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  • 27 settembre 2012
  • Grazzano Badoglio

Antiche memorie all'abbazia di Grazzano

Domenica 30 settembre, in occasione della Giornata Europea della Cultura e del Patrimonio e dell’appuntamento con la Rassegna “Castelli Aperti”, a Grazzano Badoglio apriranno le porte ai visitatori l’antica abbazia aleramica con l’affascinante chiostro benedettino, recentemente restaurato e il Museo Badoglio. Dalle 15 alle 18 al Museo Badoglio vi sarà la possibilità di visite guidate con il direttore del Museo Alessandro Allemano e Piera Redoglia. All’interno si potranno ammirare cimeli, collezioni fotografiche, arredi, testimonianze della Storia d’Italia tra le due guerre mondiali. Nel medesimo orario i visitatori potranno inoltre risalire verso la cima dell’abitato per visitare la Chiesa Parrocchiale che conserva al suo interno la Tomba del mitico Aleramo e l’adiacente chiostro recentemente riqualificato: a fare da guida sarà la professoressa grazzanese Lorenza Monti la quale illustrerà agli appassionati di arte le architetture romaniche dell’abbazia, il campanile e le preziose tele conservate all’interno della Parrocchia dei SS. Vittore e Corona. Affacciandosi alla terrazza del chiostro i visitatori s’imbatteranno in una straordinaria vista panoramica sulle colline candidate a diventare Patrimonio Unesco. Per l’occasione l’ingresso è gratuito. Claudio Galletto Manoscritto ritrovato Con l’annotazione di ‘Raccomandatissimo’ ben sottolineata e scritta con evidenza in alto a destra della copertina, il manoscritto ‘Memorie sull’Abbadia di Grazzano e sul Marchese Aleramo stipite di Marchesi di Monferrato’ si presenta subito come documento che al tempo della sua stesura doveva esser ritenuto dall’autore, una raccolta di notizie di ragguardevole importanza. Si tratta di un testo di una trentina di pagine, che quando alcuni mesi fa è stato ritrovato dopo anni d’oblio al fondo di un vecchio mobile della sacrestia della chiesa parrocchiale, si presentava in precarie condizioni, con pagine sottili ingiallite e consunte forse dalle tante consultazioni passate, e con bordi pagina smangiucchiati e ombrati dal tempo. Per salvaguardare l’originale e renderlo consultabile, su iniziativa del Consiglio Parrocchiale grazzanese, il documento è stato recentemente affidato alle cure della legatoria astigiana Vinai, che ne ha redatto una copia. Per il restauro dell’originale bisognerà attendere il nulla osta delle autorità competenti. Nel frattempo, il testo delle ‘Memorie’ è stato trascritto, e proprio questa domenica 30 settembre la copia dell’originale sarà esposta nei locali della chiesa parrocchiale dei Santi Vittore e Corona adiacenti all’antica abbazia aleramica grazzanese, unitamente alla copia delle tavole con i nomi e le date degli Abati che hanno retto l’Abbazia e delle tavole della Genealogia Aleramica, entrambe ricavate dal manoscritto. L’occasione è data dalla concomitanza di due importanti appuntamenti: domenica è infatti la Giornata Europea del Patrimonio storico artistico, che ha come slogan ‘Italia tesoro d’Europa’; ed è la giornata grazzanese dell’iniziativa ‘Castelli Aperti’, che forse - non c’è ancora conferma – sarà ripetuta in paese anche domenica prossima 7 ottobre. Come anticipato dal titolo, argomento del testo è una raccolta ordinata dei fatti salienti che riguardano “il Monastero, od Abbadia di Grazzano, posta – si legge in prima pagina - nel Comune di questo nome, mandamento di Moncalvo e circondario di Casale”. Secondo ricerche effettuate una decina d’anni or sono dal prof. Alessandro Allemano, (attuale presidente del Centro Culturale P. Badoglio) che aveva a suo tempo visionato il manoscritto, l’autore sarebbe un avvocato vissuto a fine ‘800 ad Ottiglio, tal studioso di nome Francesco Lavagno. E ci appare curiosa, e degna di essere approfondita, la comunanza di questo cognome con quello dello storico Costanzo Lavagno che nel 1900 scrisse del mosaico che ricopre la tomba di Aleramo, pubblicando negli ‘Atti della società di Archeologia e Belle Arti per la provincia di Torino’ il testo dal titolo ‘Un mosaico inedito in Grazzano (Monferrato)’. Il manoscritto delle ‘Memorie sull’Abbadia di Grazzano’ dopo un’estesa citazione della leggenda aleramica nella versione che l’autore indica come ‘quella di un frate Jacopo d’Acqui, che viveva verso il 1330, ci riporta dati storici su Aleramo, di quando ‘i Re Ugo e Lotario che negli anni 934 e 938 di febbraio mentre ancor chiamato veniva col titolo di conte, gli fecero donazione di diversi luoghi nel contado d’Acqui; avendo poi sposato Gerbera, figlia del re Berengario II, ebbe da questi probabilmente il titolo di Marchese, come negli ultimi atti che di lui fanno fede, trovasi ornato.’ E dopo una dettagliato elenco dei domìni della Marca Aleramica, con la citazione delle ‘possessioni che vennero a lui ampiamente confermate dall’Imperatore Ottone I con suo decreto del 967, il 23 marzo, dato da Ravenna (…) col quale gli vengono largite in piena proprietà tutte le corti e i deserti luoghi compresi tra i fiumi Tanaro ed Orba ed il lido del mare’, lo scritto fa un passo indietro a quell’anno del Signore che l’autore indica con la data di 961, tanto importante per Grazzano, perché Aleramo ‘nel mese di agosto, con Gerbera sua seconda consorte, figlia del re Berengario, e co i suoi figli di primo letto, Anselmo e Ottone, dotò ampiamente il monastero da lui precedentemente eretto nel castello di Grazzano, che assoggettò al vescovo di Torino…” Circa la tomba del Marchese, l’autore riporta la versione secondo cui ‘Aleramo morì prima del 991 e fu sepolto nel luogo stesso di Grazzano, nel peristilio della chiesa da esso fondata, e la sua tomba, che era ornata con un mosaico di pregiato lavoro, nel mese di ottobre dell’anno 1581 venne trasferita nell’interno della chiesa, nella cappella della vergine (…). Segue poi il particolareggiato elenco delle vicende abbaziali, dalla concessione del potere (dal 1156) di amministrare la giustizia (ancora confermato con documento del 1351) fino all’adesione del monastero alla riforma di Santa Giustina, nel 1408. E poi, verso il 1500, ‘forse pel disordine che come in altri luoghi, pur dominava fra i monaci di Grazzano, vennero essi soppressi e a reggere l’Abbazia del Marchese di Monferrato fu eletto un Abbate commendatario perpetuo’. Fra i tanti avvenimenti riportati, si legge della disputa sorta intorno 1725 fra l’Abate Cavaliere Ottavio Giovanni Gonzaga e il Vescovo di Casale D. Pietro S. Radicati venuto in Grazzano ‘per fare la visita pastorale, ma che fu ricevuto con una formale protesta dagli agenti dell’Abbate’. Il Vescovo, dopo una pubblica controprotesta fatta al popolo nella chiesa, ‘dai suoi chierici fece atterrare la porta, entrò nel palazzo dai magazzini del medesimo per togliere tanto grano che fosse sufficiente a pagare le spese della visita; ‘indi inviò una sua relazione al Re in Torino, (…) Il sovrano (ndr: VITTORIO AMEDEO II) fece esaminare quella vertenza da vari giureconsulti (…) né si può conoscere quale sia stata la sentenza definitiva.’ Non manca una nota sulla situazione dell’Abbazia al tempo dello scrivente, il quale nell’undicesima pagina (sfogliandole le contiamo su fronte e retro, ma non sono numerate) scrive: ‘Oggi regge questa chiesa un Parroco dipendente dal Vescovo di Casale’’. Il manoscritto riporta anche la completa trascrizione di tre documenti: quello fondamentale, in cui ‘Il Marchese Aleramo, con la sua consorte Gerbera, figlia del re Berengario, ed i suoi figli (di primo letto) Anselmo ed Oddone, fonda l’Abbazia di Grazzano e vi fa donazione di diversi stabili. Anno domini 961, agosto, indizione IV’ (e poiché si legge in calce alla trascrizione che ‘Copia autentica di questo documento esiste negli archivi del Regno di Torino’, ci siamo recati alcuni giorni fa negli archivi torinesi di Piazza Castello 109 per verificare: e nel faldone relativo agli atti sull’Abbadia di Grazzano abbiamo trovato, non l’originale, com’era facile supporre, ma una copia, di cui approfondiremo al più presto la datazione, comunque molto antica, dove tra l’altro, l’atto di fondazione è indicato come 951, e non 961 come comunemente riportato). Gli altri due documenti riportati sul manoscritto sono dell’ 8 di ottobre 1027, dal titolo: ‘Guglielmo Conte, figlio di Guido, ed Aicha sua consorte, figlia del re Enrico, fanno donazione di alcune terre e di un molino al Monastero di Grazzano’ ritenuto però poco attendibile dall’autore, che annota: ‘Molto dubbiosa è l’autenticità di questa scrittura (...); e da ultimo quello del 4 Maggio 1156 in cui ‘Il Marchese di Monferrato Guglielmo, e la sua consorte Giuliva figlia del marchese Leopoldo d’Austria confermano al Monastero di Grazzano tutte le possessioni diritti e prerogative di cui antecedentemente godeva e gli fanno donazione di altri redditi e privilegi’. Nelle ultime pagine del testo, l’elenco e alcune annotazioni sulla vita dei 32 ‘ Abbati e Commendatarii dell’Abbazia dei SS. Vittore e Corona di Grazzano’ che dal 1250 al 1788 ressero l’Abbazia; a chiusura, la raffigurazione di due tavole con la genealogia aleramica. Se anche alla prima lettura del testo, le ‘Memorie’ appaiano come un interessante riassunto delle vicende abbaziali ma sembrano non rivelare quasi nulla che già non sia noto e più volte citato utilizzando come fonte i testi dei cronisti antichi, leggendo attentamente tutto il testo si trova comunque qualche notizia non proprio nota. Ad esempio un’annotazione circa la spada di Aleramo, che secondo l’autore ‘fu conservata per molto tempo appesa, quale trofeo glorioso, sul suo sepolcro, ma negli ultimi anni dello scorso secolo, mentre reggeva l’abbazia Monsignor de Saint Marcel (n.d.r. in carica dal 1784 al 1788) essa andò smarrita, e solo oggidì se ne conserva l’elsa nella famiglia Testa-Fuoco di Moncalvo’. Fosse stata o no la spada appartenuta al Marchese (e studi da studi seguenti sullo stile dell’elsa pare che ne pongono la datazione ad anni di molto successivi alla sua morte) è interessante apprendere che a fine ottocento si tramandava il ricordo che tale antica arma fosse stata a lungo conservata sul luogo della tomba aleramica; da notare che l’autore, parlando della spada, non la indica come ritrovata nella chiesetta di S. Martino, come invece fa il suo quasi omonimo Costanzo Lavagno nel testo sul mosaico, ma appunto come conservata appesa sul suo sepolcro, che egli indica nella chiesa parrocchiale. Da oltre mille anni l’Abbazia aleramica di Grazzano continua a far parlare di sé, rivelando o celando segreti antichi: per tutti gli appassionati di storia, domenica sarà un’ottima occasione per saperne un po’ di più. Rosanna Amerio

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