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Determina regionale

Consultorio familiare: prestazioni a rischio

Il Pd presenterà un’interrogazione in Consiglio

«Dal 1° ottobre si è venuti a conoscenza, per contatto diretto, che non è più possibile usufruire delle visite ginecologiche sia di prevenzione che di cura da parte del Consultorio Famigliare senza impegnativa del medico curante e senza pagamento del ticket». 

Lo comunica, con una lettera inviata alla nostra redazione, un gruppo di enti e associazioni: Donne Insieme, Associazione Mammeincerchio, Penelope APS, Coop Senape, Associazione Paolo Ferraris, Associazione CasaleBeneComune, Legambiente Casale, Partito Democratico Casale Monferrato, Avis Casale, Articolo Uno, CGIL Casale Monferrato, UIL Casale Monferrato, Collettivo Teatrale C.E.T.    

«Questi due ultimi aspetti che hanno caratterizzato da sempre il Consultorio e che sono definiti di libero accesso, rappresentavano, e per noi rappresentano tuttora, il punto massimo di autodeterminazione della donna - si legge nella missiva - Con ciò sfidiamo chiunque a pensare che una donna possa abusare di questa prestazione, ossia di effettuare una visita ginecologica soltanto perché gratuita. Inoltre non si tratta di mostrare gli occhi o i denti al professionista medico, ma le nostre parti intime e preziose».

Si apprende di questa nuova decisione della Regione Piemonte con Determina Dirigenziale n. 405/A1413C/2021 e resa operativa dalla ASL AL dal 1° ottobre 2021.

«Oltre a snaturare lo spirito e i principi fondanti del Consultorio Famigliare, in cui la salute della donna in tutte le sue sfaccettature era indivisibile, oggi per gravidanza, contraccezione, IVG, continua ad esserci il libero accesso. Per i controlli ginecologici, invece, l’accesso diventa a pagamento e burocratizzato con l’impegnativa del medico curante, con prenotazione al CUP regionale e pagamento ticket. In questo modo si perde la continuità del medico specialista, della sede e non è più la donna a decidere di effettuare un controllo ginecologico. Non da ultimo, si aggrava il lavoro dei medici di famiglia, che in periodo di pandemia sono molto oberati e costretti a ricevere su prenotazione. Chiediamo qual è la logica che ha portato a questa decisione. Non vediamo che un peggioramento delle risposte ai bisogni di salute della popolazione femminile con una grande discriminazione tra le varie problematiche delle donne.

Riteniamo una grande ingiustizia quanto sta accadendo e chiediamo a chi di competenza, in questo caso ASL ed Enti locali, di agire per rimuovere questa discriminante che pare essere la scelta di un dirigente/funzionario pubblico».

A tale fine viene promosso un primo momento di mobilitazione domani, sabato 27 novembre, dalle ore 16 in piazza Mazzini a Casale Monferrato, uniti alla manifestazione organizzata da Donne Insieme per la lotta alla violenza sulle donne. «Verrà proposta una raccolta firme perché vogliamo che il Consultorio continui a dare gratuitamente tutti i servizi che sono sempre stati di qualità nella nostra città dal 1978 ad oggi. Ne auspichiamo il potenziamento, non l’impoverimento che il nuovo corso prospetta».

L’interrogazione del Pd

E proprio sulla determina regionale che disciplina la presa in carico nei consultori, il consigliere comunale del Pd Fabio Lavagno ha presentato un’interrogazione, sottoscritta da tutto il gruppo, a risposta in aula. 

«Dalla applicazione della determina - scrive Lavagno nel documento - si evince che non sia più possibile usufruire delle visite ginecologiche sia di prevenzione che di cura da parte del consultorio senza impegnativa del medico curante e senza pagamento del ticket. Tale misura contraddice il principio di libero accesso ai servizi caratteristico dei consultori famigliari i quali, soprattutto nel nostro territorio, hanno svolto nei decenni un importante lavoro di una politica sia sanitaria che sociale». 

Per il gruppo dem casalese, la modalità prevista dalla nuova determina della Regione, escludendo il libero accesso, «si configura come una riduzione del servizio erogato in loco, destinando l’utenza attraverso il Centro Unico di Prenotazione verso altre strutture dell’Asl o, peggio ancora, incentivando il ricorso al privato, potrebbe avere nel tempo riscontri negativi sulla capacità di erogazione di servizi e anche sulla tenuta occupazionale». 

Alla luce di tali timori, Lavagno interrogherà in Consiglio il sindaco Riboldi, il quale detiene anche la delega alla Sanità, per sapere «quali azioni intenda intraprendere presso la Regione Piemonte per garantire accesso ai servizi, il mantenimento degli stessi e la valorizzazione del lavoro svolto finora dal consultorio famigliare di Casale». 


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Veronica Spinoglio

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