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«Orto di Nemo», dove si coltivano ortaggi sott'acqua e si può guardare il mare da una campana sommersa

C’è una nuova grande campana subacquea nell’«Orto di Nemo» a Capo Noli (Savona), dove - anche se sembra una cosa ai limiti del phantasy - si sta conducendo un interessante e innovativo esperimento scientifico per la crescita di vegetali in ambiente sottomarino. Una sesta campana di recente installazione nella quale si può entrare, togliersi l’attrezzatura subacquea, sedersi e osservare l’ambiente sottomarino e quello che accade intorno alle biosfere. «È una esperienza veramente particolare - spiega Gianni Fontanesi, coordinatore del progetto scientifico - perché si ha la sensazione di essere in un acquario, ma... all’opposto... con i pesci che dal mare osservano noi!». Come essere in un batiscafo e dentro un... documentario. L’Orto di Nemo è ormai diventato una meta pressoché fissa per il Circolo Subacqueo Casalese, che conta una sessantina di soci alcuni dei quali, praticamente ogni settimana, si recano a Noli per immergersi e finiscono per andare a curiosare fra le biosfere del «Nemo’s Garden». L’installazione delle strutture necessarie a condurre gli esperimenti ha infatti avuto una interessante ricaduta sull’habitat marino, in quanto il fondale in quella zona è piatto e sabbioso e le strutture sono diventate nel giro di pochissimo tempo un reef per molte specie. L’«attrazione» maggiore sono senz’altro gli ormai “famosissimi” e fotografatissimi cavallucci marini, che spesso si possono vedere proprio fra catene di ancoraggio e zanche, cavi e piastre che servono al funzionamento del Nemo’s Garden, insieme a saraghi, salpe, cefali, tanti polpi, scorfani, rombi di rena, calamari e persino banchi di acciughe. E - appunto - tanti subacquei (tra cui quelli monferrini, come si diceva) che trovano nel sito una meta interessante per una immersione facile e accessibile a tutti. Il turismo subacqueo Il «turismo subacqueo» è una delle positive conseguenze dell’installazione - evidenzia ancora Fontanesi - impianto che lo scorso anno pareva fosse destinato a emigrare all’estero per le consuete problematiche “made in Italy”: difficoltà burocratiche e mancanza di fondi. Poi le concessioni necessarie per portare avanti il progetto sono state rinnovate per altri quattro anni, ma l’ipotesi di esportare l’esperimento in altre aree del mondo resta comunque una opzione valida. «A fine ottobre abbiamo rimosse tre campane e la corolla dell’albero della vita che rimanda all’EXPO milanese, per motivi logistici legati alle mareggiate e ai danni che avrebbero potuto provocare. Le altre le abbiamo lasciate per testare la resistenza del sistema e abbiamo così constatato che non ci sono stati problemi di alcun tipo». Da maggio si è poi lavorato alla ricostituzione della struttura ed è stata aggiunta la biosfera di osservazione subacquea a cui si faceva cenno, dotata di connessione internet, telecamere, sensori per il controllo della temperatura, dell’ossigeno e della anidride carbonica. «Una struttura destinata anche ad accogliere ospiti particolari, quali persone che potrebbero essere interessate a fare un investimento su questa tipologia di progetto», spiega Fontanesi. La foresta degli invertebrati Tra le novità di quest’anno - spiega Fontanesi - c’è anche la creazione di quella che è stata chiamata la «foresta degli invertebrati, una serie di cime in materiale totalmente naturale - iuta o canapa - ancorate sul fondo e sostenute attraverso dei piccoli gavitelli che le mantengono tese verso la superficie». Le cime dovrebbero essere “aggredite” da alghe e microrganismi - dice il coordinatore del progetto - e verrebbero poi prelevate, lavate, essiccate e utilizzate come fertilizzante per le colture all’interno delle biosfere, riuscendo così a realizzare un sistema autonomo che sarebbe a quel punto autosostenibile anche da questo punto di vista. Tante le specie erbacee/arboree coltivate nella campane con prevalenza di piante aromatiche e medicali: menta, aloe vera, maggiorana - citandole un po’ alla rinfusa - origano, timo, lattuga, strigolo, senape bianca, bacche di gogi e citronella, tè verde, liquirizia, e poi ancora elicriso, tagete, issopo... Ma nelle campane sono cresciuti persino pomodori e fagioli. Con la sorpresa - peraltro - che il tenore di oli essenziali trovati nelle piantine cresciute sott’acqua è più elevata che nelle sorelle nate all’asciutto. Le super-piante officinali Cosa che ha notevole rilevanza - evidenzia Fontanesi - per le piante officinali destinate a usi medicali, «contro il diabete per esempio o che hanno capacità antiossidanti e potrebbero avere applicazioni nella lotta al cancro. E poi si potrebbe pensare a super semi a livello energetico con elevato livello proteico», continua Fontanesi. Peraltro nelle campane la pressione più elevata (a otto metri ci sono quasi due atmosfere, il doppio di quella a cui siamo normalmente sottoposti) accelera la crescita dei vegetali, e non occorrono pesticidi di nessun tipo perché i parassiti - ovviamente - sott’acqua non ci vanno. Anche per quanto riguarda l’approvvigionamento idrico il differenziale di temperatura dell’acqua racchiusa alla base della biosfera provoca una evaporazione che - attraverso la successiva condensazione all’interno della campana stessa - procura poi l’acqua dolce necessaria alla vita delle piante che sono poi in grado - attraverso la fotosintesi - di mantenere in equilibrio i livelli di ossigeno e di anidride carbonica. Insomma, a quanto pare funziona, e coltivare sott’acqua non è più... fantascienza! Qui l'interessante video dove il coordinatore del progetto Gianni Fontanesi illustra il progetto del Nemo's Garden.

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Enea Morotti

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