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Per la rubrica "Si apre il sipario"
Elio Germano ci racconta il suo "Paradiso XXXIII"
Il grande attore domenica sera al Municipale con Teho Teardo

Si sta profilando il tutto esaurito per lo spettacolo in unica serata “Paradiso XXXIII”, previsto per domenica 6 febbraio alle ore 21 al Teatro Municipale di Casale Monferrato. Protagonisti saranno Elio Germano e Teho Teardo. Elio Germano (attore e regista italiano di fama internazionale vincitore di molteplici premi, come il Prix d’interprètation masculine al Festival di Cannes, l’Orso d’argento come migliore attore al Festival di Berlino, un Nastro d’argento e tre David di Donatello.
Matteo Negrin, direttore di Piemonte dal Vivo, ci aveva fatto una promessa. Portare al Municipale di Casale Monferrato, il più grande attore italiano del terzo millennio, ovvero Elio Germano. Domenica 6 salirà sul palco cittadino per lo spettacolo “Paradiso XXXIII”.
Dante Alighieri, nel trentatreesimo canto del Paradiso, si trova nell’impaccio dell’essere umano che prova a descrivere l’immenso, prova a raccontare l’irraccontabile. Questo scarto rispetto alla “somma meraviglia” è portato sulla scena creando un’esperienza unica, quasi fisica per lo spettatore al cospetto dell’immensità. Elio Germano e Teho Teardo sono la voce e la musica per dire la bellezza e avvicinarsi al mistero, mostrando quello che non si potrà mai descrivere logicamente. Il trentatreesimo canto è attraversato parola per parola, accompagnato dalla musica dal vivo con strumenti di tutte le epoche e giochi sonori. Ogni parola del testo è accompagnata a sua volta dalle immagini e dagli effetti speciali di Simone Ferrari e Lulu Helbæk. Grazie alla loro esperienza, accadrà qualcosa di magico e meraviglioso, trascendendo qualsiasi concetto di teatro.
Come nasce “Paradiso XXXIII”?
Questo progetto ci è stato commissionato per essere divulgativo, l’obiettivo era quello di “aprire” il testo, renderlo attraversabile e usufruibile a tutto il pubblico. La nostra volontà non è quella di spiegare Dante, ma un tentativo vero di “spiegamento”, eliminando le… “pieghe” dal trentatreesimo canto del Paradiso. Quello che effettuiamo sul palcoscenico è un percorso all’interno delle terzine attraverso una dilatazione con la musica e le luci, che ci permettono di compiere un viaggio in maniera più dilatata. Il nostro sarà un percorso letterario-musicale.
Che ruolo ha la musica in questo spettacolo? Teho Teardo è il suo compagno di viaggio.
La musica, che ci accompagnerà nello spettacolo, esprime concetti che le parole non riescono a comunicare. In questo suono, la musica è la soluzione in cui “galleggiano” le parole, che ascoltate bene possono assumere un significato differente. Credo possa sussistere un’alleanza segreta tra musica e parole.
Come dovrà essere vissuto lo spettacolo?
Sarà molto particolare, non sarà assolutamente una lettura del canto, ma una reale “messa” in scena, con aspetti liturgici che si avvicinano al divino. E attraverso questo spettacolo cercheremo di fare da tramite tra la “somma bellezza” e il pubblico. Dante è considerabile come un “pastore”, un medium tra il Mistero e la serata a teatro. Le luci, la musica e i suoni sono gli strumenti che utilizzeremo per comunicare l’incomunicabile. Proveremo a portare il divino nella quotidianità e viceversa. Uno spettacolo divulgativo senza che niente sia spiegato.
Quanto l’alta tecnologia di Simone Ferrari e Lulu Helbæk aiuta la creazione impalpabile e visionaria del Paradiso?
Diciamo che abbiamo lavorato sul numero tre, e che abbiamo unito tre energie. Ovvero la mia dimensione più letteraria, la drammaturgia sonora di Teho, la forza di materializzare l’ineffabile di Simone e Lulu. È un piccolo grande evento dentro a un teatro fatto di parole, musica e luci. Ed è appunto quello che Dante racconta di aver visto.La luce è determinante, è la vera ragione che ci ha avvicinati a questa operazione. Indaghiamo su una visione molto più ampia e complicata rispetto alla prima impressione che tutti abbiamo avuto incontrando Dante da ragazzini. Ci accostiamo a un patrimonio poetico che ha formato e indirizzato la pittura per secoli, ogni verso ci fa tornare in mente immagini che colleghiamo a qualcosa che abbiamo già visto. Per dirla con Battiato, “è bellissimo perdersi in questo incantesimo”.
Ma cosa rappresenta per noi “mortali” il Paradiso?
È l’indagine sul mistero, la risposta finale a una ricerca: non si tratta di raccontare il Paradiso ultraterreno ma di riportare il tutto a un’esperienza contemporanea.
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