Occimiano, i tifosi granata in festa per l’omaggio al “Grande Torino”
di Fernando Debernardis
Tifosi granata e appassionati di calcio si sono ritrovati mercoledì pomeriggio presso il centro sportivo del paese per l’intitolazione al “Grande Torino” del piazzale antistante: una mega targa, opera del grafico Andrea Giorcelli e collocata all’esterno del salone polifunzionale, raffigurante i volti e i nomi di quei giovani campioni tragicamente scomparsi nello schianto aereo sulla collina di Superga: era il 4 maggio 1949, un giorno tristissimo per tutta la nazione che, nell’immediato dopoguerra, vedeva in quello squadrone il simbolo della rinascita italiana. Lo ha ribadito in apertura il consigliere comunale Mauro Aceto, tifoso del Toro, spiegando il senso dell’iniziativa promossa dal Comune. Introdotti dai giornalisti Michele Berra e Paolo Pansa sono intervenuti Paolino Pulici e Claudio Sala, protagonisti dello scudetto del 1976, l’ultimo conquistato dai granata. Il bomber, in particolare, si è intrattenuto con i giovani della squadra di calcio del paese, la Fortitudo FO: del resto, lui che da anni insegna calcio ai più piccoli nel Tritium di Trezzano d’Adda, di consigli da dare ne ha parecchi. Ha risposto alle domande del pubblico, ricordando l’esordio con la Primavera allo stadio Filadelfia, il gol più bello (un pallonetto da oltre venti metri a Zoff in uno dei tanti derby contro la Juve) e il più importante (al Cesena, ultima giornata dell’indimenticabile stagione 1975-1976) e il richiamo del tecnico Gigi Radice all’ingresso in campo prima di ogni partita: «Lassù quei ragazzi vi guardano». Sala, ribattezzato il ‘Poeta del Gol’, ha sottolineato la sua crescita sul piano caratteriale all’ombra della Mole e quanto fosse importante essere umili. Una caratteristica comune a Valentino Mazzola e compagni, come ha sottolineato don Dante Caprioglio, rettore del Collegio ‘San Carlo’ di Borgo San Martino, che conobbe personalmente il mitico capitano: «Passò un pomeriggio in Collegio a giocare a ping-pong con i ragazzi: era il ’46 e si trovava a Borgo per acquistare la farina in un vicino mulino. Il vero campione è umile e anche sotto questo aspetto era di esempio per tutti, simbolo di un calcio pulito che nulla ha a che fare con gli episodi di violenza che purtroppo ancora oggi avvengono negli stadi e sui campi di gioco». Da un salesiano all’altro, ovvero don Aldo Rabino, assistente spirituale del Toro da oltre quarant’anni che scherza con il ‘collega’, notoriamente juventino: «Il nostro capo, Don Bosco, non poteva che essere tifoso del Torino: amava i giovani e i poveri». Indossare la maglia granata, specie dopo Superga: un orgoglio di cui vanno fieri anche Gianni Bui e Natalino Fossati, ricordando altri due sfortunati campioni della storia granata tra gli anni Sessanta e Settanta, Gigi Meroni e Giorgio Ferrini. Amarcord finale con la poesia letta dall’avvocato Gian Luca Scagliotti e composta nel 2006 dal compianto papà Piero, già sindaco di Occimiano, in occasione del centenario granata e del ritorno in Serie A. La nostalgia lascia spazio alla passione, sventolano sciarpe e bandieroni come allo stadio, fino allo scoprimento della targa da parte di giovanissimi supporters con la benedizione del parroco, don Gian Paolo Cassano, e i saluti della presidente del Consiglio Comunale dei Ragazzi, Vittoria Deambrosis, e del sindaco Ernesto Berra. Una giornata che verrà a lungo ricordata dagli sportivi occimianesi.