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Conzano

Graphic novel d’Egitto: Drovetti eroe... a colori

Incontro dedicato al Console Generale di Francia

A Conzano. Roberto Albertini insieme ad Antonio Rocco Labanca

Il Console Generale di Francia in Egitto Bernardino Drovetti eroe “a colori” su tavola, una sagace “fusione” fra Dylan Dog, Corto Maltese e Tex Willer ai piedi delle Piramidi. È l’originale progetto dell’illustratore, grafico pubblicitario e art director torinese Roberto Albertini che con la sua graphic novel “Bernardino Drovetti. Il Piemontese alla conquista dell’Egitto” si è reso protagonista domenica pomeriggio, nell’Oratorio di San Biagio, del secondo incontro dedicato agli albori “subalpini” dell’egittologia. Con lui hanno dialogato, salutati dal Sindaco Emanuele Demaria, lo storico Roberto Coaloa e Antonio Rocco Labanca, titolare e direttore responsabile di Mille, la casa editrice che ha dato alle stampe la serie animata, collocata nella collana Mistral.

Albertini dà voce e amplifica l’eco di un personaggio, quello di Bernardino Drovetti, ancora oggi relegato alla storiografia “minore”, e sceglie, con uno stile personale, di utilizzare la tavola come una serie di impressioni “flash”, una sequenza emozionale ispirata al cinema più che una classica cronologia ordinata di avventure.

Bernardino Michele Maria Drovetti nacque a Barbania, nel Canavese, il 7 gennaio 1776 dal notaio Giorgio Francesco e dalla Contessa Anna Vittoria Vacca. Fin da giovane la fantasia lo condusse a immaginarsi artefice di eroiche imprese militari e avventurose esplorazioni in terre misteriose. Nel 1794 conseguì la laurea in Legge ma dopo due anni di apprendistato abbandonò lo studio notarile del padre. Ottenuta la cittadinanza francese, sposò la causa rivoluzionaria, si unì all’armata napoleonica nella Prima Campagna d’Italia e sul campo di Marengo combatté a fianco di Gioacchino Murat. La brillante carriera militare gli spalancò le porte della politica: i Francesi indicarono, infatti, il condottiero di Barbania Console Generale in Egitto. In terra d’Africa Drovetti si guadagnò le simpatie del Governatore Mehmet Alì e nel 1807 il suo appoggio si rivelò fondamentale per scacciare i nemici comuni britannici. Perduto l’incarico di Console con la caduta di Napoleone, lo riacquisì pochi anni dopo, nel 1821, grazie a Re Luigi XVIII. Nel frattempo, un’inedita Egittomania prese a contagiare l’Europa che riabbracciava i suoi soldati di ritorno dalle battaglie a sud del Mediterraneo, lì meravigliati da tanta bellezza. Sulle rive del Nilo Drovetti iniziò ad acquistare in blocco reperti da “improvvisati” tombaroli, ricercatori, antiquari e proprietari di bazaar, diventando un commerciante di antichità e contribuendo al loro ritrovamento. Tuttavia, il Conte di Barbania ebbe a fronteggiare la concorrenza dell’egittologo padovano Giovanni Battista Belzoni, quest’ultimo al servizio degli Inglesi. Ne seguì un’aspra “guerra” combattuta a suon di scavi e spedizioni e costellata da ripetuti mutui spionaggi, fino allo scontro reale, avvenuto nel 1818, fra la comitiva piemontese e quella veneta. Belzoni scelse di abbandonare per sempre le Piramidi.

Fra le pagine de “Il Piemontese alla conquista dell’Egitto”, Albertini fa comparire in una tavola il personaggio “cult” di Carlo Vidua: Drovetti e il Conte di Conzano si conobbero infatti nel regno dei Faraoni il 9 gennaio 1820. Il secondo non riuscì a visionare “dal vivo” la collezione del collega canavesano, stivata nel porto di Livorno e pronta per costituire il nucleo fondante del Museo Egizio di Torino, ma fu comunque in grado di sognare, a buon rendere, il radioso futuro del Piemonte quale faro della divulgazione egittologica nel Bel Paese. 


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