Amianto: in ottocento a Torino per chiedere giustizia
di Massimiliano Francia
Otto pullman da Casale Monferrato, 210 persone dalla Francia presente con tredici associazioni, delegazioni da Olanda, Belgio, Svizzera, e un pool legale internazionale per difendere le vittime di una strage a tutti gli effetti europea, mondiale. In tutto circa 800 persone.
Messaggi di solidarietà da Laurie Kazan-Allen (coordinatrice della Ban Asbestos della Gran Bretagna, da Fernanda Giannasi la pasionaria della lotta all’amianto del Brasile, e da Linda Reinstein, leader del movimento delle vittime della California. Solidarietà dai lavoratori della Thyssen.
E il Procuratore Capo Giancarlo Caselli ha salutato i sindaci e gli amministratori del casalese che sono entrati in aula solo per un momento allo scopo di portare la loro solidarietà alle vittime. «È un processo importante non solo per le sue dimensioni ma anche per la rilevanza sociale», ha detto Caselli.
E la prima sassata del piccolo Golia - le migliaia di vittime e di parenti - va a segno se il gigante Stephan Schmidheiny, il miliardario svizzero indagato per il disastro Eternit, ha schierato ieri alla prima udienza preliminare a Torino un pool legale di ventitré avvocati. Talmente tanti che sono stati costretti - curiosamente - a utilizzare la gabbia degli imputati.
Solo due - come da codice - invece quelli che hanno preso parte alla vertenza per rappresentare il secondo indagato, il barone belga Jean Louis Marie Ghislain De Cartier De Marchienne che in un comunicato stampa diffuso ieri dai quotidiani ha rifiutato qualunque addebito relativo alla Eternit Genova.
«Ma il fatto è - spiega Sergio Bonetto, del pool di legali che difendono le vittime - che il barone non è imputato per Eternit Genova ma perché come presidente di Eternit Belgio ha diretto la Eternit italiana».
Eternit Belgio che prosegue oggi l’attività come Etex - ha messo in evidenza l’europarlamentare Vittorio Agnoletto - che ha annunciato nelle prossime settimane un sit-in di protesta sotto la sede di Bruxelles.
Un altro bel grattacapo ai signori dell’amianto - aggiunge ancora Bonetto - ci ha pensato a darglielo venerdì il procuratore Raffaele Guariniello con un supplemento di indagine che fa capire che non solo bisogna stabilire se c’è la responsabilità pere la strage avvenuta in passato - «come producevano e che danni facevano quando producevano - ma anche perché se ne sono andati come l’8 settembre e non hanno mai mosso un dito per rimediare ai danni che avevano fatto», dice Bonetto.
A tutt’oggi - dimostra il supplemento di indagine - ci sono ancora strade e mucchi di amianto di diretta provenienza dall’Eternit. «Un rischio contro cui non hanno fatto nulla. E non possono dir che non lo sapevano. Credo che nel processo avrà una grande rilevanza il fatto che non hanno fatto niente in tutti questi anni per quando sono invece intervenute leggi e bonifiche da parte di Stato, Regioni, province, Comuni, privati...».
«E non basta offrire risarcimenti - ha commentato Romana Blasotti Pavesi, presidente della Associazione Familiari vittime dell’amianto - il signor Schmidheiny dovrebbe almeno assistere un malato di mesotelioma, fino alla fine...».