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Amianto: ottocento morti senza volto

Centocinquanta faldoni, 200mila pagine, 2900 vittime. Sono i numeri dell'inchiesta condotta dalla Procura di Torino sui disastri provocati dall'amianto e firmata dal magistrato Raffaele Guariniello che ha ipotizzato i reati di disastro doloso e di omissione dolosa di misure antifortunistiche. Quattro gli indagati, divenuto poi due perché uno, il belga Emsen è scomparso la scorsa estate a causa di un incidente nautico mentre per un altro, Thomas Schmidheiny è stata chiesta l'archiviazione probabilmente perché è subentrato alla guida del settore amianto al fratello Stephan agli inizi degli anni Novanta quando in Italia la produzione era ormai cessata. Restano dunque il fratello Stephan Schmidheiny, appunto, e il barone belga Louis Cartier de la Marchienne. Una indagine imponente, con una mole enorme di documenti, di perizie sugli stabilimenti e sulle persone, sulla struttura societaria per capire «chi-comandava-chi» nelle varie articolazioni di una struttura multinazionale e poi documenti veri e propri per esempio sulla presenza di fibre di amianto all'interno degli stabilimenti, così come corrispondenza aziendale, testimonianze, documentazione clinica delle persone danneggiate o uccise dall'amianto, poi i verbali con la trascrizione degli interrogatori e la documentazione prodotta dalle parti, quei 2900 nomi che oggi chiedono giustizia e dall'altra parte coloro che la magistratura ha individuato come possibili responsabili della lavorazione e produzione dell'amianto, e di tutte le conseguenze che ne sono derivate e che tuttora ne derivano. «De Cartier – spiega l'avvocato Sergio Bonetto, legale del Comitato Vertenza Amianto – è stato presidente della società belga fino al 1972 poi dopo la maggioranza è passata agli svizzeri. «Ma l'alternanza e al tempo stesso la compresenza di belgi e svizzeri alla guida e nelle società dell'amianto rappresenta un intreccio metodico che li vede non solo operativi nelle singole società ma anche nei cda nelle finanziarie che a loro volta controllavano quelle società, società sovranazionali tra cui le più importanti erano Eternit Svizzera ed Eternit Belgio...». Quasi tremila vittime in tutta Italia di cui circa 650 a Napoli, un centinaio in Emilia e il resto, oltre 2000, a Casale. Ma circa 700, 800 nomi non compaiono – invece – nella lunghissima lista delle vittime o dei familiari che hanno aderito al maxiesposto, che conta circa 1100 parti lese; 700, 800 persone che sono di fatto completamente sfuggite all'azione di mutuo sostegno messa in piedi da sindacati e associazioni con lo scopo di ottenere giustizia, di presentare il conto ai responsabili della strage. Elenchi che probabilmente la magistratura ha costruito incrociando le banche dati di enti sanitari e assistenziali, il registro tumori e l'Inail, per esempio, e che inducono le organizzazioni sindacali a lanciare un appello a tutti coloro che sono stati colpiti dall'amianto a farsi avanti per partecipare al maxiesposto e rafforzare ulteriormente l'azione legale. Un appello del Comitato Vertenza Amianto e della Uil che ha organizzato mercoledì una conferenza stampa a cui hanno preso parte il segretario provinciale Mauro Casucci, Aldo Gregori, presidente della Associazione Diritti Anziani, Francesco Lanziani, responsabile Feneal e Luigi Ferrando che segue il settore pensionati. «Siamo consapevoli che ci sono ancora tante persone che non hanno ancora iniziato alcun iter per vedere tutelati i propri diritti», dicono. «Il rinvio a giudizio – ci auguriamo – è ormai imminente e questo è il momento di farsi avanti». Le indagini erano state chiuse il 27 luglio poi c'era stata la pausa estiva e dal 15 settembre c'è stata nuovamente la decorrenza dei termini- per gli indagati – cui spettavano 20 giorni per proporre ulteriori indagini, produrre documenti o chiedere di essere sentiti. Fase scaduta da pochi giorni. A questo punto la Procura della Repubblica dovrà fare le sue proposte e tutti si attendono una richiesta di rinvio a giudizio che conterrà indicazione precise sui capi di imputazione genericamente formulati come omissione dolosa di misure antifortunistiche e disastro doloso. «E - spiega Bruno Pesce, coordinatore del Comitato vertenza amianto - proprio allo scopo di informare sugli ultimi sviluppi della vertenza e per invitare tutti coloro che ancora non si sono attivati per chiedere giustizia a farlo al più presto» si svolgerà un incontro pubblico al Salone Tartara. E può anche darsi che per quella data il rinvio a giudizio sia già stato formulato.

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Monica Quirino

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