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  • 16 dicembre 2025
  • Casale Monferrato

Si apre il sipario

Un Amleto "al quadrato" secondo l'interpretazione di Filippo Timi

Questa sera alle ore 21 al Municipale di Casale

Filippo Timi. Visto da Max Ramezzana

Una nuova edizione dello spettacolo cult di Filippo Timi. Una rilettura dove ogni gesto o parola diventano gioco e voce personale, provocazione intelligente. Per la stagione di Piemonte dal Vivo, “Amleto²”, in scena, ieri, lunedì 15, e questa sera, martedì 16 dicembre, al Municipale di Casale alle ore 21, vede protagonista il celebre attore toscano, insieme a Marina Rocco, Elena Lietti, Gabriele Brunelli e Mattia Chiarelli, per una produzione Teatro Franco Parenti /Fondazione Teatro della Toscana. L’artista stravolge il testo shakesperiano, rovescia passioni e personaggi nella stessa gabbia da circo all’interno della quale si consuma un elogio della follia.

Un Amleto spiazzante, comico, furibondo, colorato, dove la tragedia si trasforma in commedia, tra potere e oblio, tra frivolezza e pazzia. Quello di Timi è un Amleto annoiato, che non ha più voglia di interpretare la monotona storia familiare, non ha più voglia di amare Ofelia, non ha più voglia di niente. Voci fuori campo lo richiamano, invano, al suo destino. Intorno a lui si muovono i personaggi scaturiti dalla sua instabile mente interpretati da Rocco e Lietti, sue storiche sodali artistiche. Biglietti in vendita sul sito vivaticket.com e la sera dello spettacolo al botteghino del teatro.

Amleto al quadrato. A che livello arriva Shakespeare?
Ragazzi, allacciate le cinture, o meglio slacciatele. È il primo spettacolo che ho scritto quindici anni fa, diciamo che siamo 15 anni più bravi. Che cosa è entusiasmante di Amleto? Quello che lui si domanda. Ed è la domanda principe che si pone ogni attore. Da che parte devo stare? Credo all’illusione della scena? Della speranza? Dell’amore? Oppure della mia vita vedo solo il palcoscenico, le tavole dure, la scenografia o ancora, ci cado dentro ed è tutto reale? Questa è la grande domanda che si rinnova di replica in replica.

Tragedia o commedia o Hamlet Horror Picture Show?
Tutte e tre le cose. C’è la spettacolarizzazione della tragedia. In questi giorni stanno crollando le figure materne, piango davanti alla tv. A teatro si parla dell’attualità creando poesia ed è la cosa più complicata. 

Anche se Amleto non ha più voglia di vivere, ci pare che interagisca in modo energico con i personaggi. Ci racconta il suo ruolo?
Amleto non ha più voglia di sottostare a un destino tragico e quasi come in un Truman Show, tutto intorno a lui è una recita. Come se un giorno ti svegliassi e tua madre è un’attrice che interpreta quel ruolo, che la tua fidanzata è un’attrice...e le parole che usi sono un copione. Allora esci dalla recita e cerchi di fare altro...finendo sempre con la tua fidanzata che si uccide, con il tuo migliore amico che muore, con tuo padre già morto, tua madre e tuo zio che moriranno. Io non voglio questo destino. E con cosa si contrappone la morte? Con la vita! La base dello spettacolo è la frase di un filosofo francese, Gilles Deleuze, che mi ha colpito molto: “Per essere storici, bisogna essere contemporanei”.

Quale importanza hanno le donne che dominano la scena?
È come se avessi diviso la figura femminile in due amori irraggiungibili: da una parte Marilyn Monroe e dall’altra Ofelia. Marilyn incarna lo spirito dell’arte, rappresenta l’essere o non essere di Amleto. Riguardando le interviste della Monroe, non capisci mai dove interpreta sé stessa e dove risulta autentica e sincera. È molto labile il confine. Incarna il principio To be or not to be. Ofelia si incastra nel suo personaggio, perché raffigura l’amore idealizzato. Amleto sveglia in Ofelia una coscienza, se lei volesse, potrebbe uscire fuori dal suo tragico destino, ma se non vedi le catene, non ti viene in mente di evadere dalla galera.

L’essere è parte del non essere?
Tutta l’evoluzione del pensiero e della coscienza degli assoluti va in questa direzione. Si divide il mondo in più e meno, in bianco e nero. Poi nel bianco capisci che ci sono tutti i colori, il nero ha infinite sfumature di nero. Questo ce lo dicevano i presocratici. 

Se Amleto è un’opera che attraversa il tempo, chi è Amleto oggi?
Tutti siamo Amleto. Amleto è chi si domanda essere o non essere. Un giorno ti capiterà di comprendere se la vita che stai vivendo è un copione. Le mie scelte sono mie scelte? Ho scelto quella strada indotto dalle insicurezze? E allora tieni un teschio in mano, nel mio caso tempestato di strass, un po’ glitter. Questo spettacolo è più vicino a Rick and Morty, comprende un multiverso che fa parte della drammaturgia. Gli Anni ‘50 di Marilyn Monroe introducono una scena ambientata nel 1600, per poi andare negli Anni ‘80, per poi tornare nel 1920. Come se la scenografia fosse una gabbia di leoni del circo, dove appaiono tutti i tempi. 


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