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Crea: sulle tracce dello Zuccari

Sono passati quattrocento anni esatti dalla pubblicazione de "Il passaggio per l'Italia" di Federico Zuccari, ristampato da La Finestra Editrice (Lavis 2007), ma quel singolare reportage di viaggio mantiene - come ricorda nella presentazione la curatrice Alessandra Ruffino - una straordinaria attualità. Destinate ai contemporanei, le lettere di viaggio dell'illustre pittore per tormentate vicende editoriali sono apparse sotto il medesimo frontespizio in copie tutte diverse tra loro. Una di queste, arricchita da tre preziose incisioni originali e pubblicata nel 1608 da Bartolomeo Cocchi a Bologna, è conservata presso la Civica di Casale. Contiene una interessante visita nell'estate del 1604 al Santuario di Crea, descritto in una (a noi favorevole) ottica comparativa con il Sacro Monte di Varallo: «In quella State, per mio gusto, prima che io vedessi il detto Monte di Varalo andai a veder la Madonna di Crea nel Monferrato, vicino a Casale, lontano trentasei miglia da Pavia; la qual Madonna di Crea è sopra un monte, an­co esso bellissimo, e di bellissima vista più assai di Va­ralo, avendo maravigliosa vista da tutte le bande. Nella sommità di detto Monte, vi è una Chiesa più bella e più grande di quella di Varalo assai, ove stanno Canonici Re­golari della Pace di Roma, e questo Monte è parimente fabricato ad imitazione e concorrenza di quello di Varalo, con le dette capelle a luoghi a luoghi, con le figure di ter­racotta colorite a punto come quelle di Varalo, salvo che quivi si fanno i Misterii e Vita della Madonna, e quelle di Varallo sono del Signore (sì come dissi)». Poco dopo l'autore presenta un quadro dei lavori in corso per la costruzione delle cappelle della "via sacra", soffermandosi, in particolare, sull'apparato decorativo della "Cappella del Paradiso", dove erano impegnati i due fiamminghi Jean e Nicolas Wespin, detti Tabachetti, e un milanese, probabilmente lo scultore lombardo Cristoforo Prestinari (1573-1623), attivo al Duomo di Milano e a Orta. «Questo non è an­cora perfetto, che non serà men bello che quello di Vara­lo, anzi molto più, e più ordinato, e le figure tutte di assai buona mano; ve ne sono molte principiate, e tutte di di­versi Prencipi e Signori che, per lor divozione, le fanno fa­re. Saranno queste ancora da quaranta e più capelle, sin ora ve ne sono di finite da sei, over otto, et altre tante principiate; una fra le altre, che è la maggiore e la più eminente, su la sommità del monte, in forma rotonda con un portico a torno che gode tutte le viste da tutte le ban­de, in questa vi si fa l'Assunzione, della Madonna in Cielo, che certo sarà bella cosa, che vi sono duoi scultori Fia­menghi et un Milanese valent'uomini, che vanno facen­do delle dette figure di terra: nella parte di sopra è il Pa­radiso con la Madonna, nella parte di sotto è già figurato l'Inferno, che certo è talmente spaventoso che le donne e' fanciulli non ardiscono approssimarseli». Sembra che fossero già pronte le tre raffigurazioni della bestemmia, della lussuria e della superbia, ma nel 1683 l'Inferno risultava ancora privo di statue. Dionigi Roggero SETTANTA POSTI LETTO E UNA SALA CONGRESSI ATTENDONO I TURISTI - Una luminosa giornata tra inverno e primavera ci spinge a Crea sia sulle orme di Federico Zuccari (lo abbiamo appena «visto» nel filmato TV su Caravaggio) che per dare un saluto e un conforto al nuovo rettore mons. Francesco Mancinelli che incontriamo nello splendido chiostro del convento del santuario caro a tutti i monferrini. Da li passiamo nella «sala De Gasperi» col suo balconcino di ferro battuto che da sul Monferrato e ricordiamo che sono passati 60 anni dall'incontro di Crea con Bidault, padrino Brusasca da Cantavenna, allora sottosegretario, che ha segnato il ritorno dell'amicizia tra Italia e Francia e nel contempo dell'Italia in Europa. Fatte due fotocopie per l'archivio di Crea del libro di Federico Zuccari scendiamo nel primo cortile dietro il convento delimitato dai fabbricati degli ospizi di San Gregorio e San Paolo, ancora da ristrutturare. Passiamo nel secondo cortile ed entriamo nella Villa del Vescovo, i locali sono da restaurare, vengono utilizzati qualche volta dagli scout. Ci soffermiamo incuriositi davanti ad un muro interno molto spesso e inclinato, con una scarpa. Era un muro perimetrale poi inglobato da un ampliamento, sembra difensivo (qui c'era un castello?). Pochi metri e raggiungiamo il sottostante prato, molto panoramico. Si vede la cerchia completa delle Alpi. Dove c'era il vignotto di padre Alberto (che offriva il vino di Crea), ora è tutto incolto e ci sono baracche con tetto in eternit. Da risanare. La memoria ci porta ai concerti del Teatro Nuovo e una frase di «babbo Erba» il sovrintendente del Regio e e padre di Germana Erba Mesturino «Qui siamo più vicini a Dio, si sentono cantare gli angeli....». Ritorniamo in piazza passando dalla stradina sotto la facciata sud, facciata che ha l'intonaco a pezzi: «La restaureremo -promette il rettore - Crea è patrimonio Unesco, non dimentichiamolo» . Torna a nuova vita invece dopo imponenti lavori invece (progettista arch. Deambrogio) il cosiddetto ospizio di San Giuseppe, l'entrata è tra il bar e il negozio. Prendiamo l'ascensore sul lato di Serralunga. Prima tappa al salone convegni, grande, sotto la zona bar (una parte mobile lo può dividere in due). Poi saliamo al primo piano. Un terrazzo si affaccia sulla piazza e porge una insolita visione sl sacro Monte... Le camere sono state completamente rifatte (tutte con servizi, Tv) e ... attendono l'inaugurazione ufficiale e i turisti (oggi Crea, con le altre camere all'inizio del giro del monte può ospitare 70 persone: non è poco). Finale con un caffè al bar dei Merlo e un cordiale saluto al rettore che si prepara per la messa delle 16 prima di tornare dalla pace del Santuario (quasi quasi prenotiamo...) al ritmo della città. Luigi Angelino FOTO. Crea dal terrazzino della sala de Gasperi, con il rettore in sala De Gasperi, la villa del Vescovo

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Noris Morano

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