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"Si spazzava l'amianto con la scopa: sono morti tutti": la testimonianza di un ex operaio al maxiprocesso di Eternit

Ventiquattro anni passati all’Eternit e il 70% di asbestosi. Ezio Buffa classe 1933 (nella foto) dorme, a fatica, con tre cuscini. «Non l’avevano informato dei rischi che correva lavorando l’amianto?», gli ha chiesto durante la decima udienza del maxi-processo Eternit il pubblico ministero Gianfranco Colace. «Ma le pare che se avessi saputo che fine facevo sarei andato all’Eternit? Andavo a lavorare in campagna. Non avevo mai sentito che l’amianto faceva venire il mesotelioma, se no gli dicevo “a t’ salut”. Non si è mai parlato di rischi per la salute. Era un tabù, non bisognava parlarne, era tutto bello, tutto sano. Se lo facevi ti dicevano che eri un pelandrone e non avevi voglia di lavorare...». Buffa, terzo teste della Procura per il processo Eternit, ha ricordato come si lavorava in via Oggero, dove è rimasto fino al 1978 quando ha dovuto dimettersi a causa della malattia. L’asbestosi gli fu diagnosticata nel 1970, ma non fu mai trasferito ad altre mansioni così come altri lavoratori che come lui si erano ammalati. Ha ricordato le pulizie del sabato mattina quando toglievano i residui degli impasti dai macchinari e buttavano tutto dentro dei fossi dove scorreva acqua che finiva nel Po. Ma quanta roba era, gli ha chiesto il magistrato, carriole? «Autobotti...», ha risposto, per spiegare di che quantitativi su stava parlando. Per le altre pulizie si usava prevalentemente la scopa. «Quelli che le facevano sono morti tutti». La polvere aspirata e buttata fuori, senza filtri, perché si intasavano a causa del cemento inumidito ed erano guai. Le tute sporche di polvere portate a casa o che qualcuno puliva un po’ dalla polvere con l’aria del compressore. L’amianto lavorato inizialmente a secco «che volava dappertutto come le piume di gallina». E il polverino? «Chi faceva richiesta in ufficio - ha spiegato - poteva portarlo a casa. Si faceva un’offerta». Non si sa a chi finissero i soldi, né il nome dell’addetto. Lo prendevano dipendenti ma anche esterni allo stabilimento. Ma chi prendeva questo materiale veniva avvisato che era pericoloso?, ha chiesto Guariniello. «Questo proprio no, non venivano avvertiti». E le visite le facevano? «C’era il carrozzone: facevano le radiografie». Ma nessuno l’ha mai fatta soffiare in un tubo?, gli ha chiesto il presidente Casalbore. «Ho soffiato all’Inail, quando ho chiesto l’aggravamento...».

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