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Camagna

Il 76° anniversario dell'eccidio della Banda Lenti

Domenica scorsa una cerimonia sobria ma solenne

Una celebrazione sobria ma solenne, una commemorazione nel segno del dovere del ricordo perenne dei martiri della libertà contro la violenza, l'odio e il razzismo: così si è svolta domenica la commemorazione del 76° anniversario dell'eccidio della Banda Lenti, avvenuto a Valenza il 12 settembre 1944: una formazione partigiana composta da oltre venti giovani - di età media fra i 20 e i 21 anni, capitanati da Agostino Lenti trucidati dai nazifascisti dopo essere stati catturati nei pressi della Madonna dei Monti, vicino a Grazzano. Una manifestazione - promossa dall'Amministrazione Comunale, dalla locale sezione ANPI e dal Gruppo Alpini di Mirabello, Cuccaro, Camagna e Lu - Sezione di Casale Monferrato, che ha ospitato a Camagna Massimo Barbadoro, Assessore di Valenza (dove sabato si è svolta l'analoga cerimonia nel luogo dell'esecuzione dei membri della Banda Lenti),  il referente della sede Provinciale dell'ANPI di Alessandria Filippo Orlando (che ha portato il saluto della Presidente Nazionale Carla Nespolo) e i rappresentanti delle sezioni di Casale,  Fubine e della Montrose, la quale raggruppa le delegazioni dei comuni valdostani Pont Saint Martin/Perloz e di Donnas e che intrattiene una forte collaborazione con il gruppo camagnese; è stato, inoltre, letto un messaggio di saluto da parte del neoeletto Presidente della sezione di Genova Pra Silvano Chierotti, impossibilitato a venire in Monferrato a causa dell'emergenza COVID.

È trascorso molto tempo dall'eccidio del 12 settembre 1944 e l'aspetto "memoriale" delle vicende sta trasformandosi sempre più in aspetto "storico", un processo ineluttabile - ha esordito il Vicesindaco di Camagna nonché Presidente del locale Gruppo ANPI Luca Beccaria in occasione dell'orazione ufficiale, avvenuta nel Loggiato del Municipio al termine della Santa Messa e del Corteo - Occorre conoscere, quindi, la vita di quei ragazzi che hanno perso la vita, raccontare la loro gioventù, ricordarli in una dimensione umana: non vogliamo, infatti, commemorare dei "sepolcri imbiancati". Il rito è importante, ma non possiamo limitarci solo a questo.

Oratore ufficiale e protagonista dell'approfondimento storico è stato Eric Gobetti. Torinese, laureato in Storia dell'Europa orientale, Gobetti ha all’attivo due dottorati, uno a Torino conseguito con Marco Bottino e uno con Luciano Canfora alla Scuola superiore di Studi Storici di San Marino e ha incentrato, in particolar modo, il suo lavoro di ricerca e divulgazione sulle vicende della ex Iugoslavia: vicende che hanno coinvolto anche da distanza molto ravvicinata il percorso cronologico italiano (in primis le Foibe e l'Esodo Istriano) e che ha narrato in volumi quali "L'occupazione allegra. Gli italiani in Jugoslavia" e "La Resistenza dimenticata. Partigiani italiani in Montenegro". La digressione di Gobetti ha introdotto un aspetto poco narrato nei volumi di storia ma non meno importante, ossia il contributo dei partigiani italiani nei fenomeni di Resistenza in altri paesi e, analogamente, l'apporto "straniero" nella lotta al giogo nazifascista. La Resistenza è stata un fenomeno "glocal", sia su scala nazionale che su quella locale - ha specificato lo storico torinese - All'inizio del 1944 gli italiani che parteciparono alla Resistenza in Iugoslavia erano 30 mila, all'epoca più che in Madrepatria, 20mila in Montenegro. Allo stesso tempo in Italia imbracciarono le armi contro il nemico nazifascista sovietici, iugoslavi fuggiti dai campi di concentramento italiani, ex prigionieri di guerra e persino disertori dell'esercito tedesco: va ricordato che durante l'esecuzione dei componenti della Banda Lenti venne trucidato anche un renitente germanico. Gobetti ha, dunque, trattato il delicato argomento del revisionismo storico, orientato a dare sempre più "dignità" ai vinti, ossia alle frange fasciste e collaborazioniste. Un fenomeno che può avere una seppur minima valenza etico-morale ma assolutamente non politico-sociale. La Resistenza non è stata un fenomeno "divisivo", non vi erano "due Italie" da riconciliare ma due ideologie: una, quella della Democrazia, e l'altra, quella della violenza, dell'odio e del razzismo. E la nostra Costituzione è figlia di coloro che hanno perso la vita per far trionfare i principi di libertà e democrazia contro il mostro nazifascista. Durante l'orazione è stata letta, da parte della giovane Emma Idra, la poesia di Gianni Rodari "La Madre del Partigiano", dedicata a Colombina Cabiati, mamma di Agostino e Piero Lenti. La mattinata si è, infine, conclusa con la deposizione della corona d'alloro ai martiri per la libertà in Piazza Lenti.


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Marco Imarisio

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