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Riflessione

Coronavirus: la "prima linea" della pallavolo

Infermieri, farmacisti, rianimatori e coordinatori della Protezione Civile. Le storie di tanti protagonisti della pallavolo che sono "scesi in campo" in questa fase di emergenza

Lo sport. La descrizione di un gesto tecnico. Il racconto di una partita. L’emozione per una vittoria e la delusione per una sconfitta. L’impegno di un gruppo alla base del raggiungimento di un obiettivo. Quello a cui siamo abituati è questo. Ma le persone che “animano” settimanalmente le cronache sportive, sono uomini e donne con un lavoro, con delle responsabilità. Mai come in questi giorni ci si accorge quanto sia importante la cosìdetta “prima linea”, quella composta da chi aiuta la popolazione ad uscire da un momento difficile. Li hanno chiamati eroi. Si sono finalmente accorti di loro. Ma all’interno di questo piccolo viaggio ci accorgeremo che loro non si ritengono tali. Sono solo persone che hanno scelto un lavoro e che cercano ogni giorno di svolgerlo al meglio. Di questa improvvisa notorietà avrebbero volentieri fatto a meno. Lo spunto per questo piccolo racconto me l’ha offerto lo sport che seguo ormai da più di 20 anni: la pallavolo. Atleti, dirigenti, allenatori, genitori, coniugi... un mondo senza confini.

Iniziamo questo lungo percorso con il DS della Junior Volley Casale, dottor Pietro Del Nero, da molti anni in servizio presso l’ospedale Santo Spirito: “La situazione è critica. I miei colleghi ed io praticamente viviamo più in ospedale che a casa e quando raggiungiamo le mura domestiche stiamo attenti ai dettagli per non rischiare di infettare i nostri famigliari. Giro per casa con la mascherina ed uno degli aspetti che più preoccupa è quello legato alla tenuta fisica e nervosa. Da tre settimane non pensiamo ad altro che a trovare il modo per guarire le persone. Nonostante ciò è imperativo essere ottimisti perché in caso contrario è impossibile trovare le energie per combattere questa guerra. In questi giorni abbiamo dimesso dalla rianimazione il primo paziente guarito. Quando ha telefonato a casa per comunicarlo ai genitori per noi è stato come vincere un mondiale. Sono queste le cose che ci danno morale, forza e coraggio”. Infermiera presso un reparto COVID nell’ospedale Cardinal Massaia di Asti, è Valentina Soriani: “Il mio reparto tre settimane fa è stato convertito a reparto COVID e tutto è cambiato. Abbiamo dovuto rivedere la nostra routine, il nostro modo di lavorare con tutte le difficoltà che comporta una patologia nuova e completamente sconosciuta. L’unica certezza è la sua pericolosità. E’ complicato, non sappiamo quando finirà, ma teniamo duro anche e soprattutto dal punto di vista psicologico. Ognuno di noi ha una famiglia e sa di essere potenzialmente contagioso per cui cerchiamo di svolgere il nostro lavoro in assoluta protezione. E’ un’esperienza che tocca tutti e tutti possono dare una mano affinchè finisca presto, anche semplicemente restando a casa”. C’è poi il mondo delle farmacie, che andiamo ad analizzare con Martina Fracchia (Euromac Mix EVO) e Maria Giulia Prato (WIP Volley Villanova). “Francamente sono un po’ arrabbiata – dichiara Martina – perché alcuni nostri politici non hanno ben compreso le condizioni nelle quali lavoriamo. Senza nulla togliere a medici ed infermieri, dico che la categoria dei farmacisti è altamente a rischio e non sempre è protetta nella maniera adeguata. A Spinetta dove lavoro il nostro titolare ha provveduto personalmente a dotarci delle mascherine giuste, ma non è così in tutti gli esercizi del territorio nazionale. Da noi arriva gente di continuo. Persone anziane che passano anche tutti i giorni e che non hanno ben compreso la situazione. Non possono chiamare di continuo il medico e allora che fanno? Vengono in farmacia. E’ lunga, non vedo uno spiraglio (restando ottimisti) prima di maggio o giugno. C’è ancora troppa gente in giro”. “A Morano Po, nella farmacia dove lavoro – commenta Maria Giulia – una grossa mano ce la da la Protezione Civile. Il lavoro è aumentato, ma ci si è organizzati con i medici e con i volontari che al martedì e al venerdì passano a prendere i farmaci prescritti e vanno a consegnarli alle persone che non possono uscire di casa. Evitare il più possibile i contatti diretti per una questione di sicurezza e cercare soluzioni tramite il dialogo telefonico. Trovo che ci sia molta disinformazione, dovuta per lo più ad una interpretazione sbagliata di tutto quello che passa in TV o sul WEB. Il nostro ruolo deve essere anche quello di tranquillizzare le persone con parole semplici e comprensibili, perché in questo momento di caos è facile cadere in preda al panico. Vorrei che a fine emergenza la figura del farmacista venga rivalutata; non dobbiamo essere visti come dei semplici dispensatori di farmaci”.

Fabio Leuzzi, presidente della WIP Volley Villanova, è il responsabile della Protezione Civile di Frassineto: “Siamo una squadra composta da 14 persone che si è riformata un anno fa dopo il corso obbligatorio che i volontari devono superare. La Protezione Civile in Italia è operativa solo per montare le tende e per cucinare, poi deve restare a disposizione in caso di emergenza, in appoggio a forze dell’ordine, vigili del fuoco, ecc. A Frassineto abbiamo un ruolo importante perché il nostro COM 3 provinciale abbraccia altri comuni a noi vicini. Cerchiamo di operare nel miglior modo possibile. Ad oggi abbiamo rivolto la nostra attenzione in particolare agli anziani, a tutti gli over 65 che non devono uscire di casa e che vanno aiutati. Dopo aver consegnato un volantino con le istruzioni tramite un servizio a mano porta a porta, in collaborazione con i negozi di alimentari del paese e con la farmacia, terminiamo il nostro giro entro mezzogiorno per portare a tutti la spesa e i farmaci. Ci occupiamo di garantire le mascherine e, grazie alla collaborazione con i vivaisti del nostro territorio, le accompagneremo con dei fiori da consegnare a tutte le donne di Frassineto. Un gesto semplice, ma che in questa emergenza può essere importante e gradito”.

Silvia Genta, allenatrice PGS Ardor, è volontaria presso la CRI. “Non potendo più svolgere le mie attività lavorative e non riuscendo a restare con le mani in mano, ho scritto una e-mail alla Croce Rossa perché sapevo che stavano cercando personale. Volontari temporanei, in appoggio alla CRI ed alla Protezione Civile. Si è seguito un corso on-line e poi si è diventati operativi. Dal servizio di misurazione della temperatura corporea davanti all’ospedale, alla consegna della spesa a chi ha bisogno di assistenza, fino alla distribuzione della mascherine casa per casa. Sarà molto bello poter raccontare ai bambini (una voltaterminata l’emergenza) come si possa essere utili nei momenti difficili e le generazioni future sono brave ad apprendere valori che possono fare di loro degli uomini e delle donne migliori per la società”.

Serena Delmiglio lavora nel nostro ospedale cittadino: “Il mio impegno è relativo al reparto di fisioterapia, ma in questo periodo di emergenza siamo stati assegnati ad un'altra funzione. Chi lavora nei reparti COVID è estremamente impegnato e i turni sono massacranti. Il nostro aiuto consiste nel filtrare le telefonate che costantemente giungono da parte dei parenti dei ricoverati che, non potendo avere un contatto diretto, chiedono informazioni sul loro stato di salute. Se è dura? Diciamo che quello che viene mostrato in TV è la realtà, nuda e cruda. E’ complicato trovare le parole per definire una situazione del genere”.

Giorgia Del Nero, capitana Euromac Mix EVO, presta servizio di fisioterapista presso una studio medico a Vercelli e in una casa di riposo a Cantavenna: “La scorsa settimana lo studio ha temporaneamente chiuso ed ora sono totalmente a disposizione della casa di riposo. Che dire? Lavoriamo con le dovute protezioni e precauzioni e per fortuna ad oggi non abbiamo ancora un caso di positività all’interno della struttura. Tuttavia il morale degli ospiti non può essere alto perché non ricevono da tempo visite dai parenti. Il nostro compito è anche quello di strappare un sorriso a queste persone. Per il resto, cerco di trascorrere il mio tempo libero rifugiandomi in vecchie passioni, come ad esempio quella per la chitarra. Non vedo l’ora che si possa tornare alla normalità”.

Un ruolo fondamentale nella nostra comunità lo svolge l’Oftal. A far parte del suo Consiglio c’è Andrea Bersano, dirigente della Fortitudo Occimiano e stimato fisioterapista casalese. “Stiamo sperimentando in prima persona cosa voglia dire la solitudine. Rimanere isolati. Non più un concetto astratto ma la realtà che ci farà riflettere ed agire nei rapporti interpersonali quando tutto questo finirà. Per la prima volta dal 1858 non ci sarà il pellegrinaggio a Lourdes (momentaneamente chiuso) e ciò ci lascia spiazzati. L’indulgenza concessa dal Santo Padre per chi non ha potuto ricevere nemmeno l’estrema unzione è una cosa devastante. Pensare ai famigliari delle vittime, al loro senso di vuoto. Mai come in questo momento è preziosa una telefonata, una parola verso il prossimo ed i nostri cari. Lo sport può aiutarci a ricompattarci a fine emergenza, ma è proprio facendo squadra che si può raggiungere prima l’obiettivo”.

Il volley maschile è l’anello di congiunzione tra Fortitudo e Pallavolo Acqui e ci apre un altro collegamento. Quello con Simona Scagliotti, mamma di Filippo Bisoglio (classe 2005 e promessa della pallavolo regionale, ora in forza al sodalizio termale). Simona lavora come infermiera all’ospedale infantile di Alessandria: “Quando è iniziata questa epidemia sinceramente non credevo che si trasformasse in questa tragedia. E’ accaduto tutto in fretta ed anche l’ospedale dove presto servizio ha dovuto aprire le porte ad ammalati con una fascia di età più alta. Non esistono turni, si lavora a ciclo continuo e quando si arriva a casa si prova a chiudere una porta per aprirne un’altra. Ma non è facile. Non avevo mai visto niente di simile. I bambini? Ora iniziano ad arrivare anche loro. Hanno un modo di affrontare il virus molto diverso dagli adulti (per fortuna), ma si ammalano e vanno curati con estrema attenzione. Non abbiamo tempo per sentirci degli eroi e non lo siamo. Cerchiamo di proteggerci nel miglior modo possibile e di aiutare gli ammalati, che nella nostra Provincia purtroppo sono tanti”.

Alberto Bruzzese, marito dell’ex libero e bandiera juniorina Giorgia Imarisio, presta servizio da anni nei Vigili del Fuoco: “Il mio Comando è a Biella, ma le direttive sono le stesse per tutti. I turni sono stati cambiati; 24 ore e 72 di riposo. Questo per diminuire i contatti anche tra di noi, perché una positività in caserma significa la chiusura del presidio stesso e di conseguenza diventa un grosso problema per la popolazione. Ridotto al mimino il personale in servizio e ridotti anche gli interventi che non sono strettamente indispensabili ed urgenti. Diciamo che ora siamo in appoggio al 118 quando si deve entrare (ad esempio) in casa di persone sole che abbiano avuto un incidente domestico o che si siano sentite male. Agiamo in totale protezione, con tute e maschere ed una volta terminato veniamo sottoposti a disinfezione sul posto, proprio per non portare batteri in caserma. Quello che più fa paura è il positivo asintomatico e le precauzioni vengono prese proprio in relazione a questo inquietante interrogativo”.

Chiudiamo il cerchio con una rappresentante del Consiglio Comunale. Una di quelle persone che hanno messo Casale Monferrato al centro delle proprie giornate con uno svariato numero di iniziative. Dalla consegna delle mascherine all’assistenza alle persone bisognose; dalle lunghe sedute in Municipio per organizzare il da farsi, alla operatività sul campo. Monica Mellina, ex giocatrice ed ora allenatrice di pallavolo a Crescentino: “Le giornate sono lunghe ed impegnative, ma è nostro dovere essere sul campo in prima persona. Tanti consiglieri hanno deciso di dare una mano alla Protezione Civile e grazie alle direttive di Enzo Amich (Capo di Gabinetto), ci si muove in maniera organizzata. Siamo tutti protetti e passiamo dalla distribuzione delle mascherine all’imbustamento delle stesse, divisi in 4-5 squadre con un Vigile Urbano in appoggio. Le zone da servire sono tante e se vediamo un’anziano in giro senza mascherina, gliela forniamo direttamente. Il simbolo della rinascita è il canarino che è stato donato alla Protezione Civile da Rossanna Esposito e che apparteneva a suo padre, deceduto per COVID 19. Rossana è una ex pallavolista, è una donna forte, la più forte. Un esempio da seguire. Un anno fa aveva perso il marito per mesotelioma ed ora il papà Edoardo per Coronavirus, eppure è lì a darci forza e coraggio”.

Lo sport. La descrizione di un gesto tecnico. Il racconto di una partita. L’emozione per una vittoria e la delusione per una sconfitta. Forse, ad emergenza finita, guarderemo tutto ciò con un’altra prospettiva...


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