L’export resta l’unica luce. Giovannini di Confindustria: «Restano tre mesi per rilanciarci»
di Carlo Beltrame
I risultati della 154a Indagine Congiunturale Trimestrale di Confindustria Alessandria, che registra le previsioni di attività delle imprese associate per il trimestre aprile-giugno 2013, sono commentate da questo accorato appello del presidente Marco Giovannini: «Il tempo è scaduto, e il contatore della crisi non lascia più spazio: concediamo solo tre mesi per rilanciare l’industria, per recuperare la crescita dell’economia, per salvare l’Italia. Denunciamo l’emergenza della crisi nazionale e ricordiamo le cifre, che assomigliano a quelle di un bollettino di guerra: 41 imprese chiuse al giorno, l’8% del Pil (prodotto interno lordo) perduto dal 2007 ad oggi, che equivale ad oltre 100 miliardi, 90 miliardi di euro che la pubblica amministrazione deve alle nostre imprese. In pochi anni abbiamo vanificato i frutti del miracolo economico, ci ha spiegato il Centro Studi Confindustria, la scorsa settimana, a Torino, al convegno di Confindustria Piccola Industria. “Se chiudono le imprese muore il Paese”, ha detto Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria. Abbiamo una priorità: la crescita, e solo il manifatturiero può dare una crescita solida. Possiamo ancora farcela, ma è necessario agire subito, e l’assenza di un governo ormai sta costando troppo. Diciamo che “Crescere si può, si deve”, ma i segnali della ripresa devono arrivare entro tre mesi, perché anche per questo trimestre di primavera l’indagine congiunturale di Confindustria Alessandria non ci presenta novità rispetto ai mesi precedenti: le aspettative degli industriali locali non sono ottimistiche, tranne che, ancora una volta, per l’export, che traina le nostre aziende».Ma che cosa dicono le previsioni degli industriali della nostra provincia? Sinteticamente questo: è sostanzialmente invariato il trend dei precedenti trimestri, e i dati dei principali indicatori sono ancora negativi per occupazione, produzione e ordini totali.
Gli ordini export, invece, permangono positivi, e prosegue la tenuta del grado di utilizzo degli impianti e della propensione ad investire. La previsione di ricorso alla cassa integrazione è in leggero calo rispetto ai precedenti trimestri, e la maggioranza degli intervistati (il 72%) prevede comunque invariata l’occupazione.
I settori produttivi più rappresentativi registrano ancora previsioni non omogenee: il metalmeccanico, con dati negativi, la chimica, con previsioni migliorative e dati tutti positivi e in crescita, la gomma-plastica, con indici positivi per ordini totali ed export. Il settore alimentare, soggetto a forte stagionalità, mostra dati positivi per produzione e ordini export. Il vasto e variegato comparto delle industrie varie, che comprende grafiche e cartotecniche, tessile e calzature, legno e materiali da costruzione, prevede valori negativi. Cresce il ritardo negli incassi, mentre il portafoglio ordini a breve termine è stabile. In sintesi, l’indice di previsione dell’occupazione è negativo a –10 (era –12 lo scorso trimestre, e a –11 un anno fa), l’indicatore della produzione è a –8 (era –16 tre mesi fa e –4 un anno fa). Gli ordini totali sono negativi a –6 (erano –17 tre mesi fa e –3 un anno fa). Sono positivi invece a +9 gli ordini export (erano a +10 tre mesi fa e a +13 un anno fa). La previsione di ricorso alla cassa integrazione è segnalata dal 32% degli imprenditori del campione (erano il 35% tre mesi fa e 22% un anno fa) e la maggioranza degli intervistati (il 72%) prevede invariata l’occupazione. Il grado di utilizzo degli impianti è al 66% della capacità (era il 67% tre mesi fa), e la propensione ad investire, per ampliare o sostituire impianti, è dichiarata dal 55% degli intervistati (era il 57% tre mesi fa). Il ritardo negli incassi sale ed è segnalato dal 64% degli intervistati (era il 56% lo scorso trimestre), mentre il 61% ha lavoro per più di un mese (era il 61%).
E il direttore di Confindustria Alessandria Fabrizio Riva ha rilasciato il seguente commento: «Anche per l’industria locale crescere si può, si deve e dalla nostra parte possiamo contare sulle capacità di attrarre la domanda dei mercati emergenti, su efficienza, specializzazione, flessibilità, innovazione delle nostre imprese, puntando sui mercati esteri. Facendo leva su queste forze, che sono proprie del nostro tessuto produttivo, se il contesto in cui le imprese agiscono tornerà ad essere finalmente migliore dell’attuale, allora potremo tornare a ragionare di ripresa e crescita, e potremo dare finalmente una risposta positiva alle esigenze di occupazione, specie quella giovanile e qualificata, oggi così penalizzate nel nostro Paese, che altrimenti rischia di regalare ad altre economie il capitale umano che abbiamo formato a nostre spese».