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Viaggio a Moncalvo in visita alla pinacoteca della chiesa parrocchiale di S. Francesco

Possiamo dire senza alcun dubbio che Moncalvo è l’insostituibile “locus animae” di Guglielmo Caccia, il cui busto campeggia sulla facciata del Teatro Civico. Originario della piccola borgata di Montabone (nei pressi di Acqui), allora appartenente ai duchi di Mantova e Monferrato, firma le prime opere nel casalese e nel costruendo Sacro Monte di Crea. Nel 1593 acquista una abitazione nell’antica capitale del marchesato, località dalla quale derivò il fortunato soprannome “il Moncalvo” che lo rese noto in molte città del Piemonte e della Lombardia. Ottenuta l’autorizzazione del vescovo di Casale mons. Scipione Agnelli, adibì la sua dimora a convento (oggi è sede del palazzo comunale, ampiamente rimaneggiato), dove educare le proprie figlie secondo la regola della Compagnia di Sant’Orsola fondata nel 1535 da Sant’Angela Merici. Le giovani venivano accolte in convento con il tacito accordo di devolvere alla cassa comune i proventi della loro attività artistica. Particolarmente attiva suor Orsola Maddalena, al secolo Theodora, poi la badessa del convento, molto esperta nell’arte della pittura, che proseguì l’attività paterna con tele di grande valore e non comune delicatezza. Recentemente le sue opere sono state esposte in una grande mostra dedicata alle donne artiste a Washington. Ricordata come la “monacha di Moncalvo”, la cittadina dove si è realizzata la sua attività artistica per oltre cinquant’anni, fino alla scomparsa nel luglio 1676. Il padre Guglielmo era morto, assistito dalla figlia prediletta, otto giorni dopo aver redatto il testamento stilato il 5 novembre 1625. I suoi resti mortali, ritrovati durante i restauri della chiesa effettuati nel febbraio 1943, furono ricomposti in una piccola urna collocata sotto la lapide di marmo (tuttora visibile), posta il 10 maggio 1876 per volontà dell’ebanista moncalvese Gabriele Capello, anch’egli detto “Moncalvo”. Questa l’iscrizione: “Qui riposa Guglielmo Caccia di Montabone detto Moncalvo da questa patria adottiva ove morì ai 14 novembre 1625. Fu valente pittore che alla sola religione ispiratosi col suo pennello fece sorgere i più bei giorni per l’arte nel Monferrato”. Oggi, a testimoniare la grande opera di restauro delle 22 tele della bottega cacciana resta il volume di Andrea Monti, don Giorgio Bertola e Giuseppe Vaglio “Le chiese di Moncalvo e i capolavori di Guglielmo e di Orsola Maddalena Caccia. Alla scoperta di un tesoro di fede, di storia e di arte”, appena pubblicato da Fornaca con la prefazione del vescovo della diocesi di Casale mons. Alceste Catella. Passaggio segreto in sacrestia rifugio per il parroco don Bolla Appuntamento nella casa parrocchiale con don Giorgio Bertola e Andrea Monti, due degli autori del recente libro su Guglielmo e Orsola Caccia. Sono “sponsorizzati” dai giornalisti moncalvesi Mauro e Alessandro Anselmo, padre e figlio, che sottolineano per noi l’importanza dell’opera per il carattere divulgativo e per la raccolta di notizie storiche prima disperse in varie pubblicazioni. Grazie alla cortesia del parroco dal tesoro della chiesa abbiamo la fortuna di ammirare subito l’ostensorio a tempietto con alla base una iscrizione in latino che ricorda come committenti il pievano di Moncalvo e il prevosto di Frassineto, dipendente dall’arcidiocesi di Milano con rito ambrosiano dove è ancora in uso questo tipo di arredo sacro. Molto bella anche la piccola “Pace” in metallo con una miniatura e intorno molte reliquie, già appartenente al convento francescano di Moncalvo. Ci incuriosisce l’antico capitello posto nell’intercapedine della vecchia abside con l’aquila accanto ad un personaggio con un libro in mano (evangelista Giovanni?) e l’affresco trecentesco di San Giorgio con una Santa e un donatore (il marchese Teodoro II?) strappato dal cortile dell’oratorio della casa parrocchiale. Entriamo in chiesa (che freddo!); breve sosta davanti al “San Sebastiano curato dagli angeli”, dove Orsola Caccia avrebbe “raffigurato sé e le sue sorelle, sia di sangue, sia spirituali, oranti e attive in un’opera di pacificazione”. Novità: la statua della Madonna in trono col Bambino, collocata nella cappella dell’immacolata, è in attesa di una sistemazione adeguata. Sempre affascinante la galleria dove sono stati raccolti altri quadri cacciani (a Moncalvo sono in totale 22, record). Prima di uscire una breve visita alla sacrestia, dove è in corso il restauro degli armadi lignei. In uno di questi è stato scoperto un passaggio segreto, che conduceva in un locale sotterraneo, forse un sicuro rifugio di don Giuseppe Bolla, il parroco della Resistenza, in tempi bui. In programma altri importanti interventi: il restauro di altri quattro quadri, l’esposizione delle stazioni della Via Crucis di Mario Micheletti. Ancora: la chiesa della Madonna delle Grazie diventerà santuario diocesano di Santa Teresa di Calcutta. Infine a Santa Maria di Moncalvo sarà aperto un centro pastorale per famiglie e la piazza dedicata a San Giovanni Paolo II sarà inaugurata nel prossimo mese di giugno dal card. Severino Poletto.

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Veronica Spinoglio

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