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Teatro
Valentina Picello: «Sono arrivata a 45 anni a fare il mio primo monologo»
L'attrice torna al Municipale ad aprile

Occhi verdi, capelli rossi. Parla cinque dialetti: piemontese, friulano, veneto, siciliano e pugliese. Tra le sue skill ci sono: canto (musical, pop e lirico) e pittura, ma è anche autrice, formatrice di teatro integrato per educatori e disabili e, soprattutto, è lei stessa attrice di teatro.
Tra i suoi premi annovera anche un Mariangela Melato nel 2013, un Duse nel 2015 e una Nomina Premio Ubu Miglior Attrice Protagonista 2022. E’ barese d’origine ed è stata monferrina d’adozione. È Valentina Picello, orgoglio di bandiera.
Chi è Valentina Picello al di là della critica?
Mi dipingono come coraggiosa e mi riconosco. Sono curiosa e non ho paura di rischiare. Sono arrivata a 45 anni a fare il mio primo monologo quale forma di teatro che può indurre al virtuosismo. Volevo che il pubblico fosse spettatore senza essere chiamato in causa. Ma ciò che faccio mai è dimostrativo, sia nella scelta dei testi sia nell’interpretazione.
Come descriveresti il tuo percorso artistico/professionale?
Estremamente eterogeneo e caratterizzato da stili molto diversi tra loro. Ho avuto la fortuna di lavorare con registri che sono stati grandi pedagoghi e anche attori. Parlo di: Luca Ronconi, Emma Dante, Arturo Cirillo, Claudio Tolcachir e Leonardi Lidi. Amo il teatro di ricerca a 360° che, sebbene più rischioso, è molto motivante e arricchente.
Cosa è dirimente nel tuo lavoro?
Il dialogo con tutti, dal regista al produttore. Poi, la scelta di Cartelloni che tengano conto di una progettualità di senso.
Quale interpretazione ti manca e quale l’attrice di riferimento?
In questi ultimi due anni ho interpretato i personaggi femminili più belli della drammaturgia del Novecento di Tennessee Williams. Per fisicità e attitudine ho sempre interpretato personaggi giovanili, ma utlimamente sto affrontando anche quelli di una sensualità più matura, piuttosto che madri. Direi che, ora, mi sento completa. Come attrice di riferimento, di Mariangela Melato ho sempre ammirato la tempra, più che l’emotività. Molto tecnica. Di Valeria Moriconi, invece, la sua empatia e capacità di apportare emotività sanguigna.
Dove ti vedremo e con quali spettacoli prossimamente?
Oltre al monologo “Anna Cappelli”, che andrà in scena, anche, al Municipale di Casale Monferrato il 22 e 23 aprile prossimi, mi attende una lunga tournée con “La Gatta sul tetto che scotta”. Inoltre, il 16 settembre debutterà al Teatro Elfo Puccini di Milano “Madri” del giovane drammaturgo Diego Pleuteri. Poi lavorerò ad uno spettacolo omaggio per i 50 del Teatro della Tosse di Genova, con una nuova versione de “I Persiani” di Eschilo riscritta da Giovanni Ortoleva.
Parlando di Casale Monferrato. Ci sono persone che continuano a vivere nel tuo cuore?
Sebbene ci sia ancora qualche ferita aperta, devo molto a Casale Monferrato, dove ho vissuto i miei primi 19 anni. In particolare, ai docenti del Liceo Classico i quali, prima di me, compresero il mio talento. Tra loro, in primis, Maria Paola Casorelli che è stata un’insegnante meravigliosa con la quale sarei pronta a ricondividere una drammaturgia e/o uno spettacolo. Poi ancora, donne incredibili come Gabriella Bionda e Daniela Degiovanni...
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