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  • 25 novembre 2020
  • Val Cerrina

Dalla Cascina Oliva

«La campagna monferrina è simbolo di pace e bellezza»

Una chiacchierata con Annita Dellavalle

Negli incontenibili spazi e nelle indefinibili forme che rallegrano l’anima e abbelliscono i cuori, ci sono luoghi, opere e persone che, spontaneamente, muovono emozioni coniugando abilità e originalità, discrezione e letture profonde, facezia e fantasia. Dall’arte alla musica, dalla letteratura all’architettura, in un volo trasversale, si accosta, in questi ambiti, la “scrittura curiosa” che, in pochi versi e qualche rima, cattura i profili più marcati dei nostri personaggi monferrini.

È la mano di Annita Dellavalle che, proprio nelle sue origini monferrine, tradisce una passione che è mai doma e dalla Cascina Oliva rigenera energia, sconfinando nei meandri di questa nobile terra di poeti e cavalieri, artisti, artigiani e intellettuali. L’abbiamo incontrata in quel di Fabiano e, con lei, condiviso il sentire di donna, letterata e artista, durante questi mesi di pandemia, così distanti dalla bellezza delle relazioni più autentiche, così poveri di dialoghi e parole.

«La pace e la bellezza di questi luoghi è certamente occasione di ristoro per l’anima e per la mente» ci racconta Annita che, di norma, trascorre i mesi più miti in Valcerrina, ripiegando quelli invernali a Torino, dove per 37 anni è stata insegnante di letteratura, storia, filosofia e latino.

«In campagna, ogni stagione offre, copiosi, i suoi frutti, fatti di colori e sapori, di luci e di atmosfere senza pari. Una magnificenza che non cambierei con altri luoghi al mondo. Sono qui le mie radici, il lavoro nei campi di mio padre e le attenzioni amorevoli di mia madre. Sono qui il mio uliveto, le piante da frutta, i miei fiori e il tepore dell’anima. Anche la solitudine, in luoghi come questi, è rinvigorente e salutare, nell’ascolto del silenzio, nel respiro dei profumi e nell’assaporare le prelibatezze dell’orto, cucinate oggi come un tempo, impreziosite dalle erbe officinali. Completano le mie giornate, poi, la lettura sfogliata al sole, le fusa di gattino e la socialità, ma rigorosamente a distanza. In questi mesi, anche per me, la tecnologia è risultata compagna preziosa, stridendo, di tanto in tanto, con la poesia del paesaggio e del lieto vivere. È vero - ci confida Annita, - amo la solitudine e scappo dal frastuono, ma sono di indole solare, socievole, curiosa e, altresì, desiderosa di dialoghi ascoltati, di sguardi osservati e di movimenti interpretati».

Oltre a scrivere i Profili Monferrini, Annita è da anni cultrice della lingua e letteratura piemontese e dei dialetti monferrini. Non di rado, nei nostri borghi e lungo queste colline, è stata ospite di incontri letterari e vernacolari, offrendo il suo carismatico talento di dicitrice appassionata. “Amo la letteratura piemontese, dal Risorgimento ai giorni nostri; in particolare, quella di Enzo Gandolfo, autore di una preziosa raccolta di opere teatrali e poetiche. Tra i contemporanei, invece, il mio riferimento più importante è stato il poeta e maestro Lorenzo Magrassi; del teatro vernacolare piemontese, Nino Costa. Malgrado la mia grande passione dialettale, però, i Profili Monferrini sono partiti in italiano ma, devo ammettere, sono stati una bella sorpresa e una grande soddisfazione”.

Ogni profilo, presuppone un contatto e una conoscenza più intima delle persone; aspetti fondamentali e indispensabili per entrare in empatia con l’interlocutore, cogliendo lo spirito e l’intensità dell’essenza umana. “Certamente, quando ho potuto incontrare di persona i miei profili, tutto è stato più facile. Talvolta, creare un contatto emotivo, specialmente al telefono, è difficoltoso, ma anche in queste situazioni, ho imparato ad affinare i sensi, cogliendo le sfumature delle parole e dei contenuti ed evitando interpretazioni personali”.

In questo lungo viaggio, che dura oramai da un anno e mezzo, Annita ha incontrato una grande varietà di persone, alcune delle quali, particolarmente curiose e sorprendenti. Tra le tante, il cantastorie dialettale Livio Capelli, l’artista cileno Momo Carrasco e l’eclettica Carla Rondano. “Livio è stato davvero originale nel comporre “Statnu ‘n ca (stattene a casa) una canzone monferrina che, ironizzando sul lockdown, ha saputo smorzare, divertendo, paure e tensioni. Carrasco, con i suoi murales, mi ha colpita per saper trasfondere vita alla parete nuda. Infine, Carla è una donna davvero singolare e poliedrica, capace di spaziare, con spontaneità e naturalezza, in ogni dove. Finita l’emergenza sanitaria, confido di poter conoscere di persona tutti i miei profili; magari, proprio qui alla Cascina Oliva, incantevole terrazza monferrina”.   


Profili monferrini

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