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Monfrà Jazz Fest
Paolo Jannacci si racconta: «Tutta l'energia di mio padre Enzo e fino a 17 anni ero Paolino»
Giovedì 11 settembre al Municipale anche il Riccardo Marchese 5et

Neanche il tempo di finire con un brindisi, che il Monfrà Jazz Fest porta sul palco del Teatro Municipale un cognome che è entrato nel firmamento della musica italiana. Giovedì 11 settembre alle ore 21 un doppio imperdibile appuntamento: la prima assoluta del Riccardo Marchese 5et “Life is a Motion Picture”, con alcuni dei migliori talenti jazz under 30 del panorama italiano e, a seguire, Paolo Jannacci con Enzo Gentile in “Ecco tutto qui, tutto quello che avreste voluto sapere di Enzo Jannacci e non avete mai osato chiedere”, in uno spettacolo dedicato all’istrionica figura di un artista dal grande talento e generosità scomparso nel 2013 e che ha lasciato un’impronta indelebile nel mondo della canzone e dello spettacolo italiano a partire dalla fine degli anni Cinquanta.
Protagonista della nostra intervista, è proprio Paolo Jannacci, figlio d’arte, musicista dal talento cristallino, che ci ha raccontato la sua visione d’artista e da protagonista del mondo della musica. Per i biglietti della serata, www.monjazzfest.it.
Come è stato vivere una vita con Enzo Jannacci?
L’ho vissuta fortunatamente bene, papà era una persona illuminata, con tutte le sue luci e le sue ombre. Da lui ho imparato molto, mi ha trasmesso la sua vocazione per l’essere umano, sia per la cura che la ricerca psicologica. Aveva il desiderio di lavorare sul palcoscenico e lì, detto in maniera scanzonata, ti “fai la vita”. Quando sali sul palco, impari molto di più, rispetto a chi ha occupa un posto fisso. Ho riso tanto con lui e siamo stati molto bene insieme.
Il sogno che ha inseguito sin da piccolo…
Inizialmente volevo fare il pilota, poi un colonnello mi ha suggerito “ma dove va con quell’occhio lì”, poi l’altro sogno è stato approfondire il mio talento con la musica e con le vibrazioni.
Medico e musicista: suo padre come conciliava le due professioni?
Ha sempre avuto una incredibile energia anche quando era in là con l’età e riusciva a ritagliarsi il momento più opportuno per seguire prima i suoi mutuati, i suoi pazienti. Una energia che gli permetteva di fare di tutto di più, film, colonne sonore, riprese video, dischi…arrangiamenti. Cose che neanche un artista affermato riuscirebbe a fare e forse neanche io. Probabilmente lui, grazie a questa energia ha scartato il superfluo andando sempre in una direzione corretta. Senza perdersi nel particolare.
Lei è padre di un’adolescente e docente di musica. Come vede i giovani d’oggi?
I giovani d’oggi sono il nostro futuro, sono la nostra linfa vitale e sta a noi insegnare il meglio. Non ho una visione pessimistica, i miei ragazzi sono splendidi, forse perché hanno scelto di diventare degli artisti: questo motivo li eleva. Scegliere questa professione ti fa fare una vita di sacrifici e accettando tutto questo, ti porti a un altro livello. Tutti gli studenti che frequento sono sempre stati sempre eccezionali. Accettano di mettersi in una condizione di difficoltà, essere artista significa essere abile psicologo e dimostrare di essere un tecnico. Anche un po’ imprenditore. I giovani d’oggi sanno comunque rispettare determinati valori, chi non li rispetta è perché non ha avuto un modello genitoriale importante.
Prima Paolino e poi divenne Paolo…
A 17 anni, ero a scuola e ho capito che quella sarebbe stata la mia vita. Ho avuto la fortuna di avere avuto in dono le prime tecnologie dai miei genitori e da lì ho cominciato la mia produzione. Poi non mi sono più fermato. Per adesso è ancora quello che voglio fare.
Come si concilieranno musica e parole sul palco del Municipale?
Enzo Gentile è un grandissimo che scrive di musica, sin dai primi Anni ’70. Ha sviluppato una grande amicizia con papà e insieme abbiamo scritto questo libro che ci è stato richiesto da Hoepli. Un libro che va molto bene, grazie a Enzo Gentile e non grazie a me che faccio casino, e quindi abbiamo allestito questo racconto del papà alimentato dalle canzoni che canto. Un appuntamento distensivo e divertente!
Milano: come siete legati a questa città?
Tutte le immagini che ho dal punto di vista scenografico riguardano Milano: il tram è immagine futuristica che mi viene in mente per descrivere la città. Il colore delle mura e del cemento, le strade bagnate dalla pioggia, poi la periferia che diventa centro, il rapporto di odio e di amore verso la “nostra” Milano fa da sottofondo anche alle mie composizioni…
Quale società racconterebbe Enzo Jannacci e come la canterebbe?
Una bella domanda. Canterebbe un 90% di disastri e il 10 % di risoluzione di essi. E con l’ultima quartina ci darebbe l’impulso per risollevarci da questa spirale egoistica e fratricida in cui ci stiamo cacciando.
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