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Cala a terra "La Disfatta degli Albigesi" di Pierfrancesco Guala

Martedì. in San Domenico è avvenuto il distacco dalle cornici della parete della grande tela ‘’La disfatta degli Albigesi’’ di Pier Francesco Guala da parte di una equipe del Laboratorio Nicola di Aramengo guidata da Annarosa Nicola e da Nicola Pisano, laboratorio dove sarà ospitata per l’opportuno restauro. Presente anche l’arch. Raffaella Rolfo, curatrice di un complesso piano di lavori nel complesso di San Domenico, assieme al parroco mons. Antonio Gennaro. A Natale è stato verificato che la tela presentava un vero e proprio collasso con tagli nel rinfodero in corrispondenza dei chiodi; causa probabile: una infiltrazione d’acqua dai tetti che aveva ammollato le trame. Mentre veniva transennata la zona, si cercava, con l’ufficio beni culturali della Diocesi, presieduto da don Renato Dalla Costa, una soluzione urgente risolta nella disponibilità operativa e nelle strutture di Aramengo. Nel corso dello stacco sono stati rilevati nella parte alta anche danneggiamenti provocati dai tarli. Ora resta il problema di trovare uno sponsor per i restauri per far tornare quanto prima nella bella chiesa casalese il prezioso dipinto. Per saperne di più Nel 1753 il padre Pio Guglielmo Cavalli, premurandosi di consegnare ai posteri le notizie delle radicali trasformazioni in atto nell’antica chiesa dei Predicatori, compilava una dettagliata “Descrizione dell’origine e fondazione del convento di San Domenico di Casale Monferrato”. Nel manoscritto, redatto al termine dell’importante incarico di priore dal 1748 al 1752, annotava che la grande tela raffigurante la “Disfatta degli Albigesi” era stata dipinta nel 1724 dal giovane Pietro Francesco Guala a spese del lettore Vittorino Songi per essere collocata sulla porta della chiesa verso la sacrestia, dove è rimasta finora, proprio di fronte alla seicentesca “Battaglia di Lepanto” del pittore trinese Giovanni Crosio, nella comune condanna di quanti, turchi o albigesi, vollero distruggere la religione. Nella produzione giovanile, dopo le opere realizzate a Balzola su commissione della famiglia Fassati, il grande quadro del ventiseienne pittore è il primo incarico di una certa importanza nella città natale e nella chiesa più prestigiosa, dopo il Duomo. Raffigura la celebre battaglia di Muret del 1213 nella quale il conte di Tolosa, lo scomunicato Raimondo, al comando degli Albigesi, contro cui il papa Innocenzo III aveva bandito la crociata, fu sconfitto dalle truppe francesi guidate da Simone di Monfort, che segnò la fine dell’eresia catara. Una committenza interna all’ordine dei domenicani destinata a proseguire con i due miracoli di San Domenico, realizzati da Guala nel rinnovato presbiterio, appena ultimato nel corso del vasto e articolato intervento di Francesco Ottavio Magnocavalli che dal 1748 al 1753 modificò l’aspetto della chiesa dopo i danni subiti nel 1745 durante la guerra di successione austriaca. Rispetto al bozzetto preparatorio, oggi conservato nel Museo Civico, la grande tela di oltre 35 mq presenta alcune significative varianti, tra cui la figura con abiti orientali posta in basso a sinistra che padre Cavalli identificava col comandante Simone di Monfort, poi sostituita nella tela da un personaggio indicato dal canonico Giuseppe De Conti come il Guala stesso con in mano il cartiglio indicante la data, la firma e l’età del pittore (“Ad maiorem Dei Gloriam P.F. Guala Casal.is / invenit et pinxit aetatis suae annorum 26 / An. D.ni 1724”). E anche se per Silvia e Sergio Martinotti nel Guala il bozzetto è sempre superiore alla versione definitiva dell’opera, nei due quadri, specie in quello più grande, “l’artista realizza una pittura irruente, agile e spigliata nella scena di fondo, netta, cruda e drammatica nei particolari secondari, ed infine densa, attenta e vigorosa nelle parti di primo piano”. La tela venne una prima volta restaurata (con le altre tre) nel 1969 dal laboratorio Nicola di Aramengo sotto la direzione della Soprintendenza torinese.

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Salvo Monteleone

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