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J’han dimi dagli animali alla battuta ante-Concordato

Mi hanno detto...

L’Esopo monferrino Zoofavole dialettali raccolte e scongelate, tradotte e commentate a cura di Pietro Giordano Odalengi (28)

J’han dimi che, a Rùnculi,i’han truvà ‘n babi culur dal taranculi,

ch’al baula cme ‘n cane,

s’at t’lu tuchi,

t’fa àbrüsà la man.

I’han dimi ch’i’ è ‘n tass can e ‘n tass crin,

però mi i’hö mai vistii da davsìn.

I’han dimi che la grila l’è ‘na boiache,

dop, la mangia ‘l mas-c (ma vuà che troia!).

S’nu disu tanti bali balossi,ma fin-a ‘l me prevost ai cünta grossi.

Duminica ‘ha dicc che ‘l nost guvernol’ha rubà Ruma al Papa e “andrà all’inferno”.

 

La traduzione

- Mi hanno detto che, a Roncole, hanno trovato un rospo che ha il colore delle salamandre, che abbaia come un cane e, se lo tocchi, ti provoca bruciore alle mani.Mi hanno detto che esiste un tasso-cane e un tasso-porco, però io non li ho mai visti da vici-no. Mi hanno detto che la mantide è un insetto che, dopo l’accoppiamento, divora il maschio (è una bella troia, però!).Se ne raccontano tante di fandonie stravaganti. E perfino il prete ne dice di grosse. Domenica, ad esempio, ha detto che i nostri governanti, avendo preso Roma al Papa, andranno tutti all’inferno.

 

Il commento

- Come in altri componimenti, anche in questo tutto sembra procedere in funzione della battuta finale, che è un tassel-lo conficcato nella lunga ed aspra diatriba che contrappose clericali ed anticlericali almeno sino al 1929.Il giorno 11 febbraio di quell’anno si firmò il Concordato tra il Regno d’Italia e la Santa Sede. Ma più importante ancora, in quel-la data, fu la firma di un vero e proprio trattato di pace tra i due contraenti ed ex contendenti (la Conciliazione).Prima di allora, però, il nostro ignoto autore assimila le affermazioni clericali alle dicerie che aveva sentito intorno ad alcuni animaletti locali, credendole opera di fantasia. In realtà si trattava di notizie vere, tranne forse quella sul «tasso-maiale» che, se davvero esisteva, poteva trattarsi magari di qualche sparuto cinghiale, superstite (allora) di altre epoche ed emargina-to dalla densa antropizzazione e dalle diffuse coltivazioni intensive. Quanto a quello che il narratore chiama rospo con il colore (nero e giallo) della salamandra pezzata, si tratta di un animaletto per niente mitico, anche se da noi è assai meno diffuso che in altre terre d’Europa. Si chiama “ululone”. Qualche attendibile te-stimone locale ha sentito l’ululato che emette fuggendo quando si sente in pericolo nonché lo spruzzo di una sostanza irritante sulle mani di chi cercasse di afferrarlo.Tutto vero, infine, quanto gli “hanno detto” sul-le abitudini della mantide religiosa (in dialetto Grila), che divora il maschio. Evidentemente avrà bisogno di molte proteine per le uova ap-pena fecondate. Il fatto poi che l’ignoto autore la definisca una «troia», qualcuno dirà che si trattava di uno sfogo maschilista.


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Beppe Sartirana

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