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Sabato scorso

"Città dell'Olio": una giornata storica per Olivola

Cerimonia e incontro

Piemonte, Alessandria, Monferrato, Olivola: è la rotta “virtuosa”, a nord-ovest, del cosiddetto “oro verde” che ha fiutato terreno fertile nel piccolo borgo, il primo nella Regione a fare sabato il suo ingresso ufficiale nelle fila delle circa cinquecento "Città dell’Olio" tricolore.

Una giornata “storica”, come l’ha definita il giornalista, esperto del settore agroalimentare e autore della guida “II Golosario” Paolo Massobrio, moderatore della cerimonia-convegno che ha avuto il suo culmine nella consegna della targa ufficiale e della bandiera al sindaco Gianmanuele Grossi da parte di Michele Sonnessa, presidente dell’Associazione Nazionale Città dell’Olio. L’ente, fondato nel 1994 a Larino, in Molise, opera attualmente a Villa Parigini di Monteriggioni, nel senese.

Al tavolo delle autorità al Salone San Pietro si sono seduti Enzo Amich, componente della IX Commissione Parlamentare, l’assessore regionale alla Cultura e al Turismo Vittoria Poggio e il collega referente all’Agricoltura Marco Protopapa, il presidente della Provincia di Alessandria Enrico Bussalino, il presidente del Consorzio Gran Monferrato Andrea Guerrera, il presidente del Consorzio Tutela Olio Evo Piemonte Marco Giachino, il sindaco di Casale Federico Riboldi e una nutrita rappresentanza di primi cittadini del territorio.

Si sono, inoltre, uniti con i loro rispettivi interventi il professor Vladimiro Cardenia, docente di Agraria all’Università di Torino, la biologa e nutrizionista Beatrice Giordano, Mauro Moro, direttore del Ristorante “I Due Buoi” e titolare di Olivola Apartments, e Anita Casamento Aquilino, alla conduzione dell’Azienda Agricola Oliviera. Ed è proprio quest’ultima che più di venticinque anni fa ha gettato le fondamenta del rinascimento olivicolo made in Monferrato.

Conquistata dalla bellezza dei luoghi, da lei definiti un “paradiso”, che era solita frequentare nei momenti liberi, Anita Casamento Aquilino ha appreso da alcuni contadini locali la storica presenza, documentata in tempi remoti e nondimeno testimoniata dalla stessa toponomastica, di uliveti a Olivola e nella vicina Moleto. Una presenza neanche troppo “silenziosa” in quanto si narra che proprio da queste terre veniva prodotto l’olio destinato alle regali mense di Casa Savoia. Il successivo irrigidimento del clima si è, tuttavia, reso responsabile dell’abbandono della coltivazione, vulnerabile sotto i 27° C.

A rilanciare il progetto di reintroduzione degli ulivi, oltre agli effetti del riscaldamento globale che hanno spostato l’asse dell’olivicoltura, hanno contribuito la felice posizione degli appezzamenti, sui quali la titolare dell’azienda agricola Oliviera ha proceduto alle prime piantumazioni, e la costante temperatura di 4 gradi più alta rispetto alle zone circostanti. In un quarto di secolo circa sono stati impiantati 1500 ulivi di 11 varietà diverse: una agguerrita “sfida” di resistenza che ha selezionato una manciata di “eroiche” eccellenze verdi, in primis la monocultivar di Bianchera. Le avversità metereologiche dell’anno trascorso, contraddistinto da lunghi periodi siccitosi interrotti da abbondanti e spesso rovinose precipitazioni spesso a carattere di grandine, hanno sottoposto a dura prova i terreni dell’Oliviera. Eppure, i “secolari” dell’Azienda hanno restituito delle rese di qualità e di buon valore stimato sui listini di mercato.

È quindi l’oleoturismo il prossimo, grande attore sul palcoscenico ricettivo-attrattivo del Sistema Monferrato? Si appoggiano su numeri considerevoli e interessanti percentuali le prospettive di sviluppo della prima provincia piemontese “certificata” dell’olio. Si enumerano 621 cultivar in Italia, ben il 40% dell’intera biodiversità olivicola mondiale. Ancora, 9,6 milioni di turisti enogastronomici attraversano il Bel Paese, 7 connazionali su dieci sperimentano almeno cinque esperienze a tema “cibo” negli ultimi tre viaggi, 21,6 milioni di persone dichiarano di voler abbracciare iniziative legate alla buona tavola e il 64% dei food traveller palesa vivo interesse nei confronti dell’oro verde e del suo immenso caleidoscopio di cultura e gusto.

Sono solo alcune delle rilevazioni snocciolate da Michele Sonnessa. Di concerto con i colleghi relatori intervenuti alla cerimonia-convegno, il presidente dell’Associazione Nazionale Città dell’Olio ha stimolato la necessità di informare e rendere consapevoli i consumatori riguardo il prodotto d’eccellenza, principe della Dieta Mediterranea e autentico farmaco, come lo ha definito la Food & Drug Administration, e le sue benefiche qualità intrinseche ma anche di formare a livello accademico-istituzionale una platea di professionisti, assaggiatori qualificati iscritti ad un apposito Albo ed esperti agronomi. Al riguardo, l’Università di Torino e il Consorzio Tutela Olio Evo Piemonte si stanno già muovendo nella direzione di scuole e percorsi accademico-formativi istituzionalizzati. 

Per Mauro Moro, alla direzione del Ristorante “I Due Buoi”, attore nella fortunata sinergia con Anita Casamento Aquilino e il Sindaco Gianmanuele Grossi che ha condotto al riconoscimento di “Città dell’Olio”, all’EVO olivolese è demandato un ruolo di vero e proprio ingrediente nei piatti del menù. L’imprenditore sta, peraltro, lavorando alla stesura di una Carta degli Oli del Monferrato a servizio del cliente-degustatore gourmet, sulla falsariga di quanto già realizzato dagli stellati Cracco e Osteria Francescana - rispettivamente 12 e 15 specialità in elenco.

Altrettanto ambizioso è, infine, il progetto, ribadito dal primo cittadino Riboldi, di un frantoio comune del territorio, a fornire un definitivo impulso a un territorio capace di regalare al Piemonte il suo primo “borgo della spremitura”.


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