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"Si apre il sipario"

Anna Bonaiuto al Municipale con "Giusto la fine del mondo"

Un doppio appuntamento

Anna Bonaiuto vista da Max Ramezzana

Sei candidature ai David di Donatello, tre ai Nastri d’Argento. La conquista nel 1995 di entrambi i premi per il film “L’amore molesto”, per la regia di Mario Martone. Due anni prima la Coppa Volpi a Venezia come miglior attrice non protagonista in “Dove siete? Io sono qui”. Nel 1994 Michael Radford la dirige accanto a Philippe Noiret ne “Il Postino”. Nel 2003 vince il premio Ubu come miglior attrice italiana di teatro per l’interpretazione di donna Rosa Priore in “Sabato, domenica e lunedì” per la regia di Toni Servillo. Cinque anni dopo, ha impersonato Livia Danese, la moglie di Giulio Andreotti ne “Il Divo” di Paolo Sorrentino.

Un curriculum da grande attrice: ha calcato i principali palcoscenici italiani, conosciuto i migliori registi, ha interpretato ruoli che rimarranno nella storia del nostro cinema. Stiamo parlando di Anna Bonaiuto che sarà protagonista questa sera e domani, mercoledì 26 gennaio, alle ore 21 al Teatro Municipale di Casale Monferrato con “Giusto la fine del mondo”, spettacolo che “inaugura” la stagione cittadina della grande prosa.

Quando ha capito che la recitazione sarebbe stata la sua professione?
Da sempre. Non ho mai avuto altri desideri nella mia vita. È stato il mio primo pensiero sin da quando avevo due anni. Non è stata una scelta…

Dall’Accademia di Arte Drammatica a Roma, un continuo percorso di crescita
Il mio è stato un percorso di apprendimento. I miei primi tre spettacoli, uscendo dall’Accademia di Roma sono stati con il grande Luca Ronconi, dopo, tanti altri importanti lavori insieme a Carlo Cecchi, Mario Martone… un incontro molto felice è stato quello con Toni Servillo, con cui abbiamo fatto “Sabato, domenica e lunedì”, produzione teatrale che ha girato in Italia e all’estero per ben quattro anni. Si è unito il piacere della recitazione con il piacere di interpretare un testo come quello di Eduardo, con il tutto esaurito in sala e la grande consapevolezza di fare un teatro etico, dall’alto livello morale. Poi di nuovo con Ronconi al “Piccolo”, e ancora Andrea De Rosa.

Cinema e teatro: un binomio inscindibile?
Il cinema è venuto così, non l’ho mai cercato. Lavoro davanti alla macchina da presa nel “tempo libero”. Dopo il successo con “L’amore Molesto” di Martone, ho percepito la mia felicità nel recitare nelle pellicole. Ma tutto diventa più facile se hai un ottimo regista e tanti eccellenti compagni di viaggio che rendono unico e mai banale quel lavoro! Penso di aver donato qualcosa di importante al pubblico: il nostro mestiere è quello di regalare qualcosa agli spettatori senza mai ingannarli.

Quali sono le più importanti collaborazioni che ha vissuto nella sua carriera?
Carlo Cecchi, Toni Servillo, Mario Martone, Paolo Sorrentino, Nanni Moretti… sono incontri che ti restituiscono sempre qualcosa. Più si scambiano contenuti, più il risultato finale rimane maggiormente apprezzabile. Sono state tutte collaborazioni arricchenti.

Tra i premi che ha ricevuto, quale ricorda con maggior emozione? Ci racconta un episodio divertente legato alla consegna…
Un premio estero e alla cerimonia parlavano tutti inglese e a un certo punto il regista Terry Gilliam aveva questo premio in mano e non compresi se fosse lui a premiare me o viceversa… I premi sono tutti belli, quando sono dati all’unanimità. Quindi il giudizio è unico nei tuoi confronti .

“Giusto la fine del mondo”: lei che ruolo interpreta?
Sono una madre di famiglia. Ho tre figli e una nuora. È un testo molto forte e doloroso. È una recitazione ritmata, senza compiacimenti. Un figlio dopo dodici anni torna a casa e deve rivelare che sta per morire...ma alla fine non lo farà, perché si innescano le tipiche dinamiche di una famiglia.

Nella trama emerge il tema dell’incomunicabilità: in un mondo pieno d’odio, quale sarebbe la soluzione per eliminarlo?
Purtroppo è ineliminabile. Bisognerebbe dimenticare l’Io, con la i maiuscola. Noi non siamo nulla, se non ci relazioniamo con gli altri. Dobbiamo essere più generosi.

Cosa si dovrà aspettare il pubblico dallo spettacolo?
Spero emozioni. Dalla tragedia greca il teatro parla del destino dell’uomo

Cosa le fa male in questo periodo di “sospensione” per il teatro?
Il teatro è qualcosa di necessario. Mi aspetterei che, dopo un momento di angoscia, forse sarebbe opportuno parlare di argomenti più difficili… Il teatro è sì evasione… Ma l’arte dovrebbe avere un ruolo più elevato ed educativo.

Era già stata al Municipale?
Credo di sì. Oddio, dopo anni di tournée confondo un po’ i posti. Ma il compito del teatro è portare spettacoli in luoghi dove la tradizione della prosa è consolidata da tempo e Casale è uno di questi.


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