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Al Santo Spirito

La Psichiatria non chiude... a mancare sono i medici

Parla Paolo Casamento direttore della struttura

«Non c’è alcun progetto che preveda la chiusura definitiva del SPDC di Casale Monferrato, non c’è alcuna revisione della struttura della SC Salute Mentale per quanto riguarda i punti di erogazione delle prestazioni sanitarie sul territorio provinciale, e non c’è nessun progetto di privilegiare un’area della Provincia di Alessandria rispetto ad un’altra».

È Paolo Casamento, direttore facente funzione della SC Psichiatria. che interviene per fugare ogni dubbio circa il futuro della struttura psichiatrica del Santo Spirito. «La Direzione dell’ASL AL - dice Casamento - sia nella componente di vertice strategico che operativo sul territorio, ha la piena consapevolezza che bisogna offrire a tutti i cittadini della ASL di Alessandria idonei livelli di assistenza, salvaguardando l’attuale morfologia strutturale del servizio. Spero così di aver fugato i dubbi circa l’esistenza di piani oscuri e non divulgabili». Dubbi espressi di recenti da alcune forze politiche cittadine.

Gravissima crisi di sistema

Casamento si sofferma ad analizzare la realtà: «E’ in atto una gravissima crisi di sistema che riguarda l’adeguatezza del numero dei medici specialisti rispetto alle esigenze di salute della popolazione, e in special modo nella disciplina della Psichiatria. Tale crisi ha colpito più duramente l’Area Nord della Provincia, ma è il servizio nella sua interezza ad esser stato pesantemente colpito».

I numeri sono impietosi ed esplicativi: la Legge Regionale 357/97 che stabilisce gli standard strutturali e gestionali della SC Salute Mentale, per un’azienda che opera su un bacino di utenza potenziale di 450.000 abitanti come l’ASL AL prevede in organico una forchetta di 32 – 36 psichiatri. Direzioni Generali precedenti a questa, per motivi vari, hanno stabilito che il fabbisogno di psichiatri è di 26. Al 31 agosto saranno in servizio nell’ASL AL 12 psichiatri.

Sottolinea Casamento: «Quindi, a seconda che si assuma il parametro di legge o il fabbisogno riconosciuto dall’Azienda, mancano all’appello 20 o 14 medici. Per un servizio a tecnologia umana qual è il servizio psichiatrico, è evidente il formidabile impatto di una simile situazione, a cui si cerca quotidianamente di sopperire con spirito di servizio. E’ in questo contesto che matura la scelta dolorosa ma inevitabile di sospendere temporaneamente l’attività del SPDC di Casale Monferrato per garantire la sopravvivenza del servizio e dell’attività sanitaria correlata. In questi anni si è tentato tutto il possibile per ovviare ad una crisi di tale severità, promuovendo numerosi concorsi che purtroppo non hanno dato i risultati auspicati in termini di incremento del personale medico e ricercando presso cooperative di servizi i medici che avrebbero potuto scongiurare le misure drastiche che si sono assunte. E’ prova di un tale atteggiamento l’imminente espletamento (settembre) di un ulteriore, nuovo concorso al quale si sono iscritti trenta candidati, tra specialisti e specializzandi, e nel quale riponiamo non poche speranze per un rilancio operativo del servizio da realizzarsi entro fine anno, epoca in cui solitamente si concludono i percorsi formativi degli specializzandi». La riapertura del SPDC di Casale Monferrato non è subordinata all’acquisizione di tutti gli psichiatri mancanti. E’ sufficiente - dice il dirigente - l’acquisizione di 10 medici per poter riaprire con la necessaria stabilità il reparto e ridare nuovo fiato ai CSM dell’Area Nord (Casale e Alessandria-Valenza).

Completare gli organici CSM

Il primo step, di necessità, deve essere quello di completare gli organici dei CSM dell’Area Nord: «Fattori come l’inadeguata programmazione in termini di fabbisogno dei percorsi formativi a livello nazionale ha fatto sì che il numero di specialisti è del tutto insufficiente a coprire i vuoti di organico, che si ampliano sempre di più per la continua emorragia dovuta ai tantissimi pensionamenti. Il fenomeno che si realizza è che le città, sede di scuole di specializzazione, come Torino, Novara, Genova e Pavia, riassorbono la maggior parte degli specialisti che formano e in periferia non arriva quasi più nessuno. Anche le strutture private e convenzionate piemontesi soffrono la stessa carenza. Infine, per i giovani medici vi è un evidente potere di attrazione che i grandi centri esercitano rispetto alla “provincia”: visibilità, possibilità di fare ricerca».

Cosa fare? Per Casamento bisogna continuare nella ricerca di personale, ma nel contempo attivare tutte le risorse possibili, ivi comprese quelle economiche che la pandemia covid ha messo a disposizione delle Aziende, per potenziare il Servizio.

«Quando mi sono specializzato - precisa Casamento - per un posto di psichiatra c’erano cinquanta concorrenti: la competizione era tra medici. Oggi, ogni psichiatra che partecipa ad un concorso ha almeno tre-quattro opzioni tra cui scegliere: la competizione si è spostata tra le aziende. Ciò implica che bisogna competere sui progetti innovativi da un lato e, possibilmente, sui benefit da offrire ai giovani medici che magari provengono da regioni d’Italia lontane, così da rendere più appetibile la scelta del nostro territorio». Con quali progetti? Il direttore ne cita due: l’assistenza ai pazienti autistici adulti già avviato, e attraverso il quale ottenere i finanziamenti ad hoc che la Regione mette a disposizione, o percorsi specifici per i disturbi alimentari avviando delle collaborazioni con i centri universitari, sembrano avere quelle caratteristiche di attrattività, in grado di orientare le scelte dei giovani medici verso l’ASL AL.


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