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Solidarietà e formazione

A Casale nasce il progetto “Adotta uno studente”

Un sostegno della sempre più crescente fascia della popolazione studentesca

“Adotta uno studente” è la nuova proposta della Cooperativa Senape di Casale Monferrato, estendibile a livello istituzionale, pensata al sostegno della sempre più crescente fascia della popolazione studentesca, e non solo che, a causa delle ristrettezze economiche, sovente e suo malgrado, si trova costretta a rinunciare alla formazione.

Lo dimostra il significativo calo di iscrizioni negli atenei italiani; lo confermano le pause sabbatiche di molti studenti che, superata la Maturità, malgrado capacità e volontà, sospendono gli studi. Una tendenza in crescita che, tuttavia,  è in contraddizione alla sempre più esclusiva richiesta di alti profili professionali da parate del mondo del lavoro. Tutte le professioni che un tempo erano praticabili con la sola licenza media, oggi richiedono il diploma e, parimenti, quelle per le quali erano sufficienti i cinque anni di Scuola Superiore, ora vogliono, minimo, la laurea triennale, mentre le professioni più prestigiose, inevitabilmente, la laurea magistrale.

Nasce dunque da un’evidenza, spesso non esplicitata da parte di famiglie e studenti per ragioni di imbarazzo, l’idea di lanciare la campagna “Adotta uno studente” la cui finalità supera il beneficio individuale del ricevente, per ricadere a vantaggio dell’intera comunità, società e nazione.

Tra le tante testimonianze di studenti italiani e stranieri, giovani e adulti, anche monferrini, racconteremo quella di Abu (è un nome di fantasia), giovane nigeriano, da 13 anni in Italia e “affamato” di cultura e affermazione.

Abu scappa dalla Nigeria all’età di 14 anni (nel 2007), quando la sua casa va in fiamme a causa dei sanguinosi conflitti religiosi, etnici e sociali che dilaniano la sua terra. Passa giorni a peregrinare fino a quando conosce “gente di strada”, con la quale programma di raggiungere la Libia e, più tardi, l’Italia. Forte del suo inglese e della conoscenza di alcuni passi del Corano, arrivato in Libia, riesce ad ottenere l’anelato “passa” dai gruppi di sorveglianza posti alle frontiere. In Libia, per circa un mese, si dedica ai lavori più umili presso un autolavaggio. Riesce così a mettere insieme 1200 dinari per pagare il viaggio in barcone e, con uno zainetto contenente solo abiti (niente soldi né documenti né telefonino), si imbarca pieno di paure e incertezze. Raggiunta Genova, fortunatamente senza problemi, sale su un treno diretto “non si sa dove”.

“Non sapevo nulla dell’Italia, solamente che era una piccola nazione, quella dei giocatori di calcio, e dove si poteva trovare lavoro” ci racconta. Arrivato a Milano, spaventato dalla dimensione della stazione e dalle tante persone in essa contenute, teme di finire in prigione. Decide così di consegnarsi alla polizia: “alzate le braccia, mi sono avvicinato lentamente ai poliziotti e, dopo aver ricostruito la mia vicenda in commissariato, sono stato accompagnato a Caresana presso Casa Ginevra, dove ho finalmente potuto mangiare, lavarmi e trovare famiglia”.

Abu frequenta la scuola e in tre mesi impara la lingua italiana. Grazie a facebook rintraccia un amico nigeriano e apprende  della morte dei suoi genitori e dei suoi 4 fratellini. Più tardi, dopo un anno di soggiorno in una comunità della Valcerrina, viene dato in affidamento ad una famiglia casalese, che lo accompagnerà negli studi fino al compimento della sua maggiore età. Nel frattempo, frequenta il Foral e il Leardi. Finiti gli studi, per qualche tempo lavora, incontra una giovane nigeriana, si sposa e diventa padre di due bambini, oggi, di 5 e 3 anni.

Da qualche anno, Abu lavora part time alla Senape e, malgrado le ristrettezze economiche, vorrebbe frequentare il Corso di Economia Aziendale all’Università del Piemonte Orientale ma, evidentemente, anche gli appena 156 euro di iscrizione, rappresentano un impedimento. “Amo studiare” ci racconta con la consapevolezza che lo studio non è solo interesse e passione, ma anche un presupposto indispensabile per trovare lavoro. “Ciò che sono oggi, lo devo a Raffaella, Giovanni e alla mia insegnante di diritto” riconosce; “a loro devo la mia educazione e la mia formazione, ma anche il desiderio di studiare e realizzarmi. Vorrei iscrivermi all’Università per me, per i miei figli e per loro. In qualche modo, sento di doverglielo”.   

Purtroppo, i termini per l’iscrizione scadranno venerdì 9 ottobre. Chissà se qualche monferrino deciderà di fare catena per “adottare uno studente” e aprire, così, la strada ad una formale e, si spera presto, istituzionalizzata campagna di investimento sulla formazione dei giovani in difficoltà, a beneficio dell’intera società e del Paese, sempre più bisognosi di eccellenze?

Per informazioni Cooperativa Senape: tel. 346 5507721, mail senapecoop@libero.it.


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Silvio Morando

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