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Mossi&Ghisolfi ha investito 150 milioni per lo stabilimento di Crescentino

Mercoledì è stato ufficialmente inaugurato il nuovo stabilimento della Mossi&Ghisolfi di Crescentino. Il nuovo centro di bioraffinazione è il primo al mondo a produrre bioetanolo di seconda generazione e va ad inserirsi nel carnet industriale di una multinazionale chimica seconda in Italia solo a Eni Versalis. La bioraffineria di Crescentino è di proprietà di Beta Renewables, joint venture tra Biochemtex, società di ingegneria del gruppo Mossi Ghisolfi, il fondo americano TPG (Texas Pacific Group) e il leader mondiale della bio-innovazione, la danese Novozymes. L’impianto è frutto di un investimento da 150 milioni di euro, che ha puntato sulla chimica sostenibile e ha portato l’Italia a conquistare una posizione di avanguardia tecnologica a livello mondiale, in un settore industriale strategico. Il progetto è stato sostenuto dalla Commissione Europea nell’ambito del Settimo Programma Quadro per la ricerca e lo sviluppo. La bioraffineria, che occupa una superficie pari a 15 ettari, avrà ricadute positive sul territorio in termini di occupazione impiegando un centinaio di addetti diretti e circa 200 indiretti. Entrato in funzione a gennaio 2013, a regime avrà una capacità produttiva di 75 milioni di litri all’anno di bioetanolo di seconda generazione destinato al mercato europeo. Lo stabilimento è totalmente autosufficiente per quanto riguarda i consumi energetici (13MW di energia elettrica prodotti utilizzando la lignina) e non produce reflui derivanti dalla produzione industriale, assicurando un riciclo dell’acqua pari al 100%. Per realizzarlo sono state necessarie 1.500 tonnellate di acciaio, 1.400 tonnellate di tubazioni e valvole e 18 km di tubature sotterranee e sono stati impiegati ben 370 macchinari. La multinazionale, nei mesi scorsi, ha stretto un forte rapporto con l’Istituto Superiore Sobrero di Casale, nel quale segue e cresce i migliori studenti per poi offrire loro un contratto di lavoro. Da questa sinergia sono già stati stipulati più di una decina di contratti tra l’azienda e gli studenti.

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Emanuela Pastorelli

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