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I taxisti di Casale: «Il lavoro è stato dimezzato del 50%. Coi treni si lavorerà di più»

I taxisti non vivono una stagione particolarmente felice. La professione resa nota dall’interpretazione cinematografica di Robert De Niro in Taxi Driver, pellicola del 1976 diretta da Martin Scorsese, complice la crisi, non sembra dispensare le soddisfazioni di un tempo. E’ chiaro che una stazione depotenziata, con la circolazione dei treni sull’unica linea Alessandria-Chivasso, non contribuisce ad incrementare le corse. L’annunciata riattivazione dei convogli sulla Casale-Mortara e sulla Casale-Vercelli, apre uno spiraglio di speranza.

Dicono i taxisti: «I treni devono tornare a transitare da Casale, anche per l’immagine turistica della città e del territorio. Se le corse saranno solo nei giorni feriali, non sarà però sufficiente. Ci sono milanesi disposti a venire in Monferrato di domenica ma, senza i treni, è un’occasione persa. Più corse, più treni, significa più gente e anche una maggiore sicurezza. Così com’è, di sera è un mortorio». Roberto Scarrone,  originario di Ottiglio, dopo una parentesi a Torino, si è stabilito a Casale Monferrato dove, da una trentina d’anni, fa il taxista. «I treni? Ben vengano anche se i soldi necessari per la riattivazione, sono pubblici e quindi nostri. Ma, se non saranno previste corse domenicali e nei giorni festivi, tutto sarà inutile. E’ il flusso turistico che va favorito; si sono perse opportunità uniche per la città e il territorio con Amazon che ha scelto Vercelli e ditte affermate quali Vipiana che se ne sono andate da Casale Monferrato».

E il lavoro del taxista ha ancora ragione di esistere? «Lavoriamo poco, il 50% in meno rispetto agli anni buoni. E’ stata il 2007 l’anno spartiacque, poi la crisi, alla Malpensa andiamo poco, non ci sono più industrie».

Giuseppe Miglietta è il decano dei taxisti casalesi: con 50 anni di attività e di versamenti contributivi, se ne va in pensione dopo aver ceduto la licenza. Da dodici, i taxisti sono ridotti a cinque. Aggiunge Franco Capelletto: «E’ chiaro che il ripristino dei treni è visto con favore perchè sarebbe in grado di portare più lavoro ma comunque la nostra è una professione che non dispensa più le soddisfazioni di un tempo. Si lavora molto meno».

Piergiorgio Dacasto, dice: «Le corse per Milano, da Vercelli e da Mortara, saranno in grado di incrementare il lavoro, molto ridotto rispetto al passato. Vedremo cosa ci riserverà il futuro: le premesse sono buone, le firme sul protocollo d’intesa sono state poste, vedremo se i tempi programmati per la riattivazione delle due linee saranno rispettati. E’ opportuno vigilare».

Potrebbe, la stazione, ospitare spazi dedicati alle associazioni onlus e Trenitalia ha annunciato l’installazione dell’ascensore. La sala d’attesa dalle volte affrescate che ritraggono locomotrici d’epoca necessita di restauri: una perdita d’acqua di qualche tempo fa ha prodotto crepe ed infiltrazioni di umidità nella parte vicina ai termosifoni. Come sono lontani i tempi in cui la stazione era ‘invasa’ dai famigliari dei militari di leva che arrivavano per i giuramenti. Centinaia e centinaia di persone, perlopiù famigliari di giovani provenienti dalle regioni meridionali ma anche del centronord che sostavano in stazione e lavoravano anche pizzerie, locali, alberghi. E come non ricordare anche i grandi treni, affollatissimi, i cosidetti diretti Cuneo-Asti-Casale-Milano Porta Genova del mattino e della sera con fermate a Moncalvo, Ozzano Monferrato e Candia Lomellina, e il Biella-Genova Brignole (il treno dei lanieri) con fermate a Vercelli, Casale Monferrato e Alessandria.


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Augusto Olearo

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