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Ozzano, gli affreschi della chiesa di San Salvatore

Dal 1911 la parrocchiale di Ozzano Monferrato è inserita nell'elenco degli edifici monumentali nazionali. Sull'impianto di matrice tardogotica della chiesa dedicata a San Salvatore, forse sorta su strutture più antiche, si sono innestati nel tempo elementi stilistici di sapore rinascimentale, barocco e neoclassico che hanno trasformato la fabbrica originaria. Non è difficile riconoscerla per la posizione dominante, poco sotto il castello, ma soprattutto per la caratteristica facciata a salienti in cotto alleggerita da svettanti pinnacoli ottagonali e divisa da robusti contrafforti che delimitano i tre campi. Dopo l'occlusione, nei primi anni del Novecento, della finestra tripartita a lunetta in seguito all'installazione dell'organo a canne Gandini di Varese, due monofore inquadrano il portale neoclassico in laterizio a protezione del bel portone settecentesco. Separata dalla chiesa e leggermente ruotata rispetto all'asse del tempio, l'antica torre campanaria, ingentilita da fregi di mattoni e da un'elegante monofora, è addossata ad una ripida parete tufacea. Ma è l'interno della chiesa, suddiviso in tre navate delimitate da massicci pilastri tondi, che riserva la più grande sorpresa: un complesso apparato decorativo di momenti pittorici realizzati a partire dalla seconda metà del Quattrocento. La navata centrale, che si conclude nell'abside pentagonale, è coperta da una volte a botte interamente affrescata con testi iconografici completi organiz­zati in riquadri e finte specchiature all'interno delle quali sono dipinte le figure dell'Assunta e dell'Eterno incorniciate da volute e costolona­ture. L'area corrispondente ai peducci degli archi, in corrispon­denza del fronte rivolto verso la navata centrale, è scandita da medaglioni monocromi entro i quali sono raffigurati i Profeti. Si tratta di una decorazione certa­mente databile alla prima metà del Cinquecento. E' noto da tempo l'unico ciclo di affreschi sottoposto, negli ultimi decenni, ad un accurato restauro, ma che ora attende un ulteriore intervento di manutenzione. Collocato sulla parete di fondo dell'ultima campata della navata sinistra, raffigura nella lunetta una delicata Annunciazione con il Padreterno e due santi in un'accentuata prospettiva. Il trittico, anch'esso collocabile nell'ambito della bottega di Martino Spanzotti, presenta le figure dei Santi Rocco, Sebastiano e forse Cristoforo (la figura è poco leggibile) inserite in un elegante altare rinascimentale. Particolarmente interes­santi, nella navata laterale destra, sul muro perimetrale della prima campata, gli affreschi quattrocenteschi di San Martino di Tours, della Madonna in trono con Bambino e del martirio di Sant'Agata. Nella seconda campata quelli coevi di San Giovanni Battista che regge tra le braccia l'agnello e del tetramorfo su fondo rosso con i simboli dei quattro evangelisti sulla volta a crociera. Insomma un ciclo di affreschi prezioso e raro, che l'attività lodevole del comitato promotore cerca di sottrarre all'azione demolitrice del tempo. Dionigi Roggero SUI PONTEGGI COL SINDACO - Su invito del sindaco Angelo Pansecchi in una bella giornata di sole raggiungiamo Ozzano. Passiamo dalla strada della Prota Bassa (che a noi ricorda le api di Giulio Mortara) e alla chiesa di Maria Assunta (dove siamo entrati una sola volta per un funerale susseguente ad un delittaccio) facciamo uno stop per fotografare il paese che sembra quello dei presepi dominato dal castello e dalla chiesa parrocchiale di San Salvatore di Ozzano. E' la nostra. Motivo: il restauro di parte degli affreschi nella navata destra, di scuola spanzottiana. Aggiungiamo che ci fece scoprire per primo questi dipinti Gianfranco Cuttica di Revigliasco in un ricco capitolo nel suo libro sulle Pievi romaniche edito dalla Cassa di Risparmio di Alessandria. Oltre al sindaco ci riceve Gian Paolo Bardazza che ha fatto un poco da «padrino» alle pratiche dei lavori forte dell'esperienza di Ideavalcerrina. Raggiungiamo col sindaco sui ponteggi le restauratrici romane Federica Moretti (Arcon), Monica Mauro e Marina Marchese (ditta Kermes di Piero Coronas). I preziosi dipinti vennero scoperti negli anni '50 da Noemi Gabrielli. Questo è il primo lotto, sotto il costolone sono venuti alla luce i primi originali. Poi bisognerà affrontare la volta. Questi lavori, sotto il diretto controllo delle dottoresse Guerrini e Visconti della Sovrintendenza, dovrebbero essere finiti ad aprile e finanziati da San Paolo e Crt per 105 mila euro. Usciamo ammirando una piccola chicca, nascosta in un anfratto del campanile, la scritta: «Maestro Michaele Moratto di Novi ha fatto questa opera nel 1578». Il prof. Musso ci sta cercando chi era questo Moratto. Luigi Angelino FOTO. Sui ponteggi col sindaco

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Beppe Sartirana

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