantenere il contatto con l’ambiente naturale. 

Ho fatto un orto, con alcuni tralci di vite e quando ci sono momenti complicati o tensioni il contatto con la terra e il lavoro nell’orto sono molto utili per sgombrare la testa dai pensieri.

Solo perché non puoi andare sott’acqua, sennò... 

Ah sì, quando sono sott’acqua… è la pace!


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Veronica Spinoglio

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