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Da Trino a Moncalvo, dal Valenzano alla Lomellina

La “Giornata della Memoria” tanti appuntamenti in programma a Casale e nel Comprensorio

Ci sarà anche Noemi Di Segni, presidente delle Comunità Ebraiche Italiane

Ci sarà anche un ospite d’eccezione Noemi Di Segni, presidente delle Comunità Ebraiche Italiane alle celebrazioni della “Giornata della Memoria” nel complesso israelitico di vicolo Salomone Olper a Casale, domenica 27 gennaio. Si tratta di una presenza destinata a rimarcare l’importanza di questo luogo in questo 2019 si arricchisce anche di un significato ulteriore. Si apprende anche che ha dato la sua adesione Carla Nespolo, presidente nazionale dell'Anpi (che sarà presente alle cerimonie).

Sono passati infatti cinquanta anni esatti da quando veniva completato da parte di Piero Vignoli, direttore Giulio Bourbon, il restauro della Sinagoga, il primo passo verso la trasformazione del quartiere ebraico casalese in polo culturale che oggi, grazie al lavoro appassionato dei (pochi) componenti della Comunità israelitica  è tra i più visitati della provincia di Alessandria.

E proprio nella giornata della Memoria riprendono le attività della Comunità ebraica che proseguiranno fino all’estate compresa anche una mostra delle Chanukkah dal Museo dei Lumi a Matera capitale europea della cultura. Il primo appuntamento vede alle ore 15,30 in Sala Carmi l’inaugurazione della mostra fotografica “Medicina e shoah - dalla sperimentazioni naziste alla bioetica”, realizzata dall’Università di Roma “La Sapienza” in collaborazione con l’Unione Comunità ebraiche italiane (UCEI) e con la cura scientifica di Silvia Marinozzi. Trentadue pannelli in grande formato che illustrano la storia dell’eugenica dall’800, fino alla follia nazista.  Un modo per ricordarci che il progetto di sterminio di Hitler non certo nato a caso, ma cresciuto radicandosi su teorie di darwinismo sociale e dottrine pseudo mediche di inizio ‘900. 

E’ una mostra dove la documentazione è più importante dell’immagine cruda dei campi di sterminio e contiene anche un messaggio di rinascita. 

Dal codice di Norimberga frutto del processo ai medici nazisti nel 1947 è nata infatti la biotica che oggi applichiamo. La curatrice Silvia Mariozzi è ricercatore di Storia della medicina presso la Sapienza Università di Roma, autrice di numerosi saggi sulla storia delle idee mediche dal primo evo moderno al periodo risorgimentale, di archeologia funeraria e di paleopatologia, con analisi di fonti archivistiche, letterarie e materiali. Si occupa di museologia scientifica e studi su collezioni museali, con esperienze di museotecnica e allestimento di mostre temporanee. Dal 2014 dirige il corso monografico Medicina e Shoah, insieme a Fabio Gaj. L’argomento verrà poi approfondito domenica 10 febbraio alle 16 in Sala Carmi nel corso della Tavola Rotonda Eugenetica e Bioetica che vedrà la partecipazione anche di Giorgio Mortara, Paolo Tofaninie e Betti Massera.

Domenica la giornata nella comunità Ebraica si concluderà   alle 18 è infatti prevista con l’accensione di un candelabro a sette braccia destinato a ricordare le vittime dei campi

Gli appuntamenti in programma in questo fine settimana per ricordare la Shoah saranno diversi anche nei paesi del Comprensorio Casalese, dal Valenzano alla Lomellina, da Trino a Moncalvo.

Proprio a Moncalvo l'appuntamento alle ore 12 insieme al parroco don Giorgio Bertola, alla famiglia Norzi e alle autorità civili per l’accensione delle sette candele: sei in ricordo dei sei milioni di ebrei uccisi durante la Seconda Guerra Mondiale e una per le altre vittime.

Questa data è particolarmente significativa perché il 27 gennaio 1945 le truppe sovietiche dell’Armata Rossa entrarono nel campo di concentramento di Auschwitz, liberandolo.

La storia degli ebrei a Moncalvo ha origini antiche. Si ha notizia di una comunità fiorente già da metà del Quattrocento, a causa dell’emigrazione nel nostro territorio in seguito alle espulsione dalla Francia avvenute nel 1300.

Nel 1731, in seguito all’editto dei Savoia, fu istituito il ghetto, e situato in una via stretta tra via Montanari e via XX settembre, in cui andarono ad abitare 171 ebrei.

Insieme al ghetto fu edificata anche la sinagoga che si trovava all’interno dell’area chiusa, priva di qualsiasi segno di riconoscimento esteriore e con accesso interno dal ghetto stesso. Con la proclamazione dello Statuto Albertino del 1848, che portò al riconoscimento dei diritti civili agli ebrei e la conseguente emancipazione, la sinagoga poté darsi nel 1860 una facciata monumentale sul lato esterno al ghetto che si affacciava su piazza Carlo Alberto. Più volte è stato ricordato che la sinagoga di Moncalvo è l’unica d’Europa ad avere accesso dalla piazza principale della città.

La sinagoga rimase luogo di culto fino allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale e venne smantellata nel 1942. Oggi è di proprietà privata e la facciata, ristrutturata nel 2014, reca ancora la scritta “La mia casa sarà chiamata casa di preghiera per tutte le genti” (Isaia 56,6).

La sinagoga di Moncalvo è nota a livello internazionale per un particolare «Aron ha Kodesh», il sacro armadio in legno e oro dove gli ebrei ripongono i rotoli della legge Torah, oggi custodito nella sinagoga Obadiah da Bertinoro di Ramat Gan, sobborgo residenziale di Tel Aviv.

A Moncalvo la presenza ebraica resta oggi viva soltanto come reminiscenza lontana. Da ricordare è il poemetto satirico che mescola dialetto monferrino a espressioni giudaiche intitolato La gran battja dj’abrei d’Moncalv, che racconta di una zuffa scoppiata nel ghetto. Nel dialetto giudaico- piemontese locale si diceva “at mande tùt a batacain”, cioè mandi tutto al beth ha-chaim, al cimitero, situato sulla strada provinciale per Grazzano.


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