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Malattie e danni da lavoro: «Siamo in una zona a rischio»
Assemblea pubblica organizzata dalla Cgil Vercelli Valsesia al Teatro Civico di Trino

Si è parlato di “Malattie professionali e danni da lavoro” nel corso dell’assemblea pubblica organizzata dalla Cgil Vercelli Valsesia, lunedì sera al Teatro Civico di Trino. Le denunce degli infortuni e delle malattie professionali sono infatti tornate ad aumentare, secondo i dati pubblicati da Inps e Inail relativamente al primo semestre 2017. «Obiettivo della Cgil Vc-Val è di rendere consapevoli cittadinanza e lavoratori su quali siano i rischi delle malattie professionali e dei danni da lavoro che connotano il territorio vercellese e, soprattutto, di rendere consapevole ognuno dei propri diritti» ha spiegato Luca Quagliotti, segretario generale Cgil Vercelli Valsesia. «Chiunque abbia contratto una malattia professionale o subito un danno da lavoro può chiedere all’Inail di essere risarcito; il diritto di indennizzo inoltre spetta anche ai familiari del lavoratore».
Rispetto al primo semestre 2016, quest’anno l’aumento delle denunce di infortuni è stato del 2,3%, quello delle morti bianche del 5,2%. «In questo scenario l’amianto non è che la punta di un iceberg - ha spiegato Nicola Pondrano, ex presidente Fondo Nazionale Vittime dell’Amianto - abbiamo lottato affinchè ci fosse una disciplina apposita per le vittime di esposizione ambientale, una battaglia di civiltà. L’importanza dell’attività sindacale oggi è forse più preziosa di ieri, ma ci deve essere anche la capacità di spiegare che queste sono state esposizioni ambientali. In Piemonte sono stati dichiarati solo 13 siti contaminati da amianto, mentre nelle Marche ce ne sono 14 mila: forse c’è qualcosa che non va». Ma la verità è un’altra. «Nella nostra regione almeno 107 mila siti potrebbero contenere amianto - aggiunge Pondrano - e sui 22 mila valutati dall’ARPA, ben 13 mila contengono amianto. La priorità è quella di portare a termine le bonifiche, con maggiore attenzione per gli edifici pubblici. La verità è che siamo di fronte ad un’emergenza sanitaria, siamo sito di interesse nazionale e abbiamo 65 milioni di euro a disposizione, ma questo volano non si mette in moto. Può nascere una grande occasione di lavoro che il sindacato può e deve sfruttare». L’avvocato Laura D’Amico, dell’ufficio legale Cgil ha spiegato come «ad oggi la maggioranza dei cittadini non conosce a pieno i propri diritti e la Cgil ha un grande compito di formare e informare sui diretti lesi dei lavoratori. Bisogna ridare dignità sotto il profilo del risarcimento del danno: quanti pensionati pensano che la loro malattia sia frutto della sfortuna e non del lavoro? Sono tanti e in questo contesto, medici di famiglia, sanitari e ospedalieri hanno l’obbligo giuridico di segnalare all’INAIL quella determinata patologia per fare scattare gli accertamenti a tutela del lavoratore. La prevenzione e la sorveglianza sanitaria sono alla base di ogni richiesta di risarcimento. L’emersione delle malattie professionali è un tea di grande rilevanza, molte patologie sono latenti e si presentano quando il lavoratore è ormai in pensione. Bisogna quindi ricostruire la verità lavorativa, in presenza della quale si può tutelare chi fa richiesta di risarcimento che è esentasse, in quanto non costituisce un reddito». In un territorio fortemente segnato da queste tematiche - Teksid di Crescentino, Sacal di Vercelli, ex centrale nucleare ed ex Prolafer di Trino - è stato ribadito come tutti i lavoratori che hanno la dichiarazione di esposizione all’amianto debbano essere monitorati. Giovanni Caramello, dell’Inca di Casale Monferrato, ha ricordato «come ormai il 90% dei mesoteliomi non arrivino più dall’Eternit, ma di amianto si ammalano persone che hanno fatto i lavori più disparati, dal barbiere al pescatore, dai mugnai ad antennisti e idraulici. Bisogna cercare di risalire a cosa si faceva e a cosa c’era nel ciclo produttivo, bisogna cercare di portare i medici di famiglia ad avere una maggiore cultura su questi temi, con dati che, trattati in modo migliore, porterebbero ad una maggiore prevenzione». Lalla Spione, Responsabile Inca Cgil Regione Piemonte ed Elena Ferro, segreteria regionale Cgil hanno ribadito come sia importante dare informazione con un taglio di concretezza e spirito collaborativo tra sindacati e istituzioni, coinvolgendo anche i medici di famiglia «che troppo spesso non conoscono le procedure e hanno poca dimestichezza con questi temi che riguardano il riconoscimento delle malattie professionali».
In un territorio come il nostro in cui le esposizioni ambientali sono pericolosissime, il Comune di Trino ha attivato un’attenta indagine epidemiologica sulla popolazione. «In primis per capire come stessero i trinesi e quali fossero le criticità maggiori - ha spiegato il sindaco Alessandro Portinaro - abbiamo scoperto che ci sono stati dei luoghi di lavoro dove il rischio di contrarre malattie è stato maggiore, come la Prolafer ad esempio. Sembrano questioni lontane, ma purtroppo c’è ancora molto da fare dal punto di vista della bonifica. Si è riscontrato un livello di rischio più elevato per categorie come gli agricoltori, la stessa centrale per la presenza di amianto. In futuro servirà la fase della sorveglianza sanitaria e un lavoro di prevenzione più ampio legato agli stili di vita. Mettere insieme gli strumenti e le competenze del sindacato con quelle di un’amministrazione comunale ci vede ben disponibili».
Anche a Trino la Cgil ha aperto un nuovo sportello dedicato alle pratiche relative a malattie e danni da lavoro, aperto ogni venerdì dalle 9 alle 12 alla Camera del Lavoro. Il responsabile è Alessandro Tomasso dell’Inca di Vercelli. Il servizio è gratuito.
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