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A Bard per Vigèe Le Brun

E senza dubbio un grande piacere degli occhi la visita della mostra “I capolavori dell’Accademia Nazionale di San Luca. Da Raffaello a Balla” che sarà aperta fino al 7 gennaio 2018 in quel meraviglioso complesso del Forte di Bard, dove scopriamo molti legami monferrini. Le oltre cento opere esposte, una parte delle quali sono state restaurate dall’Associazione del Forte, sono rappresentative di una preziosa collezione messa insieme a partire dal Seicento in una delle più antiche e importanti accademie italiane. Per la prima volta il ricco patrimonio artistico lascia la prestigiosa sede romana di Palazzo Carpegna per la gioia dei visitatori. Seguendo un ordine cronologico, a partire dal Cinquecento, il percorso espositivo si snoda fino al Novecento per concludersi con il ricordo del movimento milanese degli Scapigliati con un opera di Tranquillo Cremona, e due oli del padre del Futurismo Giacomo Balla. Di particolare interesse un putto dipinto da Raffaello Sanzio, i lavori di importanti esponenti della pittura fiamminga e olandese Rubens e Van Dyck, oltre alla presenza di Guido Reni e del Guercino, insieme ai modelli scolpiti di Bernini e Canova. Ma è grande la nostra sorpresa nelle sale dell’Ottocento davanti ai ritratti di Andrea Appiani ed Elisabeth Vigée-Le Brun. Il primo artista, l’Appiani, era affascinato dal nascente astro napoleonico, fu poi nominato nel 1807 direttore della Pinacoteca di Brera. Era presente a Casale con un ritratto di Napoleone giovane ordinato al pittore milanese dal Liceo Imperiale per farne dono all’imperatore in occasione di una visita in città. Ma l’aggiunta di un paio di baffetti che il futuro imperatore non aveva e che fu la causa della mancata consegna. “Il Monferrato” di venerdì 3 novembre 1995 in prima pagina dava la notizia del furto dell’opera dagli uffici dell’Ente Trevisio, con una fotografia del quadro. Altra sorpresa nella penultima sala un bellissimo autoritratto della famosa pittrice francese Élisabeth-Louise Vigée-Le Brun, una delle più grandi ritrattiste del suo tempo, che ha lasciato una discendenza in Monferrato, avendo la figlia Julie sposato il villanovese Cesare Bonardi, fratello dell’abate Francesco, eletto al Corpo Legistaltivo di Parigi. (cfr. il Viaggio d’autore “Memorie di una ritrattista”pubblicato sulle pagine di questo bisettimanale venerdì 16 febbraio 2001). La discendenza di Julie continua attraverso i Giachino, Alliana, Gatti, Mossetti, Carbonero e Buffa (come verificammo a Villanova e a Sala Monferrato). Tornando a Bard veramente splendida la vicina mostra di uno dei più grandi maestri della fotografia contemporanea internazionale. Titolo: ‘Steve McCurry. Mountain Men’, dove non manca la Val d’Aosta. Suo allievo è stato il fotografo monferrino Nicola Bernardi (ne abbiamo ammirato una sua personale a palazzo Treville) Al ristorante La Polveriera ci sediamo sotto i gipsoglifi di Marco dal Re. Poi uscendo, all’interno dell’Opera Carlo Alberto, la mostra permanente dedicata al grande pittore aostano Francesco Nex scomparso a Natale del 2013 all’età di 92 anni. A fianco un’altra saletta (invidia) proietta filmati dei castelli della Val d’Aosta. Scendendo - tra le sculture- ecco ancora l’esposizione ‘Paolo Pellegrin. Frontiers’ nell’Opera Ferdinando, situata al primo livello della rocca, documenta in anteprima mondiale attraverso gli intensi scatti di Paolo Pellegrin, il dramma dei viaggi della speranza delle migliaia di migranti che fuggono in cerca di un futuro migliore. Ma per noi a sorpresa un grosso valore aggiunto è che la rassegna fotografica si trova al termine di una nuova sezione (aperta ad aprile) delle collezioni permanenti, un coinvolgente e multimediale viaggio attraverso l’evoluzione delle tecniche difensive, dei sistemi di assedio e del concetto di frontiera. E’ un museo che si sviluppa in tre sezioni: il “Museo del Forte e delle Fortificazioni”, “Le Alpi Fortificate (1871-1946)” e “Le Alpi, una frontiera?”. Ci soffermiamo soprattutto sulla prima parte, il nell’Opera Ferdinando Superiore, vista la collocazione quasi un museo nel museo, presenta una serie di ambientazioni storiche corredate da plastici, filmati e armi autentiche, con un iter narrativo che mette in luce l’evoluzione delle fortezze della zona attraverso il progredire delle armi e delle strategie militari, dei materiali e delle tecniche costruttive, a partire dall’epoca romana per giungere sino alle nuove soluzioni architettoniche e balistiche del Novecento. Lo spettatore è proiettato nell’epoca di pertinenza di ogni singola sala, da un lato grazie alla riproposizione cinematografica di celebri spezzoni di film contenenti scene di guerra, dall’altro grazie all’apparato esplicativo, arricchito dalla cartografia d’epoca e contemporanea e dalle scenografie ricreate con armi e ricostruzioni in scala di sezioni murarie di fortificazioni. Noi ci soffermiamo in particolare sulla Cittadellla e sul Castello di Casale, oltre che sulle uniformi. Bard sarà la meta di una prossima visita da Casale del Fai e dell’Unitre.

Profili monferrini

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Marco Imarisio

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