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Ugo Cavallero: gli ultimi giorni del Maresciallo d'Italia

A 80 anni dalla misteriosa morte

A 80 anni dalla misteriosa morte del Maresciallo d’Italia Ugo Cavallero, per la prima volta, sono state aperte le porte del Castello di Ponzano Monferrato per presentare la ricerca storica, sui suoi ultimi giorni di vita, condotta dal Prof Marco Cuzzi dell’Università degli Studi di Milano, e per annunciare l’avvio dei lavori di riordino degli archivi storici a cura dell’archivista Clara Belotti.

Come testimoniato nella versione integrale de “Il dramma del maresciallo Cavallero” scritto dal figlio Carlo e, ancor più, dalla mole di documenti ritrovati nel Castello di Ponzano (circa 25 metri lineari che raccolgono 29 anni di storia tra il 1914 e il 1943), la controversa figura di Cavallero, poco esplorata dalla storiografia accademica, è stata particolarmente sfaccettata e complessa. Cavallero fu determinante sia all’ascesa sia alla caduta del fascismo, prendendo posizioni che, con elevata probabilità, gli costarono la vita nella notte tra il 13 e il 14 settembre del 1943. Ma quale fu il contesto politico, militare e civile che caratterizzò quell’anno? 

Il 1943 segnò non un cambiamento di festa ma di tragedia. Fu l’anno dalle radici lontane con conseguenze destinate a durare. L’anno dell’illusione che tutto fosse finito, l’anno della confusione, della fame e della morte, delle guerra civile con lotte fratricide. L’anno in cui la Patria morì nella vergogna e si disgregò lo Stato italiano, con l’Italia spezzata in due tra odio e vendetta, tra partigiani, repubblichini, nazisti e fascisti. L’anno della resa incondizionata chiamata armistizio e, per i tedeschi, tradimento. L’anno in cui, molti, scelsero la parte sbagliata per un mal confuso senso del dovere. 

Per quanto in parte sia andato disperso, il materiale custodito a Ponzano è ancora vasto e a far scattare il desiderio di approfondimento è stata una misteriosa valigia, recentemente riconsegnata alla famiglia Cavallero, contenente documenti inediti. L’ipotesi è che ci sia altro materiale murato e nascosto nel territorio ponzanese, vista l’incomprensibile totale assenza di documentazione tra il gennaio e il settembre del ‘43. Quello di Cavallero resta, dunque, un vero e proprio cold case sospeso tra: suicidio per “onore”, ampiamente pubblicato dalla cronaca del tempo ma molto improbabile sia per le modalità sia per la ricostruzione delle ultime ore di vita; suicidio per sottrarsi alle richieste degli ufficiali tedeschi di ricomporre l’esercito fascista; omicidio, versione più verosimile avvalorata anche dall’ispezione della salma.  Tuttavia, soltanto una perizia necroscopica sui suoi resti potrà, forse, dipanare ogni dubbio.


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